Cronache di Gerusalemme, Guy Delisle

Mur 3 - Gerusalemme - 3 Marzo 2009 - dal blog di Guy Delisle
Mur 3 – Gerusalemme – 3 Marzo 2009 – dal blog di Guy Delisle

Come era stato anticipato, addirittura con un’anteprima su Corriere.it, il 4 aprile è uscito il nuovo libro del graphic novelist canadese Guy Delisle, Cronache di Gerusalemme, edito da Rizzoli Lizard (i volumi precedenti, invece, da Fusi Orari), e io mi sono precipitata subito a leggerlo, per la grande ammirazione che ho per questo autore, e per proseguire il mio filotto di fumetti isrealo/palestinese, iniziato con Palestina di Joe Sacco e Capire Israele in 60 giorni di Sarah Gliden.

Così come Cronache birmane, anche il volume appena uscito è frutto della sua esperienza di vita a seguito della compagna Nadège, che lavora con Medici Senza Frontiere, e per un anno è stata trasferita con tutta la famiglia in Israele. Si è aggiunta anche Alice, la seconda figlia, ma la vita di Guy è rimasta simile all’esperienza in Birmania: a spasso per la città con carrozzine, alla ricerca di parchi giochi e di supermercati, alle prese con tate che raramente parlano la sua lingua, in compagnia di altri padri occidentali come lui. La famiglia Delisle vive a Gerusalemme Est, a Beit Hanina, un villaggio arabo annesso nel 1967 dopo la Guerra dei Sei Giorni. Dalle prime tavole si capisce subito che non è la Gerusalemme descritta dalla guide turistiche: bambini che giocano nelle discariche, desolazione, case fatiscenti, spesso manca l’acqua. E sempre il muro, che incombe in tutti gli spostamenti, e attira Guy che si ferma spesso, nel suo peregrinare, a disegnarlo, quando qualche militare ragazzino israeliano a un check point non lo caccia.

Sembra di esserci a Gerusalemme, con lui. Nonostante il suo stile distintivo, semplice, e l’uso del colore molto limitato, con pochi tratti rappresenta davanti ai nostri occhi il Muro del Pianto, la Spianata delle Moschee, Tel Aviv, il Monte degli Ulivi (dove installa il suo ufficio nella stanza di un convento cristiano protestante), i quartieri ortodossi, le colonie, la guerra (mentre si trova in Israele si svolge l’Operazione Piombo Fuso), ma anche la vita di tutti i giorni, vista con i suoi occhi pieni di ironia e umorismo.

Uno scrittore che io trovo fantastico, decisamente il mio fumettista preferito.

Il libro ha vinto il premio come miglior opera all’edizione di quest’anno del Festival di Angoulême.

A questo indirizzo il sito dell’autore, qui il blog che ha tenuto mentre viveva a Gerusalemme, Un canadien errant dans la ville sainte, e qui l’intervento che ha fatto a Radio Rai 3 il 12 aprile a Farhenheit – ci dovrebbe essere l’intervista, ma per gli utenti Mac è impossibile ascoltarla (grazie Rai come sempre), quindi non saprei dirvi. Per chi sa il francese, sul sito Rue89 un’interessante intervista.

*giuliaduepuntozero

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7 risposte a “Cronache di Gerusalemme, Guy Delisle”

  1. Avatar icittadiniprimaditutto
    icittadiniprimaditutto

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  2. Avatar Marco Pellitteri
    Marco Pellitteri

    “Graphic novelist”, che definizione è? Non puoi scrivere “fumettista”? Delisle ha fatto dei fumetti e quindi è fumettista. Peraltor non c’è nulla di “novel” nei suoi fumetti, non sono romanzi. Sono diari autobiografici. A fumetti.

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  3. Avatar Marco Pellitteri
    Marco Pellitteri

    (Intendevo solo dire che non amo affatto l’espressione graphic novel, né “graphic novelist”; ma ho molto apprezzato, da lettore, la tua recensione).

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  4. @Marco Pellitteri, grazie per il tuo commento molto diretto! Hai ragione, forse il termine graphic novel è un po’ abusato… Io nel mio linguaggio comune lo uso per indicare un volume con una narrazione scritta e visiva, per distinguerlo dalle pubblicazioni periodiche come possono essere le strisce di Topolino, Dylan Dog, o quant’altro. Magari sbaglio e l’Accademia della Crusca non approverebbe… ma nella mia testa ho in mente due cose per distinte. Fra l’altro, mi permetto di contraddirti: Cronache di Gerusalemme (così come gli altri testi di Guy Delisle) sono dei romanzi. Hanno un inizio, hanno una fine, hanno una conseguenza logica da una pagina all’altra. Quest’ultimo inizia ad agosto 2008 e termina a luglio 2009; è diviso in capitoli in base al mese in cui sono ambientati, il tutto in ordine cronologico. Ci sono personaggi ricorrenti, che incontriamo più volte nel romanzo (ecco, appunto, mi è uscito inconsciamente questo termine…); ci sono situazioni che evolvono, bambini che crescono. Non sono delle caratteristiche proprie di un romanzo?
    Comunque, per chi volesse approfondire, ho trovato un articolo interessante su Nova de IlSole24Ore.
    Cosa ne pensate?
    Ciao
    *giuliaduepuntozero

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  5. Ottimo veramente questo libro di Guy Delisle narrato con leggerezza e grazia da questo autore canadese. Il riconoscimento del premio 2012 del Festival di Angoulème e’ certamente un buon biglietto da visita (e sappiamo quanto i francesi amino le bande dessinee’).
    Questo libro ci trasporta a Gerusalemme e dintorni e mi pare sia piu’ riuscito delle cronache birmane. Non ho letto il libro di Sacco ma quello di Sarah Gilden che mi sembra decisamente inferiore. Gerusalemme e’ una realta’ molto complessa e piena di contraddizioni: trovo che questo fumetto (o graphic novel) come gli altri due probabilmente, sia un buon strumento anche per un approccio delle generazioni piu’ giovani che del conflitto israelo/palestinese hanno quotidianamente da anni sentito le news dei telegiornali…

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  6. Garife, ce l’ho in prenotazione in biblioteca ma non è ancora rientrato. Sono tre mesi che lo voglio leggere …

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  7. Letto. Al solito: ci sono, giustamente, le prevaricazioni dei soldati israeliani, i bombardamenti su gaza, l’abbattimento delle case dei palestinesi, l’appropriazione indebita di alcune terre e di alcune case, il problema immane dei coloni … ma MANCANO i razzi di hamas, la propaganda per la sparizione di israele dalla cartina geografica, le bombe che scoppiano nei centri commerciali. Narrazione sbilanciata, anche se in misura minore di quella di joe sacco. Il sito informazione corretta lo ha definito un fumetto anti israele. P.s. le narrazioni di questo tipo non si chiamano graphic novel ma graphic journalism.

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