
Ecco, finalmente grazie al ponte di Sant’Ambrogio, sono riuscita a dedicarmi alla lettura dell’ultimo romanzo di Andrea Fazioli, ormai uscito da un po’, *Come rapinare una banca svizzera*.
Ricorderete che ero rimasta folgorata da *L’uomo senza casa*; il primo *Chi muore si rivede* è stato una conferma; *Come rapinare una banca svizzera*, ed. Guanda, l’ha decisamente consacrato fra i miei scrittori rivelazione.
Protagonista anche in questo caso Elia Contini, investigatore privato un po’ solitario, di poche parole, soprattutto quando si tratta di lui e delle sue emozioni, ascolta solo musica francese, legge solo la Divina Commedia, fuma 5 sigarette al giorno, come hobby ama fotografare volpi nei boschi di Corvesco intorno a casa e gettare piccole zattere da lui costruite nel torrente Tresalti in cerca di auspici. E’ un investigatore privato, ma in questo terzo episodio lo vediamo nelle vesti decisamente molto insolite di rapinatore. Tranquilli, non è diventato un delinquente, anzi, come sempre è un galantuomo, e si mette nei guai solo per aiutare un amico di vecchia data, il rapinatore Jean Salviati, il quale, pur avendo appeso i grimaldelli al chiodo, si ritrova suo malgrado nella spiacevole situazione di dover rapinare dieci milioni di franchi da una banca per salvare la figlia.
E così l’eterogenea compagnia formata da un ex rapinatore ora giardiniere, un investigatore privato, il suo braccio destro e la sua fidanzata, un insegnate e una bibliotecaria, si mettono all’opera per l’impresa del secolo, che sicuramente vi terrà col fiato sospeso in un clima di tensione degno dei migliori thriller, fino a un finale tutt’altro che scontato.
Il tutto, come sempre, nella cornice della Svizzera italiana (e non solo):
La Svizzera ha paura della sua bellezza. Tutti quei marciapiedi senza spazzatura, tutti quei giardini e quelle siepi ben curate. Finché una domenica, mentre vai a lavare l’automobile, ti assale un’angoscia. E se qualcuno ci volesse fregare?
*giuliaduepuntozero
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