
Ho letto questo libro un bel po’ di anni fa, quando era uscito per Adelphi, senza però mai recensirlo su questo blog, nonostante sia uno dei miei libri preferiti. Ora mi è tornato in mente perché è uscito da poco il secondo titolo della scrittrice Miriam Toews, *In fuga con la zia*, pubblicato da Marcos y Marcos; non l’ho ancora comprato, nell’attesa però penso che valga la pena parlare di *Un complicato atto d’amore*.
East Village. No, non il quartiere di New York, ma un piccolo paesino in Canada dove vive Nomi Nickel, protagonista del libro, insieme alla sua famiglia, o meglio, a quello che rimane della sua famiglia:
Abito con mia padre, Ray Nickel, in quella casa di mattoni a un piano sulla statale dodici. Persiane azzurre, porta marrone, una finestra rotta. Niente di che. I mobili continuano a sparire, però. E’ l’unica cosa interessante.
Manca metà della famiglia, la metà più bella.
Tash, la sorella maggiore, è fuggita con un ragazzo, e dopo qualche mese anche Trudie, la madre, ha fatto la stessa fine. Entrambe dopo essere state scomunicate e messe da parte dalla comunità. E sì, perché Nomi e la sua famiglia appartengono a una comunità religiosa, i Mennoniti, “la sottosetta più sfigata cui si possa appartenere a sedici anni”, che
mette al bando i mezzi d’informazione, il ballo, il fumo, i climi temperati, il cinema, gli alcolici, il rock and roll, il sesso a scopo ricreativo, il nuoto, il trucco, i gioielli, il biliardo, le gite in città e l’andare a dormire dopo le nove. Ecco, quello è Menno, fatto e finito. Grazie tante, Menno.
Però Nomi riesce a sopravvivere e ad andare avanti, grazie soprattutto alla sua ironia che strappa davvero tante risate, e che la aiuta a tollerare la partenza delle adorate madre e sorella, a gestire la nuova vita col padre, cucinandogli pietanze in ordine alfabetico (Aringhe, Brodo, Cioccolata,…), a sopportare lo zio, detto la Bocca, capo spirituale della comunità, concentrandosi sulle sue caviglie glabre come due ossi.
In questo libro c’è una frase che mi è sempre piaciuta un sacco:
Il vero collante delle nostra relazione è la musica, vero? ho detto. Travis ha detto sì, shhh, sto ascoltando la canzone.
Sul serio, ho detto. E’ quello che ci ha avvicinati, no? Sì, certo, ha detto Travis e ha alzato un po’ il volume.
Probabilmente la musica ha alterato il nostro DNA e io e te è come se fossimo gemelli, ormai. Lo sai? ho detto. Lo so, ha detto Travis. Anche se saremo lontanissimi sentiremo sempre le stesse cose, ho detto.
Puoi stare zitta un momento? ha detto Travis.
Anche Nick Hornby è un fan di questo libro, che ha citato fra i suoi 40 libri preferiti e che così ne parla in quest’altro articolo tratto da Internazionale:
Forse pensate di non aver voglia di leggere i problemi di qualcuno che è stato allevato dai mennoniti, ma il bello dei libri è che si legge qualsiasi cosa un bravo scrittore voglia farti leggere. E la voce che Miriam Toews trova per la sua narratrice è così vera e affascinante che non dispiacciono neanche duecento pagine in una città senza gioia come l’East Village di Nomi.
*giuliaduepuntozero
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