
Come era stato anticipato, addirittura con un’anteprima su Corriere.it, il 4 aprile è uscito il nuovo libro del graphic novelist canadese Guy Delisle, Cronache di Gerusalemme, edito da Rizzoli Lizard (i volumi precedenti, invece, da Fusi Orari), e io mi sono precipitata subito a leggerlo, per la grande ammirazione che ho per questo autore, e per proseguire il mio filotto di fumetti isrealo/palestinese, iniziato con Palestina di Joe Sacco e Capire Israele in 60 giorni di Sarah Gliden.
Così come Cronache birmane, anche il volume appena uscito è frutto della sua esperienza di vita a seguito della compagna Nadège, che lavora con Medici Senza Frontiere, e per un anno è stata trasferita con tutta la famiglia in Israele. Si è aggiunta anche Alice, la seconda figlia, ma la vita di Guy è rimasta simile all’esperienza in Birmania: a spasso per la città con carrozzine, alla ricerca di parchi giochi e di supermercati, alle prese con tate che raramente parlano la sua lingua, in compagnia di altri padri occidentali come lui. La famiglia Delisle vive a Gerusalemme Est, a Beit Hanina, un villaggio arabo annesso nel 1967 dopo la Guerra dei Sei Giorni. Dalle prime tavole si capisce subito che non è la Gerusalemme descritta dalla guide turistiche: bambini che giocano nelle discariche, desolazione, case fatiscenti, spesso manca l’acqua. E sempre il muro, che incombe in tutti gli spostamenti, e attira Guy che si ferma spesso, nel suo peregrinare, a disegnarlo, quando qualche militare ragazzino israeliano a un check point non lo caccia.
Sembra di esserci a Gerusalemme, con lui. Nonostante il suo stile distintivo, semplice, e l’uso del colore molto limitato, con pochi tratti rappresenta davanti ai nostri occhi il Muro del Pianto, la Spianata delle Moschee, Tel Aviv, il Monte degli Ulivi (dove installa il suo ufficio nella stanza di un convento cristiano protestante), i quartieri ortodossi, le colonie, la guerra (mentre si trova in Israele si svolge l’Operazione Piombo Fuso), ma anche la vita di tutti i giorni, vista con i suoi occhi pieni di ironia e umorismo.
Uno scrittore che io trovo fantastico, decisamente il mio fumettista preferito.
Il libro ha vinto il premio come miglior opera all’edizione di quest’anno del Festival di Angoulême.
A questo indirizzo il sito dell’autore, qui il blog che ha tenuto mentre viveva a Gerusalemme, Un canadien errant dans la ville sainte, e qui l’intervento che ha fatto a Radio Rai 3 il 12 aprile a Farhenheit – ci dovrebbe essere l’intervista, ma per gli utenti Mac è impossibile ascoltarla (grazie Rai come sempre), quindi non saprei dirvi. Per chi sa il francese, sul sito Rue89 un’interessante intervista.
*giuliaduepuntozero
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