Ceci n’est pas un GdL

René Magritte - La trahison des images (1929) LA County Museum of ArtOgni nascita di un gruppo di lettura nel nostro paese andrebbe festeggiata con un coro di urrà, ma quella del gruppo di lettura promosso dall’editore Neri Pozza in collaborazione con la biblioteca Sormani di Milano suscita, oltre al plauso, qualche perplessità. Sia chiaro: siamo strenui difensori della diversità, unicità, originalità di ogni GdL, del diritto di ognuno a scegliere la sua strada, la sua formula organizzativa, il suo stile di lavoro. Ma ci sono alcune cose che stanno scritte nel DNA di un GdL, nel suo nome: chiunque è libero di fare altro ma dovrebbe cambiare anche il nome di quello che fa, almeno per una questione linguistica, perché se no  rischiamo di parlare lingue diverse e di non capirci per nulla.

Per esempio: la scelta del libro da leggere in un GdL deve essere libera, autodecisa, trasparente nelle motivazioni, soprattutto se queste sono diverse dalla curiosità, dall’interesse e dal piacere di leggere dei partecipanti. Questo è uno dei motivi per cui molti GdL si rifiutano di leggere libri proposti dai loro autori.

Il gruppo, o meglio i gruppi (è prevista la partenza di due gruppi) della Neri Pozza invece leggeranno esclusivamente libri, anzi bozze di libri, della Neri Pozza. Decisi dal responsabile del gruppo che sarà scelto dalla Neri Pozza, anche se chiunque può candidarsi, e che avrà un “vice”, questa volta eletto dal GdL (un parlamentarismo un po’ esagerato, no?). I membri dei gruppi avranno poi una serie di “benefit”: riceveranno una tessera, dieci libri omaggio della Neri Pozza all’anno, potranno accedere alle “sale riservate al club” (?) presso la biblioteca Sormani, scriveranno sul blog del “Neri Pozza book club” e avranno diritto a una riserva di posti negli incontri con gli autori (della Neri Pozza).

La scelta dell’editore, anche se discutibile, è molto interessante:

  • testimonia finalmente un’attenzione (anche se tardiva e un po’ “interessata”) da parte dell’editoria italiana verso il mondo dei GdL;
  • apre a un possibile rapporto di scambio e confronto tra editori e GdL, tra autori e lettori;
  • fa emergere il lavoro di lettura che è alla base di ogni “lettura ben fatta” (direbbe Steiner) e la lettura come lavoro che è alla base di ogni creazione intellettuale.

Probabilmente non è giusto e non è opportuno (nonostante qualche tendenza di questo genere sia insita nel sano egoismo lettore dei GdL) un rifiuto pregiudiziale verso l’utilizzo dei GdL anche come “comitato di lettura editoriale”, come “campione”, come oggetto di analisi di mercato, come “focus group”, come gruppo di consulenza e di assaggio prima della pubblicazione. Però, visto che si tratta di un lavoro che ha un costo e molto spesso infatti per questo non viene più fatto dagli editori, sono necessarie alcune condizioni di trasparenza e “bidirezionalità”. Per esempio: se il gruppo di lettura svolge un lavoro che prima era fatto, a pagamento, dal “lettore” editoriale, o addirittura dall’editor, questo dovrebbe avvenire all’interno di un patto di lettura esplicito, che permetta anche di pesare o di interagire con le scelte editoriali, di entrare nella fabbrica del libro e non dalla porta di servizio.  E perché questo deve avvenire attraverso gruppi di lettura costituiti allo scopo e che quindi finiscono ad essere cinghie di trasmissione dell’editore e non invece attraverso GdL esistenti e disponibili a farlo, per esempio a seguito di un bando o di una chiamata? O rapportandosi a un coordinamento di GdL?  La collaborazione con gli editori (ma lo stesso potrebbe dirsi per quella con le biblioteche) rappresenterebbe così uno tra i tanti momenti di vita e di lavoro dei GdL, non l’unico o dominante. E si eviterebbe il rischio di leggere a cottimo e su mandato. Questo lavoro dovrebbe avere traccia e visibilità anche nel prodotto finale: i suggerimenti, i giudizi, i commenti dei GdL potrebbero entrare nel paratesto editoriale (il digitale in questo senso facilita le cose: potrebbe trattarsi del primo strato di lettura “aumentata”), e ognuno dovrebbe prendersi le sue “responsabilità”, senza confusioni di ruoli.

Magari è la volta buona perché il lettore (attraverso i GdL) finisca sul frontespizio, perché la sua partecipazione alla creazione dell’opera venga riconosciuta a tutti gli effetti…  Comunque si tratta di un passaggio interessante, foriero di potenzialità e pericoli, su cui varrebbe la pena che i GdL discutessero.

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63 risposte a “Ceci n’est pas un GdL”

  1. sicuramente, concordo in pieno con quanto scritto. l’attività un GdL, oltre ad arricchire chi vi partecipa, dovrebbe avere un obiettivo ben preciso. questo potrebbe essere un motivo molto valido.

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  2. Sul rapporto tra industria editoriale e lettori (in particolare lettori qualificati come i book blogger) mi permetto di segnalare un mio ebook appena uscito: http://www.daeffe.it/i-book-blog-editoria-e-lavoro-culturale-2/
    Si parla di credibilità, trasparenza e deontologia. I ricavati del libro, peraltro, vanno in beneficenza.

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  3. Mi sembra che ci siano due gravi vizi nella proposta NeriPozza. il primo, come è stato detto, sarebbe l’ennesimo servizio a costo zero, sfruttando il protagonismo di ogni persona che, solo per il fatto di leggere qualche libro, si sente in grado di sparare giudizi. Il secondo è conseguente. chi ha, da molti anni, esperienze personali di gruppi di lettura,di vario tipo, sia organizzati dalle biblioteche che da privati in luoghi privati, ecc., sa bene, se è onesto con sè stesso, che il livello di capacità critica è bassissimo. Si tratta solo di lettori, a volte appassionati a volte appena tiepidi, quasi sempre portati a giudicare secondo “gusti”e emozioni sconclusionati : Il tutto favorisce il continuo, implacabile abbassamento perfino del gusto. Basta vedere le classifiche di vendita.

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  4. La penso come camilla: è un tentativo di ottenere un servizio a costo zero. Mi ricorda un po’ la tecnica usata dalle case cinematografiche americane che fanno testare i film dagli spettatori e, se non vanno, cambiano il finale o rifanno addirittura il film. La qualità, andando incontro ai gusti delle masse, è destinata ad abbassarsi ulteriormente. Voglio dire una cosa, ma non prendetelo per un mio caratteristico giudizio tranchant: cosa vi aspettate da Neri Pozza, che è una casa editrice di serie b? Io leggo da ventanni, oramai mi ritengo abbastanza esperto e ho superato i 1000 volumi: nella mia vita di lettore ho preso un solo titolo di neri pozza, BASTARDA di Chrstine Gran e non l’ho neppure finito. Non penso che siano passati così tanti bei libri pubblicati da loro e io regolarmente me li sia persi …einaudi mondadori eccetera una cosa così non pensa la farebbero mai.

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  5. sono d’accordo con l’analisi di Luca. Da una parte c’è un’attenzione al fenomeno dei gruppi, dall’altra si cerca di snaturarli. Diciamo che è un’operazione dubbia e poco intelligente e rispettosa verso i lettori. Li si lusinga con i libri omaggio e una sorta di ruolo semi-professionale, ma poi li si usa senza ritegno. Non so Stefano se è questione di editori, perché in passato ho assistito a operazioni simili, anche se non organizzate così bene, anche dal gruppo Mondadori. E Neri Pozza pubblica anche ottimi libri, uno per tutti il premio Pulitzer Mukherjee con L’IMPERATORE DEL MALE. E in passato quando ho scelto per i miei gruppi un loro libro, quando l’hanno saputo me ne hanno inviate alcune copie omaggio. Sottolineo: dopo che l’avevamo scelto noi lettori.
    Non è questione di editori, non solo. Riguarda anche le biblioteche, il ruolo delle librerie e la possibilità di una vera scelta.
    Invece non sono d’accordo con la bassa capacità critica che denuncia Camilla. intanto dobbiamo essere consapevoli che i gruppi non sono congressi di accademici. Lo stesso, spesso io trovo un ottimo livello, anche inconscio, di capacità di esprimere il proprio parere di lettura. Ma di questo magari ne parleremo in un altro post come anche dell’abbassamento del gusto che è colpa del mercato, non dei lettori. Per questo i gruppi sono importanti e appetibili: possono spostare il favore dei lettori, al momento verso libri di qualità, senza trascurare la piccola e media editoria, come facciamo io e Camilla. Per questo è indispensabili difendere la loro libertà di lettura o comunque la loro connotazione anche linguistica. Quello di Neri Pozza non è un gruppo di lettura, è un’altra cosa, è una sorta di comitato di redazione.
    Volevo proporvi scherzosamente un gioco: ci candidiamo per il reclutamento nel gruppo Neri Pozza e vediamo chi di noi prendono?

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  6. C’è del vero in ciò che dicono Camilla e Stefano. La proposta di Neri Pozza potrebbe celare un tentativo di utilizzare a costo zero servizi che andrebbero pagati, anche a persone che hanno, della lettura, qualche competenza. Perchè, dobbiamo dircelo, non è l’ appartenenza ad un gruppo di lettura che ci rende esperti lettori. Capita spesso, come nota Camilla, che i nostri giudizi non si smuovano da un ” mi piace” a ” non mi piace” molto impressionistici.
    Piuttosto, mi sembra interessante la proposta di Luca Ferrieri di pensare ad un rapporto sistematico tra editori e gruppi di lettura : per l’ editore potrebbe essere un mezzo per testare i giudizi del pubblico e per il gruppo uno stimolo a rendere il proprio atto di lettura una passione approfondita che non trascura gli strumenti razionali e – perchè no?- anche tecnici per apprezzare di più i libri che si leggono.

    Stefano: dai un’ occhiata al catalogo Neri Pozza. Secondo me ti sei perso diverse cose interessanti ( te ne cito due o tre : GLI SCOMPARSI di MENDELSOHN; IL GIARDINO DELLE BESTIE di ERIK LARSON; LE LACRIME DI NIETZSCHE di Yalom Irvin – citato anche in questo blog, ma non ricordo da chi. Mi sembrava che ne avessi parlato proprio tu o forse Garife 123.

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  7. Renza, hai ragione: ho letto anche il libro di Irvin, però i loro titoli buoni (pochi) sono tutti stranieri, perciò ne hanno comperato i diritti e si sono trovati in mano romanzi bell’e che pronti. Titoli italiani? Non pervenuti. Ti faccio solo qualche nome: Sironi (quando c’era mozzi), laurana, fazi, transeuropa, minimum fax,fandango … e neri pozza? ripeto: non pervenuto.

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  8. Debbo smentirmi: ADDIO A ROMA di Sandra Petrignani è Neri Pozza Non è un romanzo, penso sia un libro di memorie. Ne avevo letto bene e ieri l’ho preso in prestito in biblioteca. E così sono arrivato a tre titoli.

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  9. Spesso chi li coordina si rivela poco “comunicativo” e troppo “radicale” nelle scelte e nel moderare

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  10. Osservo da tempo – da vicino e da lontano – l’arcipelago variegato dei gdl italiani incuriosita in particolare dal loro modo di leggere per coglierne l’originalità o meno rispetto alla lettura “professionale” e quella solitaria. Ho incoraggiato, anche di recente – in occasione dell’incontro dei gdl italiani dello scorso novembre – i gdl a misurarsi con la “gente del libro” portando, con motivato orgoglio, il frutto della loro esperienza di letture condivise in tutte le occasioni in cui la lettura sia o si dichiari protagonista. Feste, rassegne, festival, eventi grandi e piccoli, affini o diversi, in cui si investono risorse collettive di qualsiasi tipo o provenienza, possono essere “contagiati” dal segno della lettura “condivisa alla maniera dei gdl italiani”. E’ chiaro che nessuno regala nulla per nulla, specie da parte di chi non sa o non ha mai incrociato questi strani lettori o non si preoccupa nemmeno di incrociarli… La creatura-gdl evocata dall’editore, da cui prendiamo spunto per interrogarci, non è, per ora, nostra gemella e chissà se lo diventerà! Ma se dovesse esserci uno spiraglio di disponibilità da parte di chiunque – la biblioteca incubatrice? il gdl stesso, l’editore ? – io non esiterei a cogliere l’occasione per portare la mia , la nostra testimonianza, offrendo argomenti, esperienze, interrogativi, esperimenti. Anche noi dei gdl periferici ci candidiamo ad aprire nuove pagine. Non sono sicura del risultato ma sono molto certa che il giudizio comunicato da Stefano ed altri sulla qualità della lettura dei gdl da loro conosciuti non rappresenta minimamente la realtà che io conosco direttamente e indirettamente. Sono disposta a produrre prove per tutto il tempo e lo spazio che mi vorrete concedere… a partire dalle liste dei titoli letti dai gdl – a partire da questi ( http://biblioteca.comunecervia.it/gruppi-di-lettura/libri-letti-e-commenti.html ). Altro che “Mi piace/Non mi piace” ! Piuttosto e purtroppo ho incrociato fin troppi lettori “autosufficienti”, scrittori autoreferenziali e vanitosi, editori noncuranti, bibliotecari neghittosi, librai snob, circoli salottieri, organizzatori festivalieri arroganti, conduttori spocchiosi, amministratori ignoranti e compagnia cantante.
    A presto e grazie

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  11. @biancav– io non posso certo vantare grandi esperienze di gdl ne conosco 4, due gestiti da biblioteca ( e il criterio di scelta del libro è affidato al numero di copie a disposizione gratuita per tutti i componenti del gdl.) e due di tipo privato, dove, almeno, il criterio di scelta è meno parziale e casuale. Certo che la lista dei libri “letti” non fa testo. sono sempre liste mirabolanti.I GDL non si formano quali enti giudicanti, ma , appunto, sono gruppi amatoriali, non gruppi di esperti di letteratura.

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  12. Camilla, se capisco bene il tuo argomento forte per bocciare possibili relazioni tra i gdl e gli operatori dell’editoria sarebbe l’inadeguatezza dei lettori, almeno di quelli che si ritrovano nei gdl. Sconclusionati amatoriali lettori umorali dovrebbero riconoscere l’autorità degli esperti. Una domanda: quale il motivo che ti spinge a frequentare ancora i gdl? Sarebbe possibile per te, per tutti, tentar di delineare i tratti distintivi dei lettori competenti ? Vuoi provarci anche tu? Infine, permetti, mi sembra curioso addebitare, come mi sembra tu lasci pensare, l’abbassamento della curva del gusto, riflesso dalle hit parade, possa essere addebitato in modo riconoscibile proprio ai gdl… oppure era un giudizio che accomuna tutti i lettori ?

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  13. @biancav — non mi passa per la mente di bocciare possibili relazioni tra i gdl e le case editrici. Anzi, sarebbe bellissimo. Credo, ovviamente, che non basti essere in un gdl per diventare “competenti” di letteratura al punto di dare giudizi credibili su un opera letteraria . Un gruppo amatoriale (di lettura,o di qualunque altra attività) può essere un piacevolissimo passatempo, un modo per istruirsi nel settore “amato”, un modo per apprendere e, o per divertirsi.Le hit parade, di solito, premiano libri di cucina o romanzi di intrattenimento , anche se ogni tanto, esce anche un ottimo romanzo. su questo i gdl non c’entrano nulla.Penso cose del genere. Io amo molto i lettori, infatti non faccio che leggere e , se possibile, amo molto condividere le mie impressioni con altri. Cerco anche di “leggere”, rubriche , riviste e tutto quello che trovo relativo alla narrativa e compero i libri in base alle recensioni che leggo.Ma le recensioni desidero che siano fatte da “esperti” non da dilettanti.Può darsi che nei gdl ci siano anche lettori esperti di letteratura. .Ciaociao

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  14. Simonetta- lettore ambulante e Biancav, cerco di specificare meglio il giudizio un po’ sommario di prima. Premetto due cose : conosco bene e apprezzo l’ ottimo lavoro di entrambe nella gestione di GdL; seguo anche il sito della biblioteca di Cervia e spesso mi sono rammaricata di non poter raggiungere comodamente la città per qualche incontro. Poi, faccio parte di un gruppo di lettura ” casalingo” che vive da ben 7 anni. Quindi, ogni eventuale giudizio cade per primo su di me, che sono parte interna di un GdL. Dunque, la mia riflessione era, per così dire, ” a largo spettro” e comprendeva l’ abitudine molto attuale della ” semplificazione” in ogni ambito. Tanto per fare un esempio, a caso: basta essere cittadini per prendere decisioni politiche. Così come non penso che i critici siano necessariamente meglio dei lettori comuni ( ma non penso che necessariamente, perchè critici, siano peggiori dei lettori comuni), ritengo che l’ abitudine a leggere non sia, in sè sola, garanzia di buon giudizio. La partecipazione ai GdL deve servire ( a me serve ogni volta ) ad affinare il giudizio, ad uscire dai luoghi comuni, a vedere le cose da un altro punto di vista. E’ un processo di approfondimento che cresce quando il gruppo riesce a farlo crescere. Per questo, un rapporto sistematico con gli editori,come suggerivate tu e Luca, potrebbe essere molto utile.
    Senza dare nulla per scontato nè per semplice ed intuitivo.

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  15. Forse è questione di rispetto del ruolo scelto dall’ ALTRO/A, e di gratificazioni da esprimere per continuare, migliorando nella ricerca purificatrice di fermare giudizi e pregiudizi? Trattasi forse di “umiltà” da esercitare a favore della tanto auspicata “semplicità nella contaminazione sana con l’ ALTRO/A”‘?

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  16. Non frequento gruppi di lettura, direttamente, ma ho letto moltissimo e partecipato con recensioni su leggere e scrivere del Corriere online, su anobii e anche qui, gdl che apprezzo molto. Mi esercito anche a scrivere racconti, credo e spero di aver acquisito una buona consapevolezza critica. Il problema della narrativa di valore investe in larga scala l’editoria italiana, una mia amica su anobii dice che nei libri di narrativa italiana si fa a gara a essere nuovi, originali, spiritosi e brillanti. Ho letto gli ultimi due libri di Covacich e De Silva pubblicati da Einaudi, sono due libri che non sarebbero mai pubblicati da nessuna casa editrice se i due autori non fossero noti. Delusioni arrivano da numerose case editrici. Anche le piccole che propongono nuovi autori come fossero tutti talenti innati. I nomi interessanti sono pochi, Letizia Muratori, nei libri pubblicati da Adelphi (anche se l’ultimo è meno notevole dei due precedenti). Ornela Vorpsi anche se l’ultimo non mi è piaciuto. Cesare de Marchi, e anche nel suo caso l’ultimo sembra un libro a richiesta dell’editore, tanto si allontana dalla qualità di gran libri come La furia del mondo e Il talento. Quanto alla Neri Pozza ha il merito d’aver ripubblicato un libro meraviglioso, Gridano i gufi di Janet Frame. Un’opera solitaria, aspra, ironica, poetica. Davvero un capolavoro autentico. Mi piacerebbe sapere, saltando di palo in frasca, se i premi per esordienti come il Calvino sono in grado di scoprire nomi interessanti. Mariapia Veladiano lo è, cosí come Letizia Pezzali, Cazzaniga che ha vinto lo scorso anno (di cui ho letto solo alcuni brani sulla rete) mi è parso deludente, ma ho letto solo poche pagine, lo ripeto. Quanto all’idea di gruppi di lettura addetti ai libri di una casa editrice non vedo molta differenza con i lettori interni ed editor che la casa editrice ha tra i suoi dipendenti. Un gruppo di lettura dovrebbe essere formati da curiosi e appassionati lettori a spasso fra i libri. Misurati e indipendenti. Credo. Buona giornata.

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  17. Faccio parte di un piccolo e provinciale gruppo di lettura. La condivisione del rapporto, in genere solitario, con il libro è un’ esperienza interessante e utile anche per i lettori esperti. Avviene spesso, infatti, che siano proprio quelli più “ingenui” a suggerire angoli di visuale inediti e stimolanti.
    L’iniziativa di Neri Pozza appare ovviamente utilitaristica; mi suggerisce però l’idea di rivolgermi ai vari editori (tanti quanti gli incontri annuali del gruppo) per chiedere in omaggio le copie di un testo prescelto. In cambio di una recensione accurata, ovviamente. Sarebbe un bel risparmio!

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  18. Ma siete davvero dei lettori assidui e dei frequentatori di librerie? Ma vi rendete conto di quello che dite? Neri Pozza editore di serie B che vuole usare a fini utilitaristici i gruppi di lettura???!!! L’editore nato nel 1946 che ha scoperto Parise, ha pubblicato le prime opere di Montale, Gadda, Buzzati etc? L’editore che è oggi tra le sei-sette migliori case editrici di narrativa letteraria esistenti in Italia, con autori come Ghosh, Mendelsohn, Boyd, Koch, Nicholls, Ferris, Roberts, Lerner, Tsiolkas, Harding, Gary, St Aubyn etc? E che ha una saggistica internazionale di altissimo livello con saggisti come Larson, Mukherjee, Ackroyd etc e filosofi italiani come Agamben che dirige per loro la Quarta Prosa (Schmitt, Wittgenstein, Hannah Arendt tra gli autori della collana)?
    Ma davvero pensate che un simile editore faccia dei Gruppi di lettura per sfruttare dei poveri gonzi come voi che ignorano il suo catalogo??!! Santo Iddio! Frequentate un po’ le librerie, leggete un po’ i giornali, istruitevi leggermente sulla storia dell’editoria e della cultura italiana, prima di fare quattro passi nel delirio! E, se proprio non ce la fate a fare tutto questo, leggetevi almeno quanto dicono quelli di Neri Pozza sulla loro iniziativa prima di sparare frescacce! Ecco quanto scrivono sulla loro pagina facebook:

    Verso l’incontro inaugurale del Neri Pozza Book Club presso la Sala del Grechetto in Biblioteca Sormani, 15 aprile ore 18,00

    In vista del primo appuntamento milanese, è forse utile offrire alcune considerazioni sulle finalità del Book Club Neri Pozza.
    Il Club comprende al suo interno dei gruppi di lettura, ma non è un Reading Group. Come indica il nome, è un club che, come ogni club, presuppone la libera condivisione di un progetto. Vi aderisce liberamente chi è interessato al progetto letterario della Neri Pozza.
    La sua nascita dipende da una nostra profonda convinzione. Siamo certi che, per molteplici ragioni su cui è impossibile qui dilungarci, il nostro tempo non sia già più quello dell’editoria generalista, ma dell’editoria come progetto, capace di mostrare, nelle scelte e nel programma, una propria idea della letteratura e del pensiero.
    Un’editoria così fatta, come dimostrano le migliori esperienze del passato, ha bisogno di costruire attorno a sé (il nome non spaventi) una società letteraria, fatta di lettori attenti al suo catalogo, di critici in grado di analizzare le sue scelte, di scrittori che si identifichino in una certa idea della letteratura, di pensatori che condividano un determinato programma di ricerca.
    Con la nascita del Premio Nazionale di Letteratura Neri Pozza e la creazione del Neri Pozza Book Club, noi cerchiamo di muoverci in questa direzione.
    Il Club, perciò, non ha alcuna finalità di marketing, come si suole dire, ma soltanto letteraria. I gruppi di lettura leggeranno in anteprima le opere, già editate e non modificabili in alcun modo, a un solo scopo: prepararsi all’incontro con l’autore in maniera critica pertinente e contribuire, attraverso il blog del Club, alla discussione attorno alle opere e alla loro recezione. I membri del Club inoltre parteciperanno agli incontri indetti dalla casa editrice sui temi e sulle linee di ricerca della letteratura e del pensiero contemporanei, così come accadeva fino agli anni Settanta nelle grandi case editrici di cultura e nelle librerie di tendenza del tempo.
    Il grande successo di Book City a Milano ha mostrato che esistono oggi una vitalità e una socialità culturale diffuse. Occorre non dissipare tutto questo e costruire tante piccole istituzioni permanenti in cui si discuta di pensiero e di letteratura. Lo scopo del Neri Pozza Book Club non è altro che questo.

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  19. Senta Ascione, forse lei non si rivolge direttamente a me ma francamente il suo tono è sgradevole, se dovessi interessarmi ai volumi NeriPozza da chi pubblicizza la lettura di una casa editrice in questo modo borioso non lo farei di certo. Fortunatamente i libri belli hanno vita autonoma a dispetto del marketing. Ho anche scritto che il libro di Janet Frame è un capolavoro autentico ed ha una copertina splendida. E lei davvero pensa che il catalogo Neri Pozza sia ignorato? È che ogni casa editrice pensa di pubblicare dei Nobel del futuro. Gli autori della Neri Pozza li conosco da Berger (bravo), alla Frame, da Lee (I privilegiati è un libro mediocre) a Ferris. Anche Agamben e Wittgenstein (tutta l’opera Adelphi) ho letto e allora? Lei conosce gli autori delle altre case editrici? Ogni casa editrice rispettabile ha al suo interno autori di valore, ciò non toglie che sempre più spesso e paradossalmente (visto il prolificare di società letterarie e addetti all’editoria) vengano pubblicati libri insignificanti e simili, ho fatto l’esempio dell’Einaudi che è una grandissima casa editrice. Infine, “gonzo” se lo tenga per lei e impari a rapportarsi con i lettori se vuole fare davvero un buon lavoro per l’editoria e la lettura.

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  20. Fina, io non pubblicizzo alcunché, Neri Pozza è tra le case editrici che seguo con attenzione da tempo, ma non la mia preferita. Le edizioni da me preferite sono ancora le edizioni Adelphi, di cui conosco a menadito il catalogo (Wittgenstein, però, è stato pubblicato prima da molti altri editori, tra cui l’Einaudi). Continuo ad aprezzare l’Einaudi, benché non sia più quella di una volta (il buon Giulio si rivolterebbe nella tomba a vedere la Littizzetto e Faletti nel suo catalogo). Gonzo vuol dire sciocco, credulone, e osservazioni come quella dei “libri stranieri belli e fatti” e altre contenute qui sono, mi creda, non solo sciocche e credulone, ma anche peggio.

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  21. Ascione, si può essere stati grandi un tempo … Pro patria e Pro vercelli sono secoli che non vedono la serie A (la pro patria nemmeno la B se è per quello). Merito, quindi, a neri pozza di aver pubblicato il primo gadda, e buzzati e parise e montale, ma adesso la sua collana di narrativa italiana che titoli ha? Ma poi l’avevo anche scritto: sono uno dai giudizi tranchant, e mi conoscono tutti. Io di libri neri pozza ne ho letti davvero tre nella vita (ne sto leggendo proprio uno in questi giorni, ADDIO A ROMA), ma non sono un fesso come credi. E se lo vuoi pensare, me ne farò una ragione. Per me nella serie A della narrativa italiana contemporanea Neri Pozza non c’è.

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  22. La Pro Vercelli è esattamente la narrativa italiana contemporanea, che rispetto alle grandi stagioni passate non ha nessuna rilevanza internazionale (esporta qualche giallista, ma nessuno scrittore lontanamente accostabile ai Roth, agli Eugenides, ai Franzen, ai Safran Foer, ai Ghosh etc ). Per fortuna la letteratura continua a offrire scrittori di talento a livello internazionale. E in questo campo, cioè nella narrativa letteraria internazionale contemporanea, le case editrici italiane che, oggi, ripeto oggi, si distinguono nel nostro paese sono poche: Adelphi, Einaudi, Neri Pozza, Guanda, Bompiani, in parte la Sis di Mondadori. Sono gloriose sigle storiche che continuano in gran parte a privilegiare la letteratura rispetto alla narrativa commerciale. Certo a volte hanno delle cadute (persino la mia amata Adelphi con la Shine ad esempio). Ma in generale andrebbero premiate per i loro sforzi. Ma nella rete, si sa, abbondano creduloni e risentiti che scorgono “gomblotti” del marketing ovunque, tuonano contro l’industria editoriale seria e sparano giudizi perentori a casaccio, scambiando serie B per serie A, dilettantismi per letteratura e testimonianze minoritarie per vera editoria.
    Comunque vi saluto. Tante buone cose.

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  23. @ascione — io sono d’accordo su tutto quello che dici. Credo che sapere di non sapere sia essenziale prima di fare “gli esperti”.E dare giudizi senza conoscere il giudicando è da gonzi. Vicino ai Roht, ecc. metterei Joi Carol Oates , Elizabeth Strout, Paula Fox, e molti altri americani, irlandesi, inglesi, francesi, israeliani e indiani e giapponesi, e cinesi e provenienti da ogni parte del mondo, tradotti in italiano per merito delle case editrici… eccetera.:)

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  24. 🙂

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  25. Guardate che in italia ci sono fior fior di autori e di romanzi. Vi butto lì qualche nome: Siti, Busi, Arbasino, Bajani, Genna, Pugno, Tarabbia, Sortino, Moresco, Magrelli e tanti tanti altri. E non è vero che non vengono tradotti all’estero, informatevi. Non vanno negli stati uniti, ma lassù non traducono quasi nessuno e leggono solo i loro scrittori. Io tra Eugenides, Satran Foer o altri nomi americani e un italiano come Genna, Tarabbia, Busi, Siti leggo i nostri. E ribadisco che, secondo me, neri pozza è di serie b come pubblicazione di romanzi italiani: sellerio sì che è serie a, ponte alle grazie è serie a, la sironi quando c’era mozzi era serie a … e ovviamente rizzoli, mondadori, einaudi, ma anche isbn forse è meglio di neri pozza ma non ho voglia di mettermi qui col bilancino a fare i conti, forse anche nutrimenti è meglio, laurana. E allora di cosa parliamo?

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  26. Pur attempata e “pratica” del settore, conservavo qualche illusione sulle modalità discorsive, o come chiamarle, degli amanti dei libri. Ma alcuni commenti mi riportano a un remoto passato di pendolare, il lunedì mattina: tifosi che si rimpallano giocatori, tempi e segnature. “Acculturati” irosi e settari? Un ossimoro!

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  27. Il più grande editore italiano si chiama Adelphi. Secondo l’ottica qui proposta è un editore di serie B, dato che pubblica certamente meno autori italiani contemporanei di Neri Pozza. Meglio, dunque, una grandiosa sigla di gialli o l’immenso Laurana di un modesto editore come Adelphi che pubblica gli italiani storici (Gadda, la Ortese etc,insomma la Pro Vercelli e la Pro Patria delle nostre lettere rispetto ai grandi Tarabbia, Genna, Mozzi che l’intero globo ci ammira), l’intero squallido pensiero europeo dagli gnostici ai giorni nostri (poca roba rispetto ai saggi di Genna e Mozzi) e scrittoruncoli stranieri come Bernhard, Carrère, Sean Andrew Greer, Muriel Spark, Sebald, la Szymborska etc. Darsi all’agricoltura anziché alla critica letteraria, no, vero?

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  28. Virginia, è vero che la discussione tra me e ascione assomiglia a quella tra tifosi il lunedì mattina (embè? c’è posto per tutti mi sembra … e non togliamo spazio a nessuno) ma c’è un perché. Ricapitoliamo: secondo l’estensore del post neri pozza si avvelerebbe della manovalanza dei lettori per fare questi famigerati libri al punto che, scrive luca ferrieri, sul frontespizio del romanzo dovrebbe comparire anche il nome del gdl “perché la sua partecipazione alla creazione dell’opera venga riconosciuta a tutti gli effetti”. Quando ho letto mi sono chiesto se neri pozza non avesse un editor o un consulente come mozzi o helena janeczec che facesse questi lavori, al punto da rivolgersi al gdl (e da questa considerazione è nata la metafora calcistica, supportata anche dalle mie conoscenze, per cui sono arrivato a dire che neri pozza è serie b). A un certo punto arriva ascione che ribalta le carte in tavola e viene a riportare ciò che è stato scritto dall’editore su facebook, secondo cui i lettori non servirebbero a “fare” il romanzo ma la loro funzione sarebbe quella di leggere per prepararsi all’incontro con l’autore. Se permetti, tutto nasce da un equivoco creato dall’estensore dell’articolo che ha scritto, a questo punto, un post parziale e inutile. Io che ci posso fare, mi ero fidato di quanto avevo letto (ma non voglio tirare la croce addosso a luca, ci mancherebbe, a me va bene leggere e discutere di un po’ di tutto). Però lo scrivo un’ultima volta: ci sono almeno 15 case editrici che hanno una collana di narrativa italiana migliore di neri pozza.

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  29. Ascione, io sto parlando solo di narrativa italiana contemporanea lo vuol capire o no? E poi io non sono un critico letterario, da dove arriva lei?

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  30. Lei parla di letteratura e critica e dovrebbe invece parlare di calcio, le riuscirebbe meglio, visto che conosce la gloriosa Pro Patria. Comunque, tante buone cose.

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  31. Se me lo lasciassero fare parlerei anche di calcio, visto che me ne intendo abbastanza. E se mio papà non avesse venduto i terreni mi metterei anche a fare l’agricoltore e ne sarei felicissimo. Lavorare in campagna è bellissimo, si può organizzare a piacimento il proprio tempo e avrei tempo per leggere. Io abito nella campagna più desolata, sarà anche per questo che mi esprimo sempre in modo poco consono agli standard a cui sono abituati la maggior parte di voi. Buona domenica anche a lei.

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  32. Alla fine come spesso e sempre più frequentemente succede “c’è sempre un lettore che ne sa più dell’altro” fino a stilare delle classifiche di appartenenza ad una lega o ad altro,senza mai scendere nelle leghe ,come la serie C o l’eccellenza o interregionali (troppo infime) . Ma dimentichiamo,che spesso la lettura di un libro è “indipendente” da una casa editrice o da un autore ed è soprattutto (ma solo al mio modesto dire) una scelta insita dell’animo del lettore e per questo estremamente variabile volubile ineluttabile.
    Penso che il costo zero può essere tranquillamente eluso da 10 libri (neri pozza ) ma soprattutto come dice camilla dalla voluttà del lettore comune di vedersi elevare a nientemenochè, consulente editoriale . Molti anche dei presenti in “questo Gdl ” rinuncerebbero a priori ai 10 libri. Molto spesso il lettore comune e su questo condivido pienamente con biancav ma anche camilla, usa il gdl come palcoscenico personale per la ostentazione della propria cultura libraria scambiandola cmq per cultura . In pratica e senza giri di parole alcuni lettori di gdl appaiono “narcisisticamente pavoneggianti”. I nuovi D’orrico.
    Per il resto concordo con camilla e con la sua socratica ma spesso inascoltata citazione” io so di non sapere”. Ma questo non è un limite ma un enorme potenzialità . Offre quel punto di vista,intriso di una genuinità, non influenzata da disincanti pregiudizi e snobbismi dei cosiddetti critici letterari (esempio Antonio D’orrico capace,ma terribilmente spocchioso vanitoso elitario e referenziale (verso i grandi). Dice bene,benissimo,quindi biancav.
    Ma guardando più in grande “cos’è un GDL “ se non un social network di libri dove il social è l’elemento fondante ed innovativo . Un (buon) gruppo di lettura non è dato dal nome del libro o dell’autore ma dalla composizione dei lettori,dall’animo e non dalla cultura del lettore, capace di trasmettere non solo opinioni e pareri,ma emozioni che si incontrano con altre emozioni. Questo (personalmente ) mi coinvolge e mi indirizza a comprare quel libro ,eludendo tutte le altre forme di autoreferenzialità data da nomi di autori presi di qua o di là di cui pomposamente si coprono numerosi lettori. Ed è questo per me il limite del “club di neri Pozza”

    Ma il mio intervento oggi nasce da un articolo di alessia rastelli apparso sul lettore in cui si evidenzia “come goodreads il più grande socialnetwork di libri (16 molioni di iscritti 23 milioni di recensioni) è stato acquistato da amazon questo segue ad Anobi comprato da una catena di supermercati londinesi la scorsa estate. Oggi quindi il GDL si è trasformato in una operazione puramente commerciale perdendo la sua originale “purezza” trasformandosi in business assunta al bisogno di strappare guadagni dalla rete di connessioni tra le persone e i libri. “E’ questo,per me l’autoimplosione del gdl stesso.Ne sa qualcosa Anobi che in inghilterra ha unito la community con l’e-commerce divenendo in effetti, un negozio di ebook e che oggi appare una piattaforma, lontana e abbandonata a se stessa. Questa stessa condizione è stata,invece,fortemente osteggiata da Anobi italia che non vuole perdere la componente social.
    Quello che quindi, oggi appare terribile è la perdita di indipendenza di un gruppo sempre più attorniata dalla necessità di essere un potenziale cliente ,con la creazione di un lettore nuovo svuotato dall’emozionalità e dall’ indipendenza sovrana che è insita nel piacere o nella delusione della lettura del libro stesso,ma sempre più guidato,instradato,registrato .
    Sono stato troppo lungo e me ne scuso,forse sarebbe bastato solo ribadire “la purezza ed l’indipendenza di un lettore sono come l’anima, non in vendita”
    Un sorriso
    Antonio.

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  33. Facevo un po’ d’ironia, forse non abbastanza esplicita. Sono appena arrivata: nessuna intenzione censoria, ci mancherebbe.
    La questione di fondo rimane l’eventuale strumentalizzazione dei gruppi di lettura creati o supportati dall’editore. Non uso facebook, dove -se ho ben capito- è stata lanciata la proposta iniziale. Rimango dell’idea che ai gruppi convenga l’indipendenza; se poi un editore volesse chiedere -in cambio di volumi- la loro opinione (del tutto autonoma, sia ben chiaro) si potrebbe anche accordarsi, ma senza legami precostituiti.
    Quanto alla superiorità di questa o quella casa editrice, lascerei perdere. Per disporre di parametri vagamente “oggettivi”, bisognerebbe conoscere una serie di dati (dal numero e la qualità dei giudizi, professionali e no, alla diffusione estera e via elencando) di difficile reperimento. E le conclusioni rimarrebbero opinabili.

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  34. grazie Antonio e Virginialess, stavo per scrivere la stessa cosa. La questione è proprio questa: che rapporto c’è e può esserci tra i gdl e gli editori? E, come diceva Luca, quella di Neri Pozza rientra nelle proposte dei gruppi di lettura o è altro? Io ho letto molto attentamente l’iniziativa e ribadisco la mia perplessità, senza nulla togliere all’editore e alle sue intenzioni.
    Possiamo poi ragionare su cosa vorremmo noi lettori dagli editori. Questo sarebbe un primo passo per comprendere meglio e magari anche difendersi da azioni che possono sembrarci invasive e non appropriate. Per esempio alcuni editori mi hanno chiesto di organizzare degli incontri con i gdl dove raccontare il loro programma editoriale e il loro catalogo. Questa mi sembra una buona idea. Altri ogni tanto mi segnalano dei titoli che a loro parere sarebbero interessanti per la discussione nei gruppi e io spesso prendo in considerazione la proposta e li leggo, tenendo conto di questa indicazione. Altri ancora si spingono a offrirmi le copie per il gruppo in cambio poi di un parere sul libro. In questo caso io chiedo al gruppo se è interessato. La maggior parte delle volte non abbiamo accettato perché il libro non suscitava l’interesse. Allora spesso l’editore mandava le copie solo a chi voleva leggerlo, senza chiedere niente in cambio. Questa è una prassi abbastanza comune nei paesi anglosassoni. Gli editori, quando preparano le copie promozionali, le mandano oltre che ai giornalisti e agli operatori culturali, anche ad alcuni gruppi di lettura, che si sono quindi ritagliati una spazio da interlocutori attendibili e preziosi.
    Potrebbe poi essere interessante anche uno scambio di informazioni tra i gdl e gli editori su internet e penso per esempio a biblioclick http://www.biblioclick.it/GruppiDiLettura/SebinaYOU.do) o al profilo lettore dove si potrebbe creare un dialogo permanente tra lettori ed editori.
    e voi, cosa ne pensate?
    buona domenica
    simonetta

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  35. @lettore simonetta— Evviva sei tornata tra noi.
    @adour –il tuo post, amichevole, aziente, atento a quello che scrivono gli altri, è adorabile. Tra un paio di giorni sarò di nuovo a cantare il più bel libro del 2013, con amore e consapevolezza dei limiti e ammirazione per chi può insegnarmi qualcosa di buono e di nuovo. 😀

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  36. errata corrige : paziente – attento . scusate scusate Sono piena di polvere, di pittura, di unghie nere….ma per poco!!:)

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  37. Bene, grazie a lettore ambulante abbiamo, spero, superato le secche, prevedibili, che nascono dalle preferenze su libri e editori, per ritornare al tema lanciato dal post iniziale: quali relazioni possibili e auspicabili tra gdl e editori, oggi e qui. Intanto per la cronaca: il lancio iniziale della discussione prende spunto dalla prima versione _ credo del 23 marzo – del progetto del book club di Neri Pozza e su quelle notizie, quelle allora disponibili, ha presso avvio la discussione. La comunicazione-post sul Fb editoriale, rilanciata qui da Antonio – grazie – è evidentemente più aggiornata e contiene alcune precisazioni: il testo proposto in lettura ai GdL non è modificabile ( quindi nessun segno di un passaggio nel gdl, che, quindi, non ha nessuna possibilità, volente o nolente, di essere scambiato per un lettore simil editoriale). Risolto, in questo caso, il problema della titolarità, meritata o presunta, dell’ipotetico GdL di cambiare finalità e peculiarità.
    Molto interessante – e qui aiutatemi a capire se pecco di ingenuità – l’analisi del proponente su quel che di nuovo si muove nel mondo dei lettori, con un tentativo di contribuire alla costruzione, a più voci, senza confusione di ruoli ma in una logica di rete, a un progetto di lettura. Le voci interpellate quindi comprenderebbero i lettori, solitari e in gruppi, autori, saggisti ecc. Se riuscissimo a delineare quali possono essere le parti che gdl e lettori vogliono rappresentare, sarebbe un gran segno di concretezza. Alcune le ha tratteggiate lettore ambulante. Altre?
    grazie

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  38. Vi sottopongo un altro caso su cui discutere, anche se, come il primo, non è ancora operante. A Bologna è programmato un Festival dei lettori su scala locale alla ideazione e realizzazione hanno giocato un ruolo multiplo e sostanziale alcuni gdl ospitati dalle biblioteche e qualche gdl autonomo. Il programma è qui: http://festivallettori.wordpress.com/ e l’idea è sintetizzata qui:http://festivallettori.wordpress.com/category/il-festival/
    L’iniziativa vede fianco a fianco a fianco i gdl e le biblioteche nel cercare il dialogo diretto con gli scrittori -da loro selezionati – e nell’aprire una discussione a 360° con gli altri attori della scena della lettura.
    PS: Volevo ringraziare Camilla e Renza per le precisazioni ai miei dubbi: se non dispiace, preferisco dissiparli man mano che mi sorgono. Biancav

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  39. Anche secondo me la discussione, utile e vivace,  a un certo punto ha preso una piega “gerarchico-valoriale” (autori, lettori ed editori di serie A serie B o serie C) molto lontana dalle intenzioni del post e che trovo abbastanza fuorviante, anche perché penso che non esistano letture di serie A e serie B. Il post non era diretto polemicamente contro la Neri Pozza, che oltre ad avere una storia editoriale e un catalogo di tutto rispetto, ha almeno il merito di essersi accorta che i gruppi di lettura esistono. Era invece diretto a sollevare il problema, l’opportunità e le modalità del rapporto tra GdL e editoria, come hanno sottolineato biancav e lettore ambulante nei loro ultimi interventi.

    L’approfondimento apparso sulle pagine facebook di Neri Pozza, citato da Ascione, non era noto al momento della stesura del post, è apparso successivamente (il 4 aprile) e direi che si presenta proprio come una risposta, anche se indiretta, agli argomenti da quello sollevati. E’ utile, perché chiarisce che “questo GdL non è un GdL” anche a parere dell’editore, è piuttosto un “club” che si rivolge a chi è interessato alla condivisione del “progetto letterario della Neri Pozza”. Dal punto di vista del peso “contrattuale” (è una brutta parola ma non me ne vengono altre) dei lettori nei progetti editoriali, potrebbe essere una proposta interessante. Il gruppo di lettura non contribuisce a modificare il testo, precisa l’editore (non fa quindi il lavoro del lettore editoriale o dell’editor), ma semplicemente serve a preparare l’incontro con l’autore. Tra l’altro uno degli scopi del post era proprio quello di invitare a non demonizzare un coinvolgimento dei lettori nella fabbrica del libro ma a chiedere che avvenga alla luce del sole, magari con dei GdL indipendenti. Così ridimensionata la iniziativa della Neri Pozza prende un’altra piega (che era un po’ difficile da intuire leggendo il primo comunicato uscito) ed è una piega apparentemente più che condivisibile. Anche le biblioteche, per esempio, da tempo cercano di preparare gli incontri con l’autore attraverso riunioni di gruppi di lettura dedicate che servono anche ad evitare che l’incontro diventi, come spesso succede, una forma di autopromozione e di  marketing (cui Neri Pozza dichiara di non essere interessata, e questo suona effettivamente un po’ strano).

    Se ci fermassimo qui, però, ha ragione Stefano, il post e anche la discussione sarebbero stati abbastanza inutili. Invece secondo me il problema che abbiamo toccato è reale e importante. I gruppi di lettura ed i lettori in qualche modo organizzati (anche se, come si vede, le discussioni tra i lettori rischiano spesso, e a volte per fortuna, di portare molto lontano e fuori dal seminato) non potrebbero/dovrebbero avere un ruolo di interlocutori, di voce critica (diversa da quella dei critici), nei confronti dell’editoria? Non potrebbero rappresentare la critica che nasce dall’esperienza della lettura? Non potrebbero dar voce alle passioni che la lettura alimenta? La “classifica” dei libri più belli dell’anno che  appare su questo blog, che poi, guarda caso, non è una classifica, non meriterebbe di essere conosciuta, diffusa e pubblicata, “utilizzata” dagli editori e dai critici, come quella dei libri più venduti o quella dei libri più prestati in biblioteca (che non esiste perché nessuno si prende la briga di compilarla nazionalmente) o dei libri segnalati dalla tal rivista o dal tal critico? Non possono i lettori fare delle “chiamate” agli autori? Indicare i generi e le tendenze che giudicano più interessanti? Sarebbe uno scandalo se i lettori (attraverso meccanismi come il crowdfunding) “commissionassero” delle opere? Ma allora l’idea di club di lettori legati a un singolo progetto editoriale, ossia l’idea che ogni editore abbia il suo club, che il club sia una specie di cinghia di trasmissione dell’editore, non è un’idea riduttiva? Che mentre sembra cogliere la novità che sta dietro il successo dei GdL in realtà punta a contenerne proprio la carica dirompente, l’indipendenza? Sono dubbi, domande vere e non retoriche, ma penso che sia utile confrontarsi su questo, soprattutto nel mezzo di una crisi e di una mutazione che cambierà il modo di fare e di leggere i libri.

    Ah, quando dicevo di mettere il nome del lettore sul frontespizio usavo come metafora e provocazione un’affermazione di Machado de Assis, citata da Manguel, nel suo Diario di un lettore, a p. 283.

     

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  40. Biancav, sì a Bologna ci sarà questa simpatica iniziativa. Il mio gruppo di lettura casalingo ” Librando” incontrerà Bruno Arpaia, il 21 aprile.
    Approfitto per segnalarti che, nell’ elenco che stili meritoriamente ogni anno, è
    ” saltato” quest’ anno il riferimento al nostro gruppo. Forse perchè è stato confuso con un altro che ha un nome simile librandog. Sono invece due gruppi diversi con nomi che assomigliano. Grazie!

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  41. oh, Renza, mi dispiace per aver compattato due gdl. Ne avevo avuto sentore… pazienta ancora un po’ : a fine aprile farò un controllo. raccontaci l’incontro con l’autore, mi raccomando! Ci vedremo al barcamp del 21 aprile a Bologna, quindi!

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  42. Nessun problema, bianca e nessuna fretta! Non so se potrò esserci la mattina, ma spero che tu venga all’ incontro con Arpaia.

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  43. Ascione, faccio presente che la letteratura è più complessa e contraddittoria dei nostri convincimenti, per fortuna. La Szymborska prima di essere pubblicata da adelphi e prima di ricevere il Nobel era pubblicata da Scheiwiller, editore benemerito. Franzen ha estimatori e detrattori, Roth pure. Franzen sostiene che l’autore di lingua inglese da Nobel è Alice Munro e non Roth. La Munro è grandissima. Claudio Magris di Microcosmi non ha niente da invidiare a tanti sopravvalutati autori americani. Cesare de Marchi con La furia del mondo ha scritto un capolavoro. La Strout è bravissima, un vero talento. La Egan che ha vinto anch’essa il Pulitzer è sopravvalutata. Greer è deludente. Eugenides de La trama del matrimonio è uno scrittore discreto e poco originale. Tu citi molti autori americani, ma in Europa ci sono grandi come Vila Matas o William Trevor. E poi c’è Kundera un Nobel anche se non l’avrà, non lo dimentichiamo. Si citano molti nomi americani per il fatto che l’inglese è la lingua più diffusa nel mondo letterario e gli USA sono la nazione che fa il bello e il cattivo tempo a partire dal cinema. Insomma c’è poco da tirare le somme, critici si contraddicono, lettori esperti pure. Molto Nobel vengono assegnati a scrittori che non lo meritano. Mo Yan ha detrattori e stimatori, Magris ne apprezza l’epica. Molti lo stroncano a partire dalla connazionale Yiyun Li. Io, nel mio piccolo mondo di lettore sono anni che leggo Roth e ancora non mi convince. Mi dicono che leggere Roth controvoglia è anch’essa una perversione alla Roth 🙂

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  44. Fina, la maggioranza degli autori Adelphi e Neri Pozza da me citati non è americana. Bernhard è austriaco, Carrère francese, Szymborska polacca, Ghosh indiano, Nicholls inglese, Tsiolkas australiano, Gary (il grande Gary) frencese, St Aubyn inglese, Boyd inglese, Roberts australiano etc. Comunque, io sono intervenuto qui perché, tra il divertito e l’indignato, ho letto: 1) numerosi commenti che accusavano una casa editrice, che reputo una delle più importanti del panorama editoriale italiano, di pretendere “un servizio a costo zero sfruttando il protagonismo delle persone”; 2) il bizzarro commento di un tizio che, avendo letto soltanto mezzo libro del medesimo editore, pronunciava giudizi sull’intera casa editrice in questione e sul suo catalogo di, suppongo, migliaia di titoli (cos’è, doti paranormali, alla Mago Otelma?). Va bene che la rete, come dimostrano le recenti vicende politiche nostrane, è spesso il luogo delle frescacce, ma, come dire, c’è un limite… Per il resto, sulle sue considerazioni si può certamente discutere. E’ vero che in letteratura tutto è criticamente analizzabile, ma non tutto è opinabile. Vi sono scrittori che appartengono alla letteratura e altri no. Ma anche per pronunciare questo giudizio occorre una cosa fondamentale: averli letti.

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  45. Ascione, te lo dico per l’ultima volta: io parlavo unicamente di autori italiani e sono anche andato sul loro sito a vedere chi hanno in catalogo e ho visto che sono tutti stranieri, tranne la petrignani (che sto leggendo, ho letto e mi piace) e la postorino (che conosco solo di nome). E a questo punto del tuo sarcasmo ne ho piene le tasche. Per cui dacci un taglio e porta rispetto, ci siamo intesi?

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  46. Certamente, ho di meglio da fare. Sto leggendo il grande Somerset Maugham, Adelphi edizioni, ovviamente.

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  47. @ascione– hai nominato scrittori straordinariamente stupendi , passami l’iperbole anche se sei piuttosto sull’accigliato . Greer LA STORIA DI MAX TIVOLI uno dei romanzi più belli tra i miei ricordi piacevoli, Boyd, splendidi romanzi, complessi e scritti da dio, tutti Neri Pozza, e St Aubin , quel poco di lui che ho letto è stato un vero viaggio all’inizio del giorno. E’ vero: bisogna leggere tanti autori prima di trarre conclusioni molto affrettate. I francesi sono poco noti (a parte Carrère di Limonov) c’è per es. Mauvignier che è magnifico e Marie NDiaje, e E’nard, e Jonathan Littel, non solo per LE BENEVOLE ma anche per i suoi scritti come inviato di guerre terribili. E c’è il grandissimo John Banville, non con i suoi recenti noir, che solo in Italia firma J.B., ma con i suoi grandi romanzi: la triologia LA SPIEGAZIONE DEI FATTI–ISOLA CON FANTASMI — E ATHENA eccetera.ecc.e Kazuo Ishiguro e migliaia di altri. ciaociao
    😀

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  48. @domenico fina– La più grande, non solo americana, è Joi Carol Oates. Certo bisogna leggerla molto. Ha scritto centinaia di romanzi, bellissimi. Una piccola e magrettina Honoré de Balzac, donna, dalla scrittura e dalla vita elegantissime, per l’ incredibile capacità di scrivere tanti romanzi, e racconti e saggi di ogni tipo, tutti belli. Due per tutti, per chi non la conoscesse:SORELLA, MIO UNICO AMORE e BLONDIE. ma ce sono decine e decine di splendidi. La conosci?? di solito si nominano volentieri solo uomini, che strano: 😦

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  49. post scriptum . Nel senso che Balzac era ciccione, grandioso ma assolutamente inelegante .:)

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  50. Ascione visto che leggi Adelphi, da autori bravi e noti come Maugham, letto e straletto, a Simenon, a Bernhard, a Landolfi, a Parise, Stead, Nabokov, Canetti, Ortese, Spark dimmi un nome contemporaneo lanciato da Adelphi, nemmeno la Szymborska. I viventi da Cameron a Greer non sono grandi nomi. Lo ripeto e li ho letti. Ovvio altrimenti non li citerei. Adelphi è una grande casa editrice esperta nel rilancio. Suite francese è stato un bel colpo, Davila e Sebald anche ma finisce qui. Gli autori italiani contemporanei che pubblica sono discutibili. Niffoi? Boh. Letizia Muratori è una scrittrice interessante. Te l’ho detto per me i nomi di valore contemporaneo sono distribuiti tra molte case editrici, Bolano è arrivato prima alla Sellerio, la Strout da Fazi, Tunstrom da Iperborea, Trevor e Lahiri da Guanda, molti li ha Einaudi, Vila Matas feltrinelli, Magris Garzanti. Io apprezzo molto adelphi ma stiamo attenti a non dare per scontata ogni sua pubblicazione, ho appena letto l’amore in un clima freddo di Nancy Mitford, libro del ’49, ennesimo rilancio spacciato per libro mirabile. Risultato 18 euro bruciati. Autori nuovi li si possono trovare in case inaspettate, Svanire di Deborah Willis ed. Delvecchio cosí come dalla mondadori con un romanzo di una esordiente americana straordinaria che si chiama Jennifer Dubois (storia parziale delle cause perse). Infine e chiudo qui, io se esprimo un giudizio devo averlo valutato seriamente perché per ogni eventuale semplicistica affermazione che scrivo mi firmo con nome e cognome. Che per quanto l’argomento sia dibattuto su nick o meno, non è affatto irrilevante.

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