A Reggio Emilia è appena terminata la settimana della psichiatria: una settimana ricca di convegni, seminari di studio, incontri con le scuole, rappresentazioni teatrali.
Sabato 19 settembre ho partecipato con interesse e viva emozione alla lettura di brani scritti dai partecipanti a un laboratorio di Scrittura Creativa, sotto la guida della dott.ssa Franca Righi.
Sette donne, in cura presso il centro di Igiene Mentale, hanno letto i loro scritti: i loro volti erano tristi, un po’ assenti, lasciavano trasparire una situazione interiore di disagio e di sofferenza, ma la lettura è stata sicura, determinata, consapevole.
L’incontro aveva un titolo significativo: “Mi racconto, mi rivedo, mi vado a scoprire”. Tra i testi letti ce n’era uno intitolato “ Perché è bello scrivere” e così si sono espresse, mostrando fino in fondo il valore terapeutico della scrittura:
Sandra: Per me scrivere di argomenti artistici, comportamentali è importante, perché di solito scrivo solo di problemi psicologici personali, del mio star male. E’ bello scrivere insieme al gruppo perché poi si legge e si capisce come gli altri vivono certe situazioni…vorrei imparare ad aprirmi di più e diventare capace di osservare di più il mondo esterno.
Carla: Sembra di tornare bambini che ascoltano volentieri la loro maestra. Sembra di essere in un giardino verde che riposa. Sembra di ballare in una valle verde che riposa. Raggiungi il cielo. La scrittura raggiunge le nuvole e proprio su una nuvola ci si può fermare e pensare quello che si vuole. Ci fosse la libertà dappertutto. Solo le nuvole danno libertà piena. Solo si potrebbe pensare come Il piccolo principe. Oh sognare come è bello! Io per esempio, non ho mai potuto sognare in casa mia perché mio padre diceva in un modo, mia madre si innervosiva subito, mia nonna che tutti consideravano vecchia sempre faceva stranezze. Che confusione! Sembrava davvero di essere dentro le canzoni di Carosone..
Donatella: per me scrivere è una liberazione, mi sento più libera, più buona ed anche meno sciocca di quello che posso sembrare sotto a quel cuffione che ho sempre in testa.
Lorena: Quando mi è stato proposto di frequentare il corso di scrittura creativa e poesia, mai e poi mai sarei stata capace di farlo, poi mi sono detta: perché non provare.Così è cominciata la mia avventura con la biro e un quaderno. Se mi viene imposto di scrivere in un determinato momento ho un po’ di difficoltà. Al contrario, nei più svariati momenti della giornata, è come se la biro scrivesse da sola riempendo le pagine di tutte quelle cose che non riesco ad esprimere a voce.Al corso poi leggiamo gli scritti, a me viene da sudare, mi piace invece molto ascoltare i miei compagni di corso e trovo molto bello scambiarci parole, pensieri, emozioni attraverso la scrittura. Devo dire che è un’esperienza meravigliosa.
Carla: mi piace scrivere, veramente ho scoperto tardi di saperlo fare bene e soprattutto che la mia scrittura destava approvazione e interesse…quando scrivo, che sia poesia o prosa, la cosa importante è che velocemente senza interrompere spazio e tempo, il pensiero si faccia parola.Cerco di afferrare anche il pensiero più difficile da articolare, l’immagine a volte più colorita o personale..Sono contenta che il nostro gruppo mi dia la possibilità di riconoscere questo dono che ho. E per dirla con le parole usuali, la mia autostima cresce e mi voglio più bene, scrivendo.
Di Paola invece trascrivo una poesia, scritta dopo la visita ad una biblioteca:
Colloquio con il libro
O libro, sole d’inverno, narri le tue storie i tuoi drammi e le tue angosce: sei come una persona, perché entri nel cuore. Con la grazia di un angelo. Fai vagare il pensiero E la fantasia In lontani ambiti e Reconditi meandri. Penetri nelle più lontane vicende E nei più disparati luoghi Di questa grande Terra Artificio e bellezza di Dio
In questo blog più di una volta ci siamo occupati di Libroterapia senza troppa convinzione, invece mi sembra molto convincente la scrittura come terapia, soprattutto come psicoterapia di gruppo: utile per conoscersi, per buttare fuori quelle emozioni che urgono dentro di noi, per dare sfogo ai desideri più profondi, per mettere ordine nei pensieri, per esprimere sofferenze troppo ingombranti.
Ho letto che in un ospedale di S Benedetto del Tronto si usa la scrittura persino in ambito oncologico.
Mi viene in mente che anche il libro di Cesarina Vighi, che nel 2009 ha vinto a 73 anni il Campiello come opera prima con L’ultima estate, è una scrittura che ha certamente un valore terapeutico, visto che l’autrice, da quattro anni affetta da sclerosi laterale amiotrofica, ha anche difficoltà ad articolare la parola: scrivere è dunque per Cesarina liberazione dal dolore, racconto del passato, diario del presente e immagine futura della propria morte. Del resto che cosa sono anche le opere di molti grandi come Kafka, Proust ,o il Rousseau delle Confessioni, o persino l’ O. Wilde del De profundis ? L’esempio più lampante Svevo che nella sua “ Coscienza di Zeno” parla di scrittura come mezzo per arrivare al fondo complesso del proprio essere,e quindi per capire meglio se stesso. E per concludere come non ricordare la famosa frase di Kafka: “un libro deve essere l’ascia che spezza il mare ghiacciato che è dentro di noi”e questo vale per il libro che si legge, ma ancor più per il libro che si sente il bisogno di scrivere.
Sto leggendo” Vita e destino” di Vassilij Grossman , ma persino per questo libro, in cui si attraversa la storia del 900, così diverso da quelli citati prima, penso si possa parlare di scrittura come terapia per chi come Grossman, stimato reporter di guerra in URSS, fedele all’ideologia di partito, a seguito della destalinizzazione, abbia sentito il bisogno di scrivere , per ripercorrere- come testimonianza e liberazione– il processo doloroso della sua conversione e stabilire la verità attraverso una narrazione epica e corale.
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