
In una delle parti più belle de Gli anelli di Saturno di W.G. Sebald, il narratore ricorda l’incontro con la famiglia Ashbury, in Irlanda, ai piedi delle Slieve Bloom. Una famiglia che vive in una grande casa, in decadenza e appartata.
Prima parla la signora Ashbury:
Io purtroppo sono una persona totalmente priva di senso pratico, sempre assorta nelle sue ruminazioni. Siamo tutti dei sognatori, degli inetti a questo mondo, i miei figli e io. It seems to me sometimes that we never got used to being on this earth and life is just one great, ongoing, incomprehensible blunder.
E il narratore:
Quando Mrs. Ashbury ebbe terminato il suo racconto, mi parve che con le sue parole ella volesse quasi rivolgermi la tacita richiesta di restare lì a condividere la loro vita, di giorno in giorno sempre più vicina all’innocenza. Non averne accolto l’invito, quel… rifiuto getta ancor oggi, di tanto in tanto, un’ombra sulla mia anima.
Di meravigliosi inetti a questo mondo quanti ne conosciamo?
Ingenui, sempre più vicini all’innocenza, incapaci di adattarsi e difendersi e di tenere il passo con il mondo. Ne conosciamo di ogni tipo, giovani e vecchi, ricchi e poveri. Ne accompagniamo l’intera esistenza o li incrociamo per poche ore.
Eppure ci rimane la sensazione di non cogliere mai veramente il loro invito o di farlo per poco tempo. Il loro invito a condividere la loro vita. E ci resta la sensazione di aver mancato occasioni.
Già, il grande W.G. Sebald, immenso. Il 14 dicembre saranno 10 anni che ci ha lasciato.
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