
*La bellezza e l’inferno* è il titolo dell’ultimo libro di Roberto Saviano, pubblicato _come *Gomorra*_ da Mondadori Strade Blu, da cui prende nome anche lo spettacolo teatrale, che ho avuto la fortuna di vedere, al Piccolo Teatro di Milano. Lo stesso spettacolo è stato messo in scena nella puntata speciale di Che tempo che fa dell’11 novembre 2009 _che si può rivedere sul sito di Rai.tv.
Il volume è una raccolta di scritti, pubblicati su varie testate _fra cui Repubblica, L’Espresso, il manifesto, Nazione Indiana_ fra il 2004 e il 2009 e rielaborati per questa occasione.
Una carrellata di vicende e soprattutto di persone, fatti collegati alla camorra che con *Gomorra* Saviano ci ha fatto conoscere bene, ma non solo: anche scrittori, musicisti, calciatori, giornalisti, uomini e donne che, per un motivo o per l’altro diventano degli eroi e un esempio per tutti.
Si parte allora da Miriam Makeba, Mama Africa, morta d’infarto dopo un concerto a Castel Volturno di solidarietà a Saviano; si passa a Lionel Messi, la “Pulce”, il calciatore argentino nato con un problema di crescita, che grazie alla sua costanza, alla sua passione per il pallone, e alla squadra che ha creduto in lui, è diventato un fenomeno; a Joe Pistone, aka Donnie Brasco, il poliziotto italo-americano che per sei anni si è infiltrato nella mafia newyorkese, portando all’arresto di centocinquanta mafiosi; ad Anna Politovskoja, uccisa per le sue parole di denuncia, i cui colpevoli non sono mai stati puniti. Si parla del terremoto dell’Aquila e dell’infiltrazione della camorra nella ricostruzione; racconta di quando, insieme a Salman Rushdie, fu invitato all’Accademia dei Nobel a Stoccolma, e della sua gioia nel vedere, per la prima volta in vita, la neve; o di quando andò al Festival di Cannes, insieme a Matteo Garrone e a tutti gli attori per la presentazione del film tratto da Gomorra.
Parla poi della vita che è costretto a fare e del suo lavoro di scrittore:
Scrivere, in questi anni, mi ha dato la possibilità di esistere. […] Scrivere, non fare a meno delle mie parole, ha significato non perdermi. Non darmi per vinto. Non disperare.
Per me scrivere è il contrario di tutto questo. Uscire. Riuscire a iscrivere una parola nel mondo, passarla a qualcuno come un biglietto con un’informazione clandestina, uno di quelli che devi leggere, mandare a memoria e poi distruggere; appallottolandolo, mischiandolo con la tua saliva, facendolo macerare nel tuo stomaco. Scrivere è resistere, è fare resistenza.
Chiude la raccolta con quattro pagine fitte di ringraziamenti, tutti molto commoventi, come sono spesso le sua parole:
A Orhan Pamuk che in Germania ha voluto ascoltarmi e dirmi: “Ti esprimo un mio desiderio, ti prego di ascoltarlo. Vivi.”
Un desiderio che tutti condividiamo.
*giuliaduepuntozero
Per maggiori informazioni sulla campagna di solidarietà allo scrittore *Saviano continua* _vedi foto d’apertura, anche in dimensioni maggiori_ visitate il sito savianocontinua.blogspot.com.
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