
A.M. Homes è sicuramente diventata una delle mie scrittrici preferite, in particolare dopo libri come *La figlia dell’altra* e *Jack*; ma anche *Questo libro ti salverà la vita* e *La fine di Alice* li ho letti volentieri. Così quando sono andata negli USA qualche settimana fa ho fatto scorta il più possibile di suoi libri, e mentre ero ancora in viaggio ho letto *In a country of mothers*, in Italia pubblicato da Feltrinelli col titolo *In un paese di madri* (questa invece l’edizione che ho io).
Anche in questo libro, come in *La figlia dell’altra* (a dire il vero ha scritto prima In a country), tratta il tema autobiografico dell’adozione, questa volta però attraverso un romanzo di finzione.
Protagoniste Jody, ventenne di Washington che vive a New York, dove lavora nel mondo del cinema, e Claire, psicologa quarantenne. Jody è stata in cura fin da bambina, su iniziativa della madre: è stata infatti adottata poche ore dopo la nascita, ha sempre avuto un po’ di problemi comportamentali e tante piccole fobie, e il supporto della sua psicologa storica è stato fondamentale, soprattutto per cercare di risolvere i conflitti con la madre adottiva, alla quale è legata da un rapporto un po’ morboso di amore e odio. Ora, però, Jody si è trasferita nella Grande Mela, dove lavora per un produttore cinematografico, e aspetta di partire per Los Angeles, dove andrà a studiare cinema. E’ proprio questa partenza che la angoscia a tal punto da contattare Claire, conoscente della sua psicologa, per iniziare la terapia prima della partenza.
Anche Claire, a sua volta, ha qualche problema non risolto… A vent’anni è rimasta incinta, ed è stata costretta dai genitori a dare in adozione la figlia. Ora è un medico affermato, ha un ricco marito e due figli, ma il passato è difficile da dimenticare. Soprattutto quando, ripercorrendo la vita di Jody insieme a lei, si accorge come le coincidenze siano davvero troppe, e Jody possa essere la figlia persa e mai dimenticata.
A.M. Homes è una brava scrittrice, i personaggi sono sempre molto taglienti e ironici, New York è un’ottima protagonista, il libro è inquietante quel giusto da tenerti incollato. Mi è piaciuto però di meno rispetto agli altri titoli che ricordavo sopra, soprattutto nel finale, un po’ sconclusionato… Però rimane sempre un’ottima scrittrice.
*giuliaduepuntozero
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