
Come spesso mi accade per i libri della Guanda, la bella copertina è stato il primo richiamo. Una villa inglese, un giardino, bow windows. *Un posto perfetto*, il titolo, mi ispira. Infine l’autrice, Penelope Lively, fa il resto: una garanzia, ho già letto *Tre vite* e *Appunti per uno studio del cuore umano*, entrambi _soprattutto il primo_ con grandi soddisfazioni.
La storia di una famiglia, assai numerosa, le cui esistenze ruotano attorno ad Allersmead, la grande villa della copertina: Alison, la madre, una vita dedicata alla casa, ai figli, alla cucina; Charles, il padre, figura un po’ defilata, nei ricordi dei famigliari sempre chiuso nel suo studio a scrivere, burbero, severo e poco presente; Ingrid, la ragazza alla pari svedese, arrivata quando i bimbi erano neonati e mai ripartita.
E poi loro, i sei figli, ormai adulti: Paul, il primogenito, il preferito, ma anche il più problematico e inconcludente, l’unico a rimanere in casa; Gina, giornalista e famoso volto televisivo, intelligente e perspicace fin da bambina; Sandra, la più bella, elegante, spregiudicata, attenta alla moda, ai soldi e alla bella vita, ormai stabilitasi in Italia; Roger e Katie, inseparabili fin da bambini, entrambi lontani dall’Inghilterra da adulti, uno in Canada e l’altra negli Stati Uniti; e infine Clare, la più piccola, biondissima, aggraziata, atletica, stella della danza, sempre in giro per il mondo con la compagnia di ballo.
Nel presente della narrazione i ragazzi sono ormai adulti, una visita di Gina ai genitori per presentare il fidanzato è l’occasione per aprire il vaso di Pandora dei ricordi, che si succedono in una reazione a catena da un capitolo all’altro e da un personaggio all’altro, svelando i segreti sempre più profondi della famiglia.
*giuliaduepuntozero
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