Antonio Tabucchi, Il tempo invecchia in fretta, Feltrinelli, pp.171
Iniziare il 2010 con la lettura di Il tempo invecchia in fretta di Antonio Tabucchi può essere di buon augurio: l’augurio di incontrare nel nuovo anno altrettanti libri come questo che si fanno leggere tutto d’un fiato. Sono nove racconti, sottotitolo Nove storie e questo numero, non per ricordare Le Enneadi di Plotino, ma piuttosto per ricalcare il numero e il titolo dei racconti pubblicati da J.D. Salinger, autore molto ammirato da Tabucchi.
Come si dice nel risvolto di copertina , i personaggi sono tutti impegnati a confrontarsi con il tempo: il tempo che hanno vissuto o che stanno vivendo e quello della memoria o della coscienza. Suggestivo il titolo che si rifà ad una frammento del presocratico Crizia: “Inseguendo l’ombra, il tempo invecchia in fretta” e, come ha dichiarato lo stesso Tabucchi, inseguire l’ombra significa inseguire le false illusioni, ciò che non è vero, i falsi desideri, perdendo di vista in un certo senso la nostra vita. Il tempo più che passare si sciupa, si invecchia, si raggrinzisce , si sgonfia, svanisce… E’ un tempo che passa, tra sogni e incubi e poi si ferma, torna indietro e rende inquieto, angoscioso il presente, che torna a fuggire via.
Nove storie in cui si sente come sentimento predominante la nostalgia, nel suo significato etimologico come “dolore di un ritorno” che però è impossibile.
Storie di personaggi dalla psicologia complessa che vanno a comporre il volto del nostro tempo “impietoso e futile”, tempo in cui – dice Tabucchi- “Hiroshima ha dimostrato che non siamo eterni e che possiamo essere spazzati via in un secondo”.
Cinque dei nove racconti sono ambientati nell’Europa dell’Est di un tempo postcomunista, dove tanti si sentono dei sopravvissuti senza uno scopo: Bucarest, Berlino est, Budapest, Varsavia, realtà rimasta per noi europei occidentali a lungo sconosciuta, città che hanno visto rapidi e radicali cambiamenti politici, economici e culturali e in cui non è facile dimenticare il tempo passato.
I miei personaggi vorrebbero recuperare un tempo perduto. Siamo abituati alla nostalgia del bello, ma si può avere anche nostalgia del peggio: di un muro o di una prigione
Racconti come intensi frammenti poetici, in cui non c’è una parola di troppo:
Sono lo scrittore della sottrazione piuttosto che dell’addizione e questo non è un libro che giudica, ma che cerca la gente, e soffro per il loro dolore
Viene il tempo per uno scrittore di cercare di misurare ciò che è accaduto: raccontare un avvenimento è afferrarlo, altrimenti ciò che accade è un fiume che ci passa accanto: siamo dei poveri geometri della vita”
La letteratura serve a inoltrarci in questa miniera buia che siamo noi, a farci entrare in questa oscurità di cui siamo fatti con una piccola lampadina sulla testa… raccontare è fare in modo che il mondo sia più leggero, come una bolla d’aria”
Tabucchi dichiara di non avere inventato tutte le storie, ma di essere un ottimo ascoltatore di storie “alcune sono esistite nella realtà …mi sono limitato ad ascoltare e raccontare a mio modo”. Per raccontare ha scelto non il romanzo, ma la forma racconto, che – dice Tabucchi- “è il romanzo di un pigro”, una forma che appartiene alla nostra tradizione, che inizia con “Il Novellino” o i racconti del Decameron, ma che è anche un genere che si presta al nostro tempo presente, quello quotidiano, non tanto quello della grande storia, che resta sullo sfondo.”Il racconto come meccanismo letterario speciale con regole ferree equivalenti a quelle del sonetto, forma conclusa e da leggere tutto d’un fiato.”
Bellissimo in particolare il primo racconto “Il cerchio”, in cui protagonista è una donna quasi quarantenne i cui ricordi sono ricordi di altri, di una nonna che non aveva mai conosciuto. Il libro si apre con queste parole: “Gli ho chiesto di quei tempi, quando ancora eravamo così giovani, ingenui, impetuosi, sciocchi, sprovveduti. E’ rimasto qualcosa tranne la giovinezza- mi ha risposto”. Il racconto un po’ visionario, invece, si chiude con una mandria di cavalli che tracciano un cerchio intorno alla donna e ai suoi pensieri.
Intenso anche il racconto “Nuvole”, che è il colloquio tra Isabel, una ragazza ingenua e un ufficiale italiano che è stato impegnato “in un’operazione bellica di pace” in Kossovo, dove ha subito le radiazioni dell’uranio impoverito. A Isabel insegna la nefelomanzia, l’arte di indovinare il futuro attraverso le “eivoluzioni” della forma delle nuvole. Lascio a voi la scoperta del contenuto degli altri sette racconti. Sono racconti che hanno un tocco lirico e che invitano ad una rilettura, anche perché non sono racconti facili, ma racconti in cui resta sempre qualcosa da assaporare.
Non so perché questi racconti siano stati pubblicati prima in Grecia e in Francia e solo a novembre 2009 in Italia: mi risulta che per un articolo pubblicato dall’Unità il presidente del senato, Schifani, ha querelato Tabucchi che è stato condannato a pagare una multa astronomica di 1.3000.000 euro: Le Monde in Francia e Micromega in Italia raccolgono firme contro questa sentenza. Io ho già firmato.
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