
Questo libro ha una storia un po’ particolare. Pubblicato per la prima volta nel 1990 per i tipi di Rizzoli, nella trilogia che doveva “raccontare, in forma di romanzo, storie di un’Italia sconosciuta ai più, ma destinata a lasciare il segno nel futuro del paese” [dalla prefazione dell’autore]. L’anno prima era uscito *Funerale dopo Ustica*, mentre il terzo titolo *Un triangolo a quattro lati* finì per prendere una strada diversa. Il progetto, infatti, prevedeva l’utilizzo di uno pseudonimo, Jules Quicher, perché secondo l’editor della Rizzoli che seguiva il progetto uno scrittore italiano non sarebbe stato credibile. *Strage*, dunque, uscì in libreria il 28 maggio 1990, ma venne ritirato esattamente 7 giorni dopo.
Uno degli imputati nel processo d’appello della strage di Bologna, infatti, si riconobbe in uno dei personaggi, e denunciò l’editore, che ritirò il libro dalle librerie, e decise di rendere pubblico il nome dell’autore: Loriano Macchiavelli. Alla fine, dopo un anno e mezzo, lo scrittore venne giudicato “non punibile, in quanto aveva semplicemente esercitato il diritto di cronaca e di critica, emanazioni dell’articolo 21 della Costituzione, che sancisce il diritto di libertà di stampa e di informazione.”
Nel trentesimo anniversario della strage alla stazione di Bologna il libro è stato ripubblicato da Einaudi.
Un romanzo con tanti personaggi: Jules Quicher, ex agente dei servizi di sicurezza francesi; Claudia, ribelle spirito libero, decisa a vendicare la morte del fidanzato avvenuta nella strage; il generale Dalla Vita, una vita dedicata alla lotta ai poteri oscuri che hanno manovrato la storia dell’Italia; Ceschina, affiliata alla mafia, ma con dei principi e degli obiettivi ben precisi; Vora, uno della Magliana.
Già da questo elenco di alcuni dei numerosi personaggi si capisce come il libro tocchi tanti punti della nostra storia (dopo l’inizio ambientato nei giorni della strage, un lungo flash-back negli anni ’70, prima di tornare nel 1980 a seguire le indagini), fra mafia, banda della Magliana e terrorismo nero, P2, politica.
In alcuni passi sembra di leggere Saviano, quando si leggono le informative del generale Dalla Vita sul potere della mafia, sulla sua internazionalità, e sui suoi agganci con il mondo economico, politico e sociale. In altri ricorda Sarasso e i suoi *Confine di stato* e *Settanta*, solo che Macchiavelli ne ha parlato 20 anni fa.
Come ha scritto Libero Mancuso nella prefazione all’edizione attuale:
Trent’anni, sono trascorsi dal giorno della strage più cruenta vissuta dal nostro paese nel Dopoguerra. Qui, a Bologna, esempio di buona amministrazione, di partecipazione civica, simbolo e vanto per decenni del più forte partito comunista d’Occidente. Trent’anni, che non sono serviti a ridurre la forte emozione che si rinnova ogni anno, lì, sotto la stazione centrale, dove un orologio è fermo alle 10 e 25, l’ora dell’eccidio. […] E in questi giorni, per ricordare ancora una volta questi tre decenni, i tanti tentativi di avvelenare le indagini, i retroscena indicibili che mossero le mani degli assassini, Loriano Macchiavelli ci regala un magnifico romanzo, denso di colpi di scena e di sorprendenti intuizioni che contendono alle verità faticosamente ricostruite in tante sentenze, plausibilità, razionalità, verità. […] In altri termini, Macchiavelli ci fornisce la dimostrazione, anche alla luce delle attuali cronache non soltanto giudiziarie, che la realtà in Italia è in grado di competere con le più ardite fantasie letterarie. Che qui da noi nulla è impossibile e tutto può accadere, perché tutto è già accaduto.
*giuliaduepuntozero
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