Sylvan Marechal, Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggere

Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggereAvrei potuto scrivere qualche riga a commento della bellissima immagine proposta da Luiginter, ma la scoperta di questo piccolo libro – Sylvain Marechal, Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggere – con un progetto così esilarante, mi ha fatto pensare che meritasse più spazio nella segnalazione. La casa editrice Archinto ha pubblicato nel 2007 questo libretto, che a sua volta era appena stato riproposto in Francia.

L’avvocato Sylvain Marechal (1750-1803) non è il solito reazionario, ma un illuminista ateo, utopista, che ha fatto sentire la sua voce nel contesto della Rivoluzione francese e il progetto è del 1801, cioè in tempi in cui già c’era stata Olympe De Gouges con la sua Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina (1791), pagata con la testa mozzata dalla ghigliottina “per aver dimenticato le virtù che convenivano al suo sesso”.

Ebbene sì Sylvain Marechal, illuminato dalla dea Ragione e persuaso di agire nell’interesse della collettività ,si sente in dovere non di fare le solite quattro chiacchere su doveri e diritti delle donne,  ma di stendere un  vero progetto per vietare alle donne di imparare a leggere e lo fa con serie e rigorose argomentazioni.
Il testo della legge è preceduto dai “motivi della legge”, un elenco di “Considerando” a sostegno della proposta, il cui incipit recita “Di conseguenza: la Ragione vuole, ribadisce, disapprova, soffre, dichiara, non consiglia, raccomanda, invita, proibisce, concede, dispensa, propone

considerando: Che imparare a leggere è, per le donne, qualcosa di superfluo e nocivo al loro naturale ammaestramento: è un lusso, il cui pressoché costante risultato fu la corruzione e la rovina dei costumi. […] considerando Che l’intento della natura, buona e saggia, è che le donne dedite esclusivamente alle cure domestiche si sentano onorate di tenere tra le mani, non un libro o una penna, bensì la rocca e il fuso. […] La felicità del genere umano si fonda interamente sui costumi domestici. […] considerando: Che l’erudizione di Madame Dacier le fece cambiar sesso; nelle sue dotte disquisizioni, dimenticò tutta l’amabilità del proprio. […]  di  conseguenza: La Ragione vuole (anche a costo di sembrare incivile), che le donne (nubili, maritate o vedove) non ficchino mai il naso in un libro, né impugnino mai una penna. […] La Ragione vuole che ogni sesso stia al suo posto, e che ci resti. Le cose vanno male, quando i due sessi invadono i rispettivi campi. La luna e il sole non brillano insieme. La Ragione vuole che una donna possa votare in un’assemblea di famiglia; la Ragione disapproverebbe assai che le donne esprimessero le proprie opinioni in un dibattito dell’assemblea nazionale. Il primo dei due sessi, rappresentante naturale dell’altro, discute e decide per entrambi. La voce di una donna tra i legislatori suonerebbe fatalmente cacofonica. Che vadano al mercato, invece!…In attesa che analoga decisione venga presa per molti altri libri, tutte le opere composte da o per le donne saranno ammassate quanto prima in un unico deposito. La fiaccola della critica farà della maggior parte di questa massa di volumi, un sacrificio purificatore in nome del buonsenso.”

E ancora al punto XII:

La ragione vuole che i mariti siano gli unici libri delle loro mogli, ove giorno e notte esse imparino a leggere il proprio destino

e per finire, ma ci sarebbe ben altro di tragicamente  comico

la donna perde in avvenenza  e in verecondia nella misura in cui accresce la sua cultura e il suo talento. Nella vita domestica “regnano scandalo e discordia quando la moglie ne sa quanto o più del marito”. E poi, “quanto deve essere faticosa la vita domestica per una donna che scrive libri, accanto a un uomo che non li sa scrivere…quanto è ridicolo e rivoltante vedere una ragazza da marito, una donna di casa o una madre di famiglia che infilano rime, imbastiscono parole e si macerano sui libri, mentre la sporcizia, il disordine e la privazione regnano in tutta la casa”.

Che ne pensate? Sulle donne se ne sono sempre dette tante, ma un progetto come questo in tempi di illuminismo è sconvolgente.

Sylvain Marechal, Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggere, Archinto, 2007, pp 135

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15 risposte a “Sylvan Marechal, Progetto di legge per vietare alle donne di imparare a leggere”

  1. Rimango sempre interdetta e confusa da tali decaloghi su quel che alle donne conviene fare ; che ci sia la dea ragione a solleticare certe idee o, quasi sicuramente , la religione , come accadde ad Ipazia di Alessandria , tutto sta a dimostrare che l’acquisizione di un grosso prestigio di tipo culturale da parte delle donne faceva -voglio parlare al passato- molta paura. Una paura oscura da far perdere la testa, in tutti i sensi .

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  2. Si, è vero, è un libro che è molto politically correct riproporre adesso per dire: “vedete quel che caspita pensavano di noi?!?”.

    Trovo cosa giusta e buona che questo libro venga debitamente ricordato.

    Penso però che la proposizione risulti politically correct in data odierna, ma domani chissà. Magari qualcuno alza l’ingegno e rispolvera persino il Maresciallo. Che ne sappimo?

    Se qualcosa dalla storia ho imparato (e continuo ad imparare) è proprio che non si può mai dire “mai più” e che non si può/non si deve mai dar nulla per scontato ed acquisito (o perso) una volta e per tutte.

    …In quanto al perchè leggere libri (ma *quali* libri? O voi pensate che sia sufficiente leggere per leggere? Su questo punto glissano tutti molto elegantemente — smile) dovrebbe automaticamente accrescere il livello di consapevolezza e di cultura di tutti noi me per prima beh, su questo mi permetto di dire che nutro sostanziosi dubbi.

    Mi vien da ridere al ricordo del maschione Flaubert che per pagine e pagine ci mostra una Emma che si fa andare in pappa il cervello a furia di star sdraiata a legger romanzi — proprio come nel quadro di Winslow Homer .

    Quali romanzi legge Emma, se questi romanzi lui Gustavo li giudicasse buoni o no bbbbuoni, il Gustavo si mostra molto accuorto nel non farcelo sapere — smile)

    Bah. In fondo che ce ne importa.

    In fondo credo che l’importante sia affermare che ciascuno (uomini e/o donne che siano) debbano esser **liberi** di legger cosa a loro più piace.

    E su questo credo si possa ottenere un consenso ecumenico.
    ^__^

    O no?

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  3. non mi meraviglio del contenuto della dissertazione.

    voglio dire: noi donne votiamo solo dal 1945. cioè 1945. e di acqua (diciamo così) sotto i ponti ne era passata tanta.

    ma sono ancora tanti i paesi in cui l’idea di una donna che legga, studi, pensi fa paura.

    ma aggiungo provocatoriamente: siamo sicuri che da noi, in pieno occidente, le donne siamo considerate davvero degne di considerazione?

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  4. Maria Matera hai fatto benissimo a ricordare la data del diritto del voto alle donne in Italia: 1945.

    Il tuo bel commento mi evoca altre connessioni (perdonami ma sai com’è: da cosa nasce cosa e da un pensiero nascono altri pensieri).

    Si narra che Anna Banti (Anna Banti! Proprio lei! La Sfinge! Quella che faceva paura a grandi autori e piccini pennivendoli) uscendo dal seggio aveva le lacrime agli occhi per la commozione, perchè per la prima volta le era stato permesso (a lei, una donna) di votare.

    Quel che dovremmo aver tutte/i ben chiaro nella capoccia è che le conquiste, piccole o grandi che possano essere, non sono mai conquistate per sempre, che i diritti non sono mai acquisti da qui all’eternità.

    …Ma forse è proprio vero che ogni generazione è costretta a ricominciare tutto daccapo, e deve prima sbatter la testa nei muri, prima di capire qualche cosa.

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  5. Che direbbe il buon “filosofo” di un gruppo di persone-libro a maggioranza femminile che da maggio del 2009 va in giro ovunque a dirli a memoria i libri? E non libri qualunque, ma quelli (passi, righe, capitoli) che ha amato e che ama e che intende, proprio per questo, condividere?
    Non credo allora che sia un caso che questo gruppo di “persone” si ritrovi con tante donne, disposte a dedicare tempo ed energia a un’impresa gratuita che si esercita nella pura economia del dono: dono del tempo, dono della memoria, dono della propria voce.
    L’itineranza stessa diventa allora un fattore significativo: portare le voci dei libri là dove vive la gente. Un fattore di democrazia, di quelle autentiche, che come “le donne che leggono” fanno ancora paura (tanta). Agli uomini e alle donne. Di qualsiasi età.
    Penso che come persona-libro mi prenderò cura di questo “testo”: ne imparerò alcuni passi e lo dirò a voce alta in giro spiando bene tra i visi che mi ascolteranno reazioni ed emozioni.
    Credo che sia la risposta migliore, attraverso i secoli, a chi voleva da noi meno intelligenza e più addomesticamento.

    (www.donnedicarta.org)

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  6. La tentazione di lasciarsi trasportare nei meandri di considerazioni di stampo femministico, ammetto, è forte. E chi lo dice è una che ha subito le angherie concettuali di una madre vecchio stampo la cui “regola” non era troppo dissimile dallo stile del succitato pamphlet. Chiudo la piccola parentesi per dichiarare lo scopo di questo mio intervento. Da un pò di tempo mi sto chiedendo fino a che punto sia presente nelle donne un certo vittimismo che contribuisce a legittimare il sessismo maschile rendendole ancorchè complici e carnefici di sè stesse. E non parlo dell’uso del proprio corpo a discapito del proprio cervello, poichè mi sembra un concetto su cui si è detto tutto. Parlo di qualcosa simile ad un auto limitazione che si colloca mediamente tra le espressioni “è da uomo, ci vuole un uomo, è un mestiere da uomo, etc.” e il fatto solo di pensare, al momento di fare una qualunque cosa, alle prerogative del proprio sesso. Credo che sia quello il momento in cui si perde qualcosa, perchè ci si definisce in un limite o in un privilegio. In sintesi, se provassimo a pensare, vivere e comportarsi in funzione del concetto di individuo di sesso maschile o femminile, piuttosto che come uomo o donna?

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  7. Il fatto è che aveva ragione…Ma per fortuna non è stato ascoltato e le donne hanno letto e scritto così tanto e così bene. Io mi riconosco benissimo nell’ultimo passo che hai citato…ma non ditelo ad alta voce, prima che entri in casa la mia famiglia faccio in modo che la casa sia presentabile!!!

    E’ da poco che ho scoperto il tuo sito ma ne sono entusiasta!

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  8. Mi sono scordata di dire che la copertina di questo libro è meravigliosa.

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  9. Cara Archemilla, cosa intendi esattamente quando scrivi “il fatto è che aveva ragione” ? Forse tra le tue parole c’è una qualche malcelata ironia che non ho saputo cogliere oppure il senso effettivo è quello che si legge..?
    Cosa pensi allora del semplice fatto che un essere umano dica ad un altro essere umano quello che deve fare, dire, “leggere”… sulla base di chissà quale privilegio auto-attribuitosi…? Condividi anche questo?
    p.s. io quando torno a casa, abbraccio e bacio la mia famiglia. La casa, è solo il posto che la contiene.

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  10. Certo il mio è stato un intervento breve ed ironico.
    Intendevo dire che dal suo punto di vista aveva ragione perché per come considerava lui le donne il fatto che queste imparassero a leggere e facessero di questo leggere una passione, le avrebbe veramente cambiate, migliorate e rese libere dal nostro punto di vista, ma peggiorate e rese “inutili” dal suo punto di vista. Ma come puoi vedere, non ha avuto successo quello che lui ha detto.

    Gli dò ragione perché è oggettivo che se una donna ha interessi e passioni si dedica meno a cose più pratiche come la cucina e la pulizia della casa.E’ oggettivo che più aumenta la cultura e la conoscenza più la donna si rende indipendente dal pensiero del marito. Ma questo non significa che sia sbagliato. Anzi, per me non è assolutamente sbagliato. Per lui più di 200 anni fa sì.

    ps. qualcuno sa di chi è il dipinto in copertina?

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  11. No Alchemilla, non ci siamo. Mi sembra più che tu voglia guardare il dito e non la luna. Quando dici – hai visto, non ha avuto successo – è come se legittimassi il diritto di un uomo di stabilire il raggio d’azione di una donna. Il fatto che non abbia avuto successo in quanto Sylvan Marechal è una cosa, mentre è sicuramente discutibile che il successo del concetto non sopravviva tuttora. Sai quante persone conosco che condividerebbero, senza ironia, questi pensieri scritti 200 anni fa?
    Basta guardarsi intorno.

    “Gli dò ragione perché è oggettivo che se una donna ha interessi e passioni si dedica meno a cose più pratiche come la cucina e la pulizia della casa” confesso che questa tua frase mi fa rabbrividire e mi convince ogni giorno di più della strada ancora lunga, e tutta in salita, che questo lato del genere umano deve ancora percorrere.

    p.s. la grafica del tuo blog è accattivante.

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  12. Calma, calma…Non voglio farti rabbrividire. Forse non riesco ad esprimere il mio pensiero.
    Io credo che tutti possano dire quello che vogliono, sta a noi non ascoltarli oppure no.
    Io non posso impedire a qualcuno di pensare in questo modo, ma posso comportarmi come voglio e come ritengo giusto.
    Ci possono essere uomini e anche donne che la pensano così, e ne conosco, ma io non considero la strada in salita semplicemente perché non mi lascio condizionare dal loro pensiero. Io vivo e permetto alle mie figlie di vivere in un determinato modo, se poi attorno a noi c’è chi la pensa diversamente, io non posso far cambiare loro pensiero con la forza e la mia “rabbia” nei loro confronti.
    Forse con l’esempio e mostrando che si vive bene anche liberi, sì.
    Fondamentalmente io leggittimo il diritto di un uomo di stabilire il raggio di azione di chiunque, basta che poi nessuno lo segua…Forse sto ragionando per assurdo.
    Anche la frase che ti fa così rabbrividire non mi sembra così scandalosa, perché è reale, puoi negarlo ? No, è così.

    Ti faccio un esempio: mettiamo che tu vivi dalla nascita cullata e curata da qualcuno, sei trattata con amore e dedizione, hai tutto quello che vuoi, sei al centro dell’attenzione. Poi questa persona inizia a dedicarti sempre meno tempo perchè ha altri interessi e passioni, questo ti darebbe un po’ fastidio, no?
    Ebbene se sei una persona intelligente gioisci della felicità di questa persona e comprendi che quello che ti viene a mancare viene compensato da questa sua felicità.
    Se invece vivi nel 1800 o sei un po’ ottuso per cultura e nascita, questo ti fa molto soffrire e reagisci come puoi, come conosci, come sai.

    Anche in questo caso sei sempre in tempo a cambiare idea…

    Se passerai ancora dal mio blog (e grazie per essere passata) vedrai che io tendo a guardare più il positivo che il negativo.

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  13. Per farti un esempio…Io adesso sono qui a risponderti e mio marito sta preparando il pranzo…Questo è oggettivo…Sylvain Marechal sarebbe sconvolto da questa situazione!!!

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  14. Cara Alchemilla, perdonami la presunzione se sintetizzo il tuo pensiero con un sempreverde “vivo e lascio vivere”. Ovviamente è riduttivo, non ti conosco e non giudico ma questo è un pò quello che percepisco. Dai tuoi toni gentili scorgo una persona serena, appagata (?) e molto intelligente, al contrario della sottoscritta che è un soggetto tormentato e che forse dovrebbe imparare l’arte dell’autocontrollo, perché di fronte a certe logiche proprio non riesce a non dire ciò che pensa, e perché no, a provocare. Forse col tempo maturerò, ma non lo considero un aspetto prioritario :-). Tu dici, giustamente, ognuno può dire ciò che vuole…sta a noi ascoltarlo o meno. Vedi, questo semplice concetto non è sempre applicabile, e lo dimostra il fatto che quotidianamente c’è chi con le sue parole e le sue idee, decide per me, per te e per tutti. E lì, purtroppo, non basta tapparsi il naso e girarsi dall’altra parte.
    Ti faccio un esempio: mettiamo che tu veda un bel vestito in una vetrina e te lo voglia comprare, ma qualcuno ti dice che con quel vestito non puoi andare in giro senza rischiare la lapidazione. Oppure immagina di avere una propensione per le materie umanistiche e che qualcuno invece ti dicesse, no, puoi studiare solo quelle scientifiche. E così via.
    Se ho usato degli esempi estremi è solo per spiegare che non è sempre POSSIBILE essere liberi di non seguire un’idea, di pensare che ognuno può dire ciò che vuole ma poi tu tanto non lo ascolti.
    Altro esempio: oggi io o te, se non ci và per svariate ragioni, non andiamo a votare. Ma questa scelta è un lusso che ci possiamo permettere grazie alla lotta di chi quel diritto l’ha prima dovuto conquistare, e come ben sai, non è passato così tanto tempo dal 1945.
    Se non ci fossero stato chi ha combattuto per la propria idea, oggi i concetti di questo caro illuminista potrebbero essere leggi. Che ne sai. E soprattutto, non avremmo questa preziosissima libertà da te ben riassunta: “Io credo che tutti possano dire quello che vogliono, sta a noi non ascoltarli oppure no.
    Io non posso impedire a qualcuno di pensare in questo modo, ma posso comportarmi come voglio e come ritengo giusto.
    Ci possono essere uomini e anche donne che la pensano così, e ne conosco, ma io non considero la strada in salita semplicemente perché non mi lascio condizionare dal loro pensiero”

    p.s. ti tengo d’occhio per la dieta 😉

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  15. Sei stata chiara. A presto!

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