Un peana per le zebre, Alexander McCall Smith

Giant baobab - foto: Lee Otis, flickr
Giant baobab – foto: Lee Otis, flickr

Ho già parlato di Alexander McCall Smith, a proposito di alcuni titoli del Club dei filosofi dilettanti, serie ambientata a Edimburgo, che vede come protagonista Isabel Dalhousie, filosofa e curiosa della natura umana.

*Un peana per le zebre*, ed. Guanda, fa invece parte dell’altra serie, quella dell’investigatrice privata Precious Ramotswe, titolare dell’agenzia Ladies Detective Agency n° 1. E’ il terzo titolo, dopo *Le lacrime della giraffa* e *Morale e belle ragazze*; li ho trovati tutti molto carini, leggeri e un po’ naive, ma allo stesso tempo molto profondi.

Precious Ramotswe è la prima detective donna del Botswana, ha fondato con i risparmi lasciati dal padre la Ladies Detective n° 1, aiutata dalla signorina Makutsi; è fidanzata col signor JLB Maketoni, titolare del garage Speedy Motors, aspetta con ansia che lui le chieda di sposarlo, ma nel frattempo hanno adottato due orfanelli.

In questo episodio Precious è alle prese con un concorrente, con una nuova attività imprenditoriale della sua assistente signorina Makutsi, nonché con un fidanzato della stessa, e con due casi che saprà risolvere brillantemente come sempre. Non si può definire il libro proprio un giallo, sì, ci sono dei casi da risolvere, ma non sono il centro del romanzo, mai. Il centro vero è invece l’Africa, il Botswana più precisamente, tanto amato da Precious e descritto in passi davvero commoventi.

Devo sempre ricordare, pensò la signora Ramotswe, quanto sono fortunata; sempre, ma soprattutto adesso seduta nella veranda della mia casa di Zebra Drive, a guardare il cielo alto del Botswana, tanto terso che l’azzurro sembra quasi bianco.

*giuliaduepuntozero

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5 risposte a “Un peana per le zebre, Alexander McCall Smith”

  1. io amo moltissimo la serie della Detective n.1 del Botswana, li ho letti tutti in inglese e fanno bene al cuore, nella loro leggerezza profonda. ho trovato invece quelli dei filosofi dilettanti un po’ noiosi e forzati…

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  2. concordo con widepeak: ho trovato il club dei filosofi dilettanti molto noioso…

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  3. Io ho letto il primo della serie (in inglese). Sono divertenti e leggeri da leggere. Spesso gli si rinfaccia che i personaggi non sono descritti in modo molto profondo e sfaccettato. Questo è vero, ma non è mai stato lo scopo dell’autore.
    Tra l’altro questa serie sta dando vita a tutta una sfilza di romanzi simili che usano la scusa della “detective story” per scrivere romanzi leggeri sui paesi in via di sviluppo (per esempio l’India). Non so se con questo tipo di libri si rischi di falsificare la situazione di questi paesi o si celebrino giustamente anche le cose belle che hanno questi paesi (la natura, il calore e l’allegria della gente, la cucina etnica e le stoffe colorate dei vestiti locali).

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  4. Anche a me piacciono molto, e anche io e ho letti alcuni in inglese, che sono ancora più piacevoli, e si leggono davvero molto bene.
    Fra l’altro, hanno tratto da questi romanzi una serie tv, prodotta da Sidney Pollack con regia di Anthony Minghella, che in Italia saranno trasmessi dal 5 novembre sul canale di Sky Lei.

    Invece a me piacciono molto anche quelli del Club dei filosofi dilettanti, anzi, forse di più. Sarà che lego il ricordo della lettura in particolare de *Il piacere sottile della pioggia* a un momento particolare della mia vita…

    Fra l’altro, Guanda ha pubblicato anche un titolo della terza serie, che finora non era stata pubblicata in Italia: *44 Scotland Street*. Non l’ho ancora preso. La copertina però è stupenda, come sempre. Qualcuno l’ha già letto?

    *giuliaduepuntozero

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