
Ogni tanto leggo libri giapponesi, in questo periodo per strani motivi abbastanza spesso _vedi Banana Yoshimoto_. Ora ho finito *After dark*, ed. Einaudi, di Murakami Haruki o Haruki Murakami che dir si voglia (per la cronaca, Murakami è il cognome e Haruki è il nome, in giapponese si mette prima il cognome, così da un po’ di tempo anche le nuove edizioni dell’Einaudi hanno il nome dell’autore scritto in questo ordine), scrittore veramente cult, soprattutto grazie a *Tokyo Blues*, originalmente edito da Feltrinelli e ora ripubblicato da Einaudi, come tutti i suoi libri, che in questo caso, per inciso, oltre al cognome ha invertito anche il titolo (*Norwegian Blues. Tokyo Blues*).
I libri di Murakami _abbastanza numerosi per altro_ si dividono in due tipi: quelli totalmente campati in aria, nel senso buono del termine ovviamente, onirici, surreali, irreali; e quelli più ancorati a terra, senza mai esagerare comunque.
Farei rientrare questo *After dark* nella seconda categoria, ovviamente senza esagerare troppo _facciamo un 70% di realismo e un 30% di surrealismo.
Tokyo, mezzanotte, in un quartiere che si anima con il calare della notte e il termine delle corse della metropolitana: locali notturni, supermercati aperti 24 ore su 24, musicisti, impiegati del turno di notte (???), alberghi a ore. Mari, una giovane studentessa di cinese; Takahashi, musicista _suona il trombone in una jazz band; Kaoru, manager del love hotel Alphaville; una diciannovenne cinese, prostituta, picchiata da un cliente e lasciata senza nulla; Shirakawa, impiegato in un ufficio della zona; e infine Eri, una giovane, bellissima ragazza, che ha deciso di dormire, da 2 mesi (in altre parole, dorme da due mesi senza svegliarsi, se no ogni tanto per i bisogno elementari).
Tutti questi personaggi in un modo o nell’altro sono legati fra loro: Mari ed Eri sono sorelle, e Takahashi è amico delle due sorelle _insomma, fa il filo prima a Eri, poi a Mari_, ma è anche amico di Kaoru; la ragazza cinese viene picchiata all’Alphaville, e su consiglio di Takahashi Kaoru chiama Mari a fare da traduttrice; Shirakawa è il cliente violento di cui sopra. Il tutto condito da mafia cinese, donne che si nascondono nel love hotel, musicisti jazz, nell’arco temporale di una notte, che va da mezzanotte alle 7 di mattino, con tanto di orologio disegnato all’inizio dei capitoli.
Questa è la trama. Ma non conta neppure tanto, quello che contano sono le atmosfere, le sensazioni, le emozioni. Scrivevo prima, 30% di surrealismo; si respira un’aria onirica, da sogno: Eri che dorme da 2 mesi, una televisione che la osserva e lei che prima è da un lato e poi dall’altro dello schermo. Noi che siamo gli spettatori.
Scegliamo una di queste case che sembrano tutte uguali e scendiamo dritti. Passiamo attraverso una finestra del primo piano dalle tende color crema abbassate ed entriamo senza far rumore nella stanza di Asai Eri.
Nel letto Mari dorme stretta alla sorella. Si sente il suo lieve respiro. Da quel che possiamo vedere, sembra un sonno tranquillo. Forse perché il suo corpo si è scaldato, le guance sono più rosee di prima. I capelli le ricadono sulla fronte. Probabilmente sta facendo un sogno, oppure è solo un ricordo, ma sulle labbra le affiora l’ombra di un sorriso. E’ passata attraverso un lungo tempo buio, ha scambiato molte parole con le persone della notte che nella notte ha incontrato, ma ora finalmente è tornata al luogo a cui appartiene. Attualmente, almeno per il momento, intorno a lei non vi è nulla che la minacci. Ha diciannove anni ed è protetta dal tetto e dalle pareti. E’ protetta dai giardini tenuti a prato, dai sistemi d’allarme, dalle station wagon tirate a lucido, dai grossi cani intelligenti che passeggiano nel vicinato. La luce mattutina che entra dalla finestra l’avvolge con dolcezza, la riscalda. La sua mano sinistra è posata sui capelli neri di Eri sparsi sul cuscino. Le dita sono aperte dolcemente e un po’ piegate, in un modo naturale.
E’ un sogno oppure è la realtà?
Ho trovato anche per questo libro la recensione a fumetti di Petrella:

*giuliaduepuntozero
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