@Gruppodilettura
Lo avevo scritto che sarebbe stata una lettura lenta questa dell’Ulisse. E ho mantenuto le promesse.

In questo secondo appuntamento con il diario di lettura del super romanzo del grande James Joyce però provo a entrare senza esitazioni nella mia esperienza di “lettore comune”.
Anche se la lettura è arrivata un po’ oltre nel libro, qui mi occuperò di uno dei primi episodi.
Prima però vi parlo di una ulteriore complessità della lettura.
Come molti di voi sapranno, non appena sono scaduti diritti sull’opera di Joyce (primo gennaio 2012), Newton Compton si è fatta trovare pronta con una nuova traduzione dell’Ulisse, di Enrico Terrinoni e Carlo Bigazzi, della quale si è scritto un gran bene (Su alcune caratteristiche di questa edizione Newton Compton, per esempio l’apparato di note e l’introduzione ai vari episodi tornerò in uno dei prossimi diari).
E allora io mi sono fatto tentare. E più che confrontare quest’ultima con la traduzione “classica” di Giulio de Angelis (Meridiani, Mondadori), le sto alternando: leggo un po’ da una e po’ dall’altra. A volte, ammetto, rileggo una e l’altra, ma di solito salto, così casualmente, dal Meridiano al Mammut. Per chi fosse interessato, ricordo che il Mammut con la nuova traduzione costa meno di 10 euro. Certo il Joyce Newton Compton, come tutti i classici di questa collana, oltre a grandi pregi, ha anche il difetto di essere davvero ingombrante. Quindi nella scelta di quando leggere l’uno o l’altro, anche questo fatto ha una certa importanza.
Un’altra avvertenza. Seguo, almeno in parte, il consiglio di Terrinoni nell’introduzione al quarto episodio (Calipso): l’Ulisse si può leggere oltre che in modo sequenziale, dal primo al diciottesimo episodio, anche in maniera più anarchica, a scelta del lettore, saltando da un episodio all’altro. Del resto, come ricorda Declan Kiberd in Ulysses and Us, che ho già citato l’altra volta in questo diario, il lavoro di Joyce si colloca in un territorio che, pur andando oltre la raccolta di storie, non può essere considerato un vero romanzo, perché non ne ha la struttura unificata.
Ecco quindi che mi sento giustificato se la sequenza delle scene e dei passaggi che vorrei mettere a fuoco nel corso della stesura del diario di lettura non seguirà esattamente l’ordine di presentazione, in sequenza, nell’Ulisse.
Il primo dei passaggi che ho scelto, è proprio nel quarto episodio, quello della Colazione, che Joyce designò Calipso “nella sua corrispondenza privata” vietando però che questi titoli dei vari episodi “venissero indicati nelle varie edizioni della sua opera” (de Angelis).
L’episodio ci presenta per la prima volta Leopold Bloom, l’eroe del romanzo, in casa alle prese con la colazione della moglie Molly e i pensieri dei rognoni che egli ama a dismisura come le altre frattaglie che “gli occupavano la mente”.
Incontriamo, attraverso la mente di Leopold, oltre che Molly, anche la figlia Milly, passando da una lettera, e il pensiero del figlio Rudy, morto dopo solo undici giorni di vita. E l’attrazione per la domestica dei vicini, avvicinata nella bottega del macellaio.
È un episodio nel quale il tema del cibo è molto importante; ma in generale è un episodio chiave per molto altri versi, per esempio perché nella cronologia della giornata dell’Ulisse ci riporta alle 8 del mattino, è quindi contemporaneo al primo episodio del romanzo, quello nel quale viene introdotto Stephen Dedalus, e avvia una specie di contrappunto, con l’universo di Bloom che si confronta da lontano (salvo alcuni incroci) con quello davvero diverso di Dedalus.
Bloom, anche se non viene descritto, ci si presenta davanti agli occhi in tutta la sua fisicità, nei suoi movimenti, nei suoi bisogni naturali e nelle sue funzioni corporali.
Un episodio molto importante, sul quale credo tornerò ancora in questo diario.
Ma ecco finalmente il passaggio che amo di più in questo episodio, passaggio assai coerente con l’interpretazione, che abbiamo visto nel primo diario di lettura, dell’Ulisse come romanzo che ha per eroe “l’individuo comune” e la sua vita quotidiana piena di meraviglie.
(Riporto il passaggio nella traduzione di Enrico Terrinoni e Carlo Bigazzi per Newton Compton)
Leopold vestito per il funerale di Patrick Dignam, prima di uscire si ferma al gabinetto in giardino portandosi un vecchio giornale, una copia di Titbits.
Un giornale. Amava leggere seduto sul cesso. Spero che non venga a bussare qualche imbecille proprio mentre sono dentro. […]
Con un calcio spalancò la porta instabile del cesso. Meglio fare attenzione a non sporcarmi i pantaloni per il funerale. Entrò, abbassando la testa sotto la piattabanda. Lasciando la porta socchiusa, tra il fetore dell’imbiancatura di calce coperta di muffa e le ragnatele vecchie si slacciò le bretelle. Prima di sedersi sbirciò da una fessura per vedere la finestra dell’appartamento accanto. Il re era nella sua tesoreria. Nessuno.
Semiaccovacciato sul seggio defecatorio aprì il giornale girando le pagine sulle ginocchia nude. Qualcosa di nuovo e di facile. Non c’è fretta. Trattienila un po’. La nostra storia vincitrice. Il colpo magistrale di Matcham. Scritto da Philip Beaufoy, del club degli Spettatori di Teatro, Londra. L’autore ha ricevuto il pagamento di una ghinea a colonna. Tre e mezzo. Tre sterline e tre. Tre sterline tredici e sei.
Trattenendosi, lesse con calma la prima colonna, poi arrendevole e resistente allo stesso tempo, cominciò la seconda. A metà racconto, con le ultime resistenze che cedevano, permise alle sue viscere di liberarsi in tranquillità mentre continuava a leggere, leggendo ancora con pazienza, la leggera stipsi di ieri del tutto passata. Spero non sia troppo grosso se no mi tornano le emorroidi. No, il giusto. Così. Ah! Stitico una pasticca di cascara sagrada. A volte è la vita. Non lo commosse né lo toccò ma era qualcosa di agile e ben fatto. Stampano di tutto oggi. Stagione banale. Continuò a leggere, seduto in tranquillità sopra il suo tanfo che risaliva. Certamente ben fatto. Matcham pensa spesso al colpo magistrale con cui ha sconfitto la Strega che ride la quale ora. Comincia e finisce con la morale. Mano nella mano. Intelligente diede un’altra occhiata a quanto aveva letto e, nel sentire il proprio liquido fluire in tranquillità, invidiò benevolmente Mr Beaufoy che l’aveva scritto ricevendo come pagamento tre sterline tredici e sei.
[…]
Strappò via di netto metà della storia vincitrice e ci si pulì. Poi tirandosi su i pantaloni, si riallacciò e si abbottonò. Spinse indietro la porta malferma del cesso ed emerse dalla semioscurità nell’aria.
Rispondi