Perché leggiamo i libri?

Domenica scorsa sul domenicale del Sole 24 Ore, Davide Rondoni, a proposito di lettura, leggere tanto, poco o per nulla, ci invita a riconsiderare sempre, e sempre di nuovo,
le motivazioni della lettura. (L’aridità uccide la lettura)

In Italia si legge poco – dice Rondoni, – perché mancano le motivazioni.
Bisogna lavorare sulle motivazioni. Si legge

per conoscere se stessi e la realtà attraverso l’uso di parole accese. Si legge per conoscere.

Motivazione esistenziale insomma. La tensione alla conoscenza. Sulla quale dovrebbero lavorare le scuole e anche i neonati “Centri per il libro e la lettura” (quello di Gian Arturo Ferrari).  Rondoni definisce aberrante che i professori di scuola dicano che la letteratura serva a “esprimere sentimenti profondi”. Propone che l’insegnamento alla letteratura sia “facoltativo”. E che sia un insegnamento a leggere. “Se un insegnante non è in grado di farsi seguire dai ragazzi sulla motivazione a leggere, sia invitato fermamente a cambiare mestiere.”

Cosa ci spinge a leggere, dunque?


Ne abbiamo parlato anche in:

– Perchè ci piacciono tanto le storie di finzione?

Perché leggiamo romanzi e racconti? Una risposta di Paul Auster

– Lo scrittore porta la scintilla: quel che brucia lo mettiamo noi lettori

Il destino, le correzioni, franzen e le passioni tristi

Perché leggiamo storie di finzione?

Perché leggiamo? il brivido del destino

Finction, falsificazione, romanzi e racconti [e il perché li leggiamo]

Ciao a tutti 🙂

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11 risposte a “Perché leggiamo i libri?”

  1. Grazie, i miei alunni si tanno appassionando alla lettura e mi chiedono in prestito i libri di cui gli parlo……alllora posso continuare su questa strada?
    Ma siccome credo anche che la letteratura abbia miriadi di sfaccettature e sentimenti profondi…..cosa faccio?

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  2. mah, forse basta trattare i sentimenti dentro la letteratura come aspetti della conoscenza che ci offre… Forse. NOn sono mica certissimo di tutto ciò però; mi limitavo a proporre il tema 🙂

    ciao ciao

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  3. La domanda: “perché leggi/leggo” se la pongono ( ***se*** se la pongono, la qual cosa non darei tanto per scontata e forse tutto sommato e a ben pensarci nemmeno tanto interessante) solo le persone che già leggono.

    Personalmente non credo proprio che alcuno sia mai riuscito a convincere qualcun altro sciorinando motivazioni personali e/o generali debitamente corredate da “varie ed eventuali” a sostegno di un qualsiasi “perchè leggere”.

    Il “perchè si legge” , ed eventualmente “cosa” e “chi” si legge (il “cosa” e il “chi” son dettagli che non mi sembrano irrilevanti) dipende e deriva da cose a volte anche molto stranissime assai che questo articolo di Rondoni si guarda bene dal considerare nemmeno di striscio.

    …Evvabbè, non è mica detto che scrivere su Il Sole24Ore significhi sempre e necessariamente dir cose che abbiano senso.

    Che tristezza, però, questo voler a tutti i costi ingabbiare il “leggere/non leggere” entro schemi precotti

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  4. In effetti, Gabriella, il ragionare sul perché leggiamo mi diverte per motivi diciamo così *antropologici*; ma, come dici tu, riguarda, appunto, chi già legge. Rondoni, invece, ci ragiona in funzione soprattutto di chi non legge o legge molto poco. E il suo ragionamento sulle motivazioni, se preso in astratto, appare un po’ sterile.

    Credo che però se si prova a trasformare il concetto di motivazione in esempi quotidiani – persone che conosciamo e che leggono poco – ecco che forse se si riesce a trasmettere loro l’idea che nella lettura ci sia piacere (diciamo una “Motivazione” forte, fortissima questa del “Piacere”), per contaminazione, per diffusione virale, l’effetto può essere benefico.

    Sempre che ci interessi che qualcun altro provi il piacere della lettura. Per esempio, vorrei trasmettere questo piacere ai miei figli e quando vedo che mia figlia più grande si sta facendo contaminare – ha fatto tutto da sola: io mi limito, senza esagerare a parlarle di quanto sia bello e grande un certo libro che ho letto – ovviamente sono contento. I libri se li sceglie da sola; quasi mai legge quelli di cui le parlo io, però credo che un po’ la sensazione del piacere della lettura lo abbia avvertito, annusato, sentito nell’aria, anche in casa, senza che nessuno l’abbia mai in alcun modo definito.

    Ecco, preso così, in termini “aperti” e sempre ridefinibili, mi sembra che il concetto di motivazione alla lettura sia utile, non credo ingabbi – di per sé – in nulla di precotto. Certo, se invece chi si preoccupa di motivazione entra nel merito e pretende di definire e regolare per altri quale debba essere la motivazione, allora sì che finiamo in una strada senza uscita.

    ciao ciao

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  5. argomento che mi affascina ogni volta ….
    non ho letto l’articolo di ronconi per cui lascio qui due riflessioni sul rapporto scuola/libri a prescindere.
    scuola e libri: a scuola si leggono spesso libri pallosi perchè la lettura, a scuola, è funzionale allo studio dell’autore. voglio dire che si tratta di una lettura diversa e specialistica. io credo che sia giusto così. mio figlio, recentemente, ha dovuto leggere A ritroso di Huysmans, uno dei libri più noiosi che abbia mai letto (io e anche lui). si è lamentato, ha sbuffato e ha letto il libro solo per metà prendendosi un bel 4 nella verifica. però ne abbiamo parlato e abbiamo discusso sulla particolarità di un libro che capisci solo se lo contestualizzi. abbiamo discusso sul fatto che ciascun libro, e ciascun autore, ha uno stile per giudicare il quale bisogna andare oltre il “bello/brutto”, “mi piace/non mi piace” perchè dobbiamo anche essere lettori intelligenti che leggono per imparare ed ampliare prospettive, perchè la lettura deve essere apertura verso il mondo degli altri e non chiusura nei propri singoli mondi. questo ragionamento non ci fa dire: “miiii ora si che amo huysmans”, ma ci permette di capire il perchè a scuola si leggono, anzi si devono leggere, libri di un certo tipo che consentano di capire i “processi” per cui si passa dal naturalismo al decadentismo ecc.
    io non credo che si tratti di infondere ai ragazzi il fuoco sacro della lettura: qualche insegnante ci riuscirà, qualcuno non ci riuscirà. Poco conta, secondo me. Si forniscano strumenti per capire e giudicare: questo è importante. Perché l’amore per la lettura non può essere indotta. Si può stimolare, si può lanciare l’amo, ma indurre è difficile.
    Però, ora che ci penso, mi viene in mente una cosa: io ho frequentato, tanti anni fa, la prima scuola media sperimentale di milano. Era una scuola che prevedeva quello che oggi si chiama tempo prolungato. Si trova in un quartiere non particolarmente elegante o colto di milano. La nostra insegnante di lettere, cristina del vecchio, istituì l’ora della lettura. Avevamo una biblioteca in classe e così per un’ora alla settimana ciascuno doveva prendere un libro, leggerlo e a turno, parlarne. Bè, i miei compagni di classe non erano proprio dei numeri uno. Scalmanati (eravamo la classe peggiore della scuola), grezzi, provenienti da famiglie poco agiate. Eppure questa professoressa, piccolina e, nell’ultimo anno, pure incinta, riuscì a far leggere un libro a tutti quanti. E durante l’ora di lettura c’era l’assoluto silenzio in classe. Roba da brividi e pelle d’oca. Forse bisognerebbe avere il coraggio di fare più cose così. Probabilmente non si incrementerebbe il numero dei lettori, però si permetterebbe a tutti i ragazzi di leggere almeno un libro in un ambiente consono, come quello dell’aula scolastica.

    su quello che ci spinge a leggero, ho già scritto.

    riassumo così: ci sono persone che si fanno le canne per amplificare i sensi, bè, io leggo e mi sconvolgo così!

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  6. Premetto che ho letto l’articolo del domenicale240re i cui toni mi sono sembrati eccessivi: “aberrante”,”massacrata” sono definizioni adatte ad argomenti trucidi; in caso contrario, e cioè quando l’argomento è solo malinconico, come in questo caso, suona stonato: vorrebbe essere d’effetto ma è solo fuori luogo.Comunque il “dispiacere” della la lettura che affligge gli italiani (ronf…ronf…:-) scusate il colpo di sonno che mi coglie tutte le volte che leggo o sento di questa afflizione nazionale)non se possa essere affievolito fino a trasformarsi nel suo contrario e cioè il piacere della lettura, anche creando Centri del Libro e della Lettura. Per i bambini e ragazzi,sono peraltro in accordo con Maria Matera su quella che io chiamo “apertura di finestra”: leggere in classe, parlare di libri a casa, avere libri in casa, vedere familiari che dedicano tempo al piacere della lettura, fa percepire come normale e piacevole, atto quotidiano di cura di sè, il leggere un libro.

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  7. Mi piace leggere anche se non so esattamente perchè leggo, se lo faccio per cercare risposte o che altro. Ma il parlare con gli altri con passione dei libri che stavo leggendo o che avevo letto ha fatto venire voglia ad una persona che mi aveva ascolatato diverse volte di leggere e adesso talvolta è lei che mi suggerisce letture o mi regala libri.

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  8. Gent.mi,
    a parte alcune inutili acidità nei miei confronti, vedo che il mio articolo ha suscitato qui e altrove un bel po’ di reazioni. Segno che il problema è sentito.
    Non ho certo ricette, ma una porposta e l’ho fatta: proporre e poi lasciare libero e facoltativo l’insegnamento in ore di lettura nelle scuole superiori.
    Ne parlerò in un libro in uscita a settembre. vedo invece che molti oltre a dire cose ovvie e magari ad attaccare la mia persona o la mia poesia (non mi riferisco a qui, ma ci sono persone sempre tendenti al basso…) non fanno proposte e di fatto restano conniventi con questo sistema che di fatto mortifica letteratura e giovani. grazie dell’attenzione, dr

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  9. Innanzitutto ringrazio, a nome di tutti i frequentatori abituali del blog, Davide Rondoni per la visita e il commento a questo post che segnalava una sua feconda proposta-provocazione.

    Il tema del leggere – perché leggere, motivazione alla lettura – oltre a essere importante è anche – come già accennavo sopra – un tema che appassiona. Trovo dunque sempre suggestive le proposte di Rondoni: aspettiamo il suo libro sulla questione.

    ciao a tutti

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  10. Siamo coscienti che i libri di carattere giuridico professionale hanno un diverso appealing ma una recensione in merito ogni tanto?

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  11. @Davide rondoni – credo che solo qualcuno che conosca bene il piacere, anzi il PIACERE della lettura possa contagiare chi non ha mai aperto un libro o chi consideri nella lettura “tutto tranne il piacere” e ci sono fior di intellettuali che leggono tantissimo ma restano frigidi. . Una volta , in vacanza con amici, mentre ero appartata a leggere beatamente, qualcuno mi disse :”tu leggi come se mangiassi, mi fai venire fame certe volte.”così come per l’amore e per tutti gli altri piaceri della vita. Il suo articolo è perfetto.

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