
A proposito della “rilevanza” sociale e culturale della narrativa contemporanea, credo varrebbe la pena provare a leggere un libro che però non mi pare sia stato tradotto in italiano (spero di sbagliarmi).
E’ Best European Fiction 2010: curato dallo scrittore bosniaco Aleksander Hemon, è un’antologia di scrittori – più o meno giovani – di molti paesi europei (Inga Abele, Naja Aidt, David Albahari, Andrej Blatnik, Steinar Bragi, Juhani Brander, Stephan Enter, Antonio Fian, Josep Fonalleras, Jon Fosse, Georgi Gospodinov, Julian Gough, Alasdair Gray,George Konrád, Peter Kristúfek, Deborah Levy, Valter Mãe, Cosmin Manolache, Christine Montalbetti,Giulio Mozzi, Orna Ní Choileáin, Mathias Ospelt, Victor Pelevin, Giedra Radvilavičiūtė, Julián Ríos,Penny Simpson, Goce Smilevski, Peter Stamm, Igor Stiks, Peter Terrin, Jean-Philippe Toussaint, Neven Ušumović, Elo Viiding, Ornela Vorpsi, Michał Witkowski).
Sia i temi delle storie sia la forma narrativa, dice Tim Parks in una breve recensione , sono a noi familiari, anche se sorprendenti per come ci sono narrati e pieni di forza rappresentativa: familiarità che – pur nella diversità – testimonierebbe una comune sensibilità dello scrittore contemporaneo nel mondo globalizzato. Nell’antologia c’è anche l’italiano Giulio Mozzi, Carlo Dal Cielo, scusate l’errore ma è l’editore che ha fatto confusione [come ci ha detto lo stesso Mozzi nel commento].
Sono storie, sottolinea ancora Parks, frammentate, viste da differenti angolazioni, raccontate in un modo che rende difficile ma interessante per il lettore capire quanto coincida con la realtà la versione del narratore: nessun narratore pretende più di avere una “versione assoluta” degli eventi.
L’antologia, che verrà probabilmente ripetuta nel 2011, potrebbe dunque essere un banco di prova condensato – tanti autori in un solo libro – della capacità della narrativa contemporanea di rappresentare il mondo, di aiutarci a conoscerlo e aiutare a capire noi stessi. Mi compro il libro e poi vi dico il mio parere.
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