
Mi piace molto Michael Cunningham, conosciuto soprattutto per *Le ore*, con cui ha vinto il Premio Pulitzer, e che io ricordo anche per *Carne e sangue*.
Quest’ultimo *Al limite della notte*, edito come sempre da Bompiani, non è da meno.
Protagonista è Peter Harris, quarantenne, proprietario di una galleria d’arte a New York, sposato con Rebecca, padre di Beatrice. Una vita all’apparenza perfetta, o quasi: gli Harris sono ricchi, vivono in un bel loft in Mercer Street, a Soho, una gallerista amica di Peter sta per lasciare l’attività passando all’amico il suo artista di punta, un investitore del Montana vuole fare un’offerta per salvare dal fallimento il giornale d’arte e cultura diretto da Rebecca.
Ma non è tutto oro ciò che luccica.
Peter non è stato un buon padre, o almeno, ha i suoi buoni dubbi, e l’angoscia lo tormenta. La figlia sembra odiarlo, ha lasciato l’università per andare a vivere a Boston dove lavora come cameriera, e si fa sentire solo una volta alla settimana quando va bene. Anche la moglie non è felice, Peter e Rebecca sono sempre più lontani. Lo stesso Peter, amante della bellezza, è in crisi quando arriva Ethan detto Erry, il fratellino molto più piccolo della moglie, un perdigiorno dedito a droghe di ogni specie, ma riottoso nei confronti di qualsiasi tipo di lavoro, che con il suo fascino _e la sua furbizia_ porta Peter sulla via della tentazione, e sull’orlo del baratro della sua comoda vita.
Un bel libro, New York è descritta molto bene, così come il mondo affascinante dei ricchi collezionisti d’arte, vengono citati tanti artisti e opere; una giusta dose di inquietudine nel cogliere lo sfaldarsi di una vita all’apparenza normale.
*giuliaduepuntozero
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