C’è un proverbio afghano che dice: “Prima bevi il tè, poi fai la guerra”, e penso che in questo detto sia racchiuso tutto *Kabul non è Roma*, scritto da Chiara Cataldi.

Chiara è una mia amica, e mi fa piacere parlare di questo libro, perché è davvero una finestra su un altro mondo, una finestra interessantissima, e reale. Chiara, infatti, ha vissuto 11 mesi nel 2008 in Afghanistan, lavorava all’ambasciata italiana a Kabul, e *Kabul non è Roma* è il resoconto, romanzato, di questa sua esperienza.

Prima bevi il tè, perché, come si legge dalle pagine del libro, il Paese è pervaso di tradizioni e cerimonialità, e l’ospitalità è parte fondamentale di queste tradizioni:

C’è un’altra cosa che Malik non manca mai di fare, quando mi incontra: offrirmi una tazza di tè. E io, che sono sempre di corsa, mi scuso dicendo che sono in ritardo e che devo scappare in ufficio. Così una volta mi ha detto: “Miss Chiara Jan, c’è un antico proverbio in Afghanistan, che dice: ‘awal chai mekorim, bad jang mekonim‘: significa ‘prima bevi il tè, poi fai la guerra’. Qui il tè è un affare molto serio!”.
Da quel giorno, ogni volta che Malik mi offre il tè, non oso più tirarmi indietro, ma volentieri mi sottopongo a quel rito immancabile, una sorta di scongiuro alla guerra che sta fuori…

Cerimonia del tè negli incontri con il personale dell’ambasciata, con gli amici, perfino al mercato, a chiusura delle serrate e immancabili contrattazioni di ciascun acquisto.

Poi fai la guerra, però, perché l’Afghanistan è un Paese in guerra, come si legge fin dalla prima pagina, col viaggio in compagnia degli alpini su un C-130, con le spedizioni in giro per Kabul sulle auto blindate, con l’attentato all’ambasciata indiana che ha fatto 44 vittime.

Un bel libro, il racconto di una bellissima esperienza.

Il libro si può acquistare qui.

*giuliaduepuntozero