Porco rosso, Miyazaki racconta il maiale aviatore antifascista

Non perdetevi Porco Rosso di Hayao Miyazaki, il film di animazione giapponese prodotto nel 1992 ma arrivato nelle sale italiane solo in questi giorni. E affrettatevi a vederlo, perché non è detto che ci rimanga molto. Dovete vederlo perché è un grande esempio di scrittura per il cinema e vi piacerà anche se non avete mai considerato il cinema di animazione.
(Io comunque non entro nel merito dell’animazione e del disegno, non ci capisco).
Il film ha una sceneggiatura molto bella e alcuni personaggi, soprattutto il protagonista Marco Pagot, nel presente della vicenda però conosciuto da tutti come Porco Rosso, sono delle vere perle.
Porco Rosso
Porco Rosso è un aviatore abilissimo, è stato un asso dell’Aeronautica italiana durante la Grande Guerra e ora – siamo nel 1929 – vive facendo il cacciatore di taglie, ai danni dei piloti-pirati di idrovolanti che infestano il Mare Adriatico.

Porco Rosso è chiamato così perché si è trasformato in un uomo maiale per una maledizione che, dopo la Grande Guerra, è caduta su di lui. Non sappiamo quale sia questa maledizione, né quali siano le cause precise che hanno portato Marco a vivere così, solitario, nei cieli e, quando non è in missione, in una piccola isola della costa dalmata: intuiamo solo che gli orrori della guerra l’hanno trasformato, trasfigurato, appunto.
Come ha scritto Paolo Mereghetti sul Corriere giovedì scorso, “l’impermeabile con il bavero rialzato e la cintura stretta in vita sembra uscita dall’armadio di Bogart e il gusto di fare a cazzotti rimanda al John Wayne più epico, quello di La Taverna dei sette peccati o di Un uomo tranquillo“.

Soprattutto, come ogni solitario che colpisce e lascia il segno sui lettori (oh, sugli spettatori, scusate) Porco Rosso è uno di quelli che James Wood ha definito “personaggi opachi” (Come funzionano i romanzi, Mondadori, nota al capitolo “Il personaggio”) quelli insomma, che devono il loro fascino ma anche la loro credibilità narrativa al fatto di non esplicitare la spiegazione causale che li muove e che muove l’intreccio.
Stephen Greenblat nel suo Vita, arte e passioni di William Shakespeare, capocomico (Einaudi) ha scritto che Shakespeare si rese conto che avrebbe potuto amplificare l’effetto delle sue storie “solo se avesse sottratto dall’intreccio un elemento esplicativo chiave, occultando così il principio logico, la motivazione, o il principio etico che spiegava il dipanarsi dell’azione. Il nuovo principio non era la costruzione di un mistero da svelare, ma la creazione di un’opacità strategica“.
Porco Rosso
Ecco, fatte le debite proporzioni, il personaggio di Porco Rosso funziona soprattutto per questa sua splendida opacità: sappiamo che è uno dei buoni della storia, ma non sappiamo esattamente cosa lo muova, cosa lo avvicini e allontani da Gina – la donna che vive nell’hotel sull’isola con un passato di amori interrotti dalla morte e che è innamorata di Porco Rosso.
Come ricorda Mereghetti, Porco Rosso assomiglia un po’ anche al Rick Blaine (Humphrey Bogart) di Casablanca e la stessa atmosfera del film di Miyazaki ha il fascino del mondo europeo fra le due guerre, con i fascismi brulicanti per l’Europa, la crisi economica, le folle nazionaliste.

E ovviamente Porco Rosso è antifascista: anche qui, nessuna teorizzazione del perché è antifascista. E’ antifascista e basta; verrebbe da dire per istinto. Come John Belushi in The Blues Brothers diceva: “I hate Illinois Nazis” (Odio i nazisti dell’Illinois), Porco Rosso, in un momento memorabile del film, dice all’amico pilota che lo invita a tornare nell’Aeronautica militare italiana per porre fine alle sue peregrinazioni: “Piuttosto che diventare un fascista meglio essere un maiale”.

Oltre alle scene della caccia ai pirati aerei sull’Adriatico, a quelle dei duelli sugli idrovolanti con l’americano Curtis (che si dichiara più volte a Gina ma che Gina respinge solo perché aspetta un altro uomo “che vola quassù ma non si ferma mai”), alla meravigliosa scena del sogno-visione raccontato da Porco Rosso che vede, come in una scia di stelle tutti i piloti – amici e avversari – morti nella carneficina della Grande guerra, oltre a questi momenti, impagabili sono i minuti del film ambientati a Milano.
Una Milano industriale che si snoda sui navigli, ancora non interrati. Milano dove Porco Rosso va con il suo aereo malandato per una riparazione accurata affidata alla ditta Piccolo, dove lavora Fio, ragazzina supervitale specializzata in aerei che seguirà l’eroe nel seguito della storia, esercitando su di lui anche una certa, contenuta, attrazione femminile. Una Milano che, al momento della partenza dell’idrovolante rimesso a nuovo, con la polizia segreta fascista che insegue Porco Rosso, si trasforma addirittura, inventandosi un centro attraversato da un grande fiume.

No, non perdetevi Porco Rosso. E’ un film memorabile: proprio come mi ha detto il ragazzo dietro la cassa del cinema. (Lui per la verità il film l’ha visto molte molte volte, in giapponese, scaricato dalla rete; e ora finalmente è in una sala, 18 anni dopo l’uscita).

Commenti

11 risposte a “Porco rosso, Miyazaki racconta il maiale aviatore antifascista”

  1. Avatar anto
    anto

    Ti correggo solo un pò, Luiginter. Dire che Porco rosso è un film di animazione giapponese sminuisce. E’ un film di Hayao Miyazak, che è un genio dell’animazione. I suoi film sono ammalianti. Li conservo tutti gelosamente.

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  2. Avatar luiginter

    Hai ragione Anto: ho usato la cornice più semplice nella quale collocare Porco rosso per chiarire subito di cosa stessimo parlando. Ma certo così si rischia diminuire la portata del film, la complessità del personaggio, le ambizioni del regista.
    Il film è un vero film, e il maiale aviatore è indimenticabile.

    Ciao ciao

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  3. Avatar tino71
    tino71

    Caro Luigi e Anto mi avete convinto e incuriosito e andrò a vedere questo film. Giro attorno ai film di Miazaki da tempo incuriosito, ma non ne ho mai visto uno, negli ultimi tempi ho iniziato ad interessarmi al cinema d’animazione perché sono usciti dei veri capolavori come Wall-E che ho utilizzato anche a scuola. Ho capito che si possono tramettere valori, ideali, concetti anche questo genere di film e ne ho visti parecchi che hanno diversi livelli dilettura, alcuni più semplici e diretti al pubblico più giovane, altri più raffinati e diretti ad un pubblico colto direi quasi di cinefili, basti pensare a tutte le citazioni presenti in Madagascar. Insomma il mio post non porta nulla di nuovo a questa discussione ma volevo solo dire che ho apprezzato la recensione di un film. ciao

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  4. Avatar chiquitamadame

    io adoto miyazaki… trovo i suoi film molto attuali e poetici. Le storie sono ben strutturate e le colonne sonore molto coinvolgenti.
    Porco Rosso mi manca.. correrò sicuramente a vederlo prima che lo tolgano dalle sale. 🙂

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  5. Avatar anto
    anto

    Ciao Tino e Chiquita. Contenta di trovare dei fans di Miyazaki. La poesia della Città incantata è unica, ed i colori di Ponyo sulla scogliera lasciano senza parole. Porco Rosso si allontana un pò dagli altri suoi film, il tema della natura è meno presente, ma i navigli non ancora interrati sono uno spettacolo.
    Una domanda, Tino: in che senso hai usato Wall E a scuola? Insegni?
    Il cinema di animazione è particolare, spesso contiene messaggi che difficilmente passerebbero con altri film. Penso a Un oscuro scrutare, che però è per adulti.
    Le animazioni tratte dai manga poi sono stati una scoperta. Pensavo fossero solo quelle stupidate che ci passa la televisione, ed invece sono piccoli capolavori, un pò ostici per noi occidentali, ma un ottimo strumento per tentare di capire le culture asiatiche.

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  6. Avatar francovaldo
    francovaldo

    “Dire che Porco rosso è un film di animazione giapponese sminuisce”.
    e
    “Ma certo così si rischia diminuire la portata del film, la complessità del personaggio, le ambizioni del regista”

    Scusate signori eh ma Porco rosso è un film di animazione giapponese! Non capisco perchè questa cosa debba sminuire; ultimamente leggo cose inconcepibili a tale riguardo, ad esempio per testate come La Stampa o Repubblica, il fumetto è il fratello povero delle Graphic Novel, ma queste ultime non sono nient’altro che fumetti!
    L’animazione e il fumetto sono linguaggi che possono affrontare qualsiasi tema e argomento per qualsiasi target, bisogna finirla col pensare che siano solo cose per bambini!
    Non intervengo mai sui blog ma questa volta mi sembrava doveroso, soprattutto perchè parlate di libri e letteratura quindi non siete degli sprovveduti.
    Scusate lo sfogo,
    saluti.

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  7. Avatar luiginter

    ciao francovaldo,
    nessuno voleva farti arrabbiare!
    Ci si preoccupava solo del fatto che oltre i limiti degli appassionati, spesso il “film di animazione giapponese” viene giudicato come “minore”, una forma di secondo livello; e invece volevamo che anche i non appassionati si avvicinassero a Porco rosso senza farsi allontanare ancora prima di scoprire, *nel merito*, di cosa si tratta.

    Era solo un artificio retorico – diciamo così – per convincere i prevenuti sul fatto che valesse la pena.
    Inoltre, nel mio post mi interessava soprattutto sottolineare la qualità della scrittura filmica di Porco rosso: la sceneggiatura e la caratterizzazione di alcuni personaggi; volevo sottolineare questo, anche perché non conosco abbastanza i film di animazione per entrare più nel merito delle sue specificità.

    Ti assicuro comunque che nessuno qui pensa “che siano solo cose per bambini”.
    Se ti va di diventare il nostro esperto del genere le porte sono aperte, sarebbe molto gradito.

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  8. Avatar francovaldo
    francovaldo

    Nooo figurati nessuna arrabbiatura era solo una puntualizazzione la mia, grazie per la proposta di diventare il vostro “esperto” ma non ho ne le conoscenze ne gli strumenti per farlo, e comunque oltre Miyazaki nelle sale italiane arriva ben poco di animazione giapponese.
    Continuerò a seguire i vostri suggerimenti letterari nell’ombra.
    Grazie, ciao.

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  9. Avatar Josè Pascal

    Gentile Redazione (soggettivata),

    mi chiamo Josè e navigando sul web mi sono felicemente imbatutto nei suoi interessanti testi pubblicati sul suo blog.

    Volevo segnalarLe la mia iniziativa “culturale e senza scopo di lucro” dal titolo “In Parole Semplici” http://parolesemplici.wordpress.com/mi-presento/ .

    Per avere maggiori informazioni sui contenuti trattati clicchi su: http://parolesemplici.wordpress.com/inserisci-nella-scatola/

    Con grande piacere La invito a scrivere ed inviare i suoi preziosi contributi (anche in modalità wordpress).
    Ovviamente può estendere l’invito a chiunque abbia la passione per la scrittura e l’arte in generale.

    Grazie per l’attenzione e buona giornata.

    Resto a sua disposizione.
    Cordialmente

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  10. […] OBBLIGATORIA. Su Corriere.it intanto trovate la recensione del Mereghetti (interessanti anche queste riflessioni sulla “opacità” del […]

    "Mi piace"

  11. Avatar Stefano Ciardi

    Bellissima recensione!

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