Georges Simenon, Le campane di Bicetre

La casa editrice Adelphi continua a pubblicare l’opera omnia di George Simenon e in questo 2009, a 30 anni dalla morte,  Le Campane di Bicetre, scritto in realtà nel lontano 1963.

Non è un giallo, ma appartiene ai  “romanzi psicologici o del destino”, anzi ai cd. ROMANS DURS, come lo stesso autore li ha definiti,quando dopo il 1941 mette al bando”il sentimentale e ignobile Maigret“.

La fama di Simenon  con i suoi ( pare) 400 romanzi, scritti anche con pseudonimi diversi, è legata soprattutto ai gialli di Maigret, ma i riconoscimenti arrivati tardi  dalla critica sono proprio a partire da romanzi come” Le campane di Bicetre”. Lo stesso Simenon  lo considerava importante tanto da avergli dedicato più tempo nella scrittura ed è l’unico a cui abbia premesso  una introduzione.

Non c’è l’ispettore Maigret che indaga per scoprire delitti, ma un personaggio che indaga se stesso, entrando in contatto con la propria coscienza che la frenesia della vita condotta fino a quel momento ha oscurato.

Significativa la dedica”A tutti coloro- professori, medici, infermieri e infermiere- che negli ospedali e non solo, cercano di comprendere e di soccorrere l’essere più sconcertante al mondo: l’uomo ammalato.”

E’ la storia di RENE’ MAUGRAS, un uomo arrivato, direttore di importanti quotidiani a Parigi, che dopo una vita frenetica alla conquista del successo, del prestigio sociale, si ritrova immobile, semiparalizzato e afasico nell’ospedale di Bicetre, un sobborgo di Parigi.

Ritrovato quasi senza vita nel bagno di un famoso ristorante, dove una volta al mese era solito incontrare gli amici, uomini di successo come lui. Si sveglia e subito non  ricorda nulla, poi in quegli otto giorni di ospedale recupera non solo il corpo e l’uso della parola, ma  anche il proprio passato che è scadagliato impietosamente. Fa un bilancio della propria esistenza e il famoso e stimato giornalista si toglie la maschera, si denuda e, a 54 anni, cerca di dare un senso alla propria esistenza, al  correre dietro al successo suo e degli amici “arrivati “come lui. E’ René che si interroga, ma anche ciascuno di noi con le nostre debolezze e paure: è facile riconscerci in chi nel frenetico mondo di oggi insegue falsi valori, mettendo da parte la propria umanità.

Non è la propria salute quel che interessa Renè per il momento. Sono gli altri, di cui sente il bisogno di raschiar via la superficie, convinto, se ci riesce, di arrivare, di vedere più chiaro in se stesso. Ma è possibile?

La malattia, l’immobilità forzata fa vedere un mondo a rovescio, in cui imperversa  il perbenismo borhese, l’ipocrisia, la vanità, l’ambiguità, l’affanno di una vita di lavoro senza tregua, per perseguire con ostinazione un successo poi solo apparente e caduco.

Le campane che si sentono e scandiscono il tempo nell’ospedale di Bicetre richiamano altre campane, quelle della sua infanzia, quelle di Fecamp, una cittadina di provincia di un porticciolo della Normandia, dove suo padre svolgeva un umile lavoro. Il titolo francese usa ANNEAUX e non CLOCHES, cioè non campane, ma ANELLI, quegli anelli che nell’espandersi in anelli concentrici si fanno portatori di memorie passate.

Non cerca più il senso delle cose, le registra o le tira fuori dal fondo della memoria, ci gioca un momento e le ributta via

E così il giornalista “con il suo famoso fiuto capace di individuare il fatto di cronaca che susciterà emozione e il titolo che farà presa” è lì immobile  in una stanza d’ospedale” smarrito, sradicato tra due esistenze a rivedere il mondo dalla finestra”, dove per la prima volta nella sua vita a primavera vede le gemme gonfiarsi sugli alberi del cortile. Eccolo con i suoi pensieri” a volte  sfilacciati a volte concentrati” a fare i conti con la figlia sgraziata con una scarpa ortopedica, con cui ” non ha mai avuto niente da dire” o con le due mogli, Marcella e Lina, soprattutto con la seconda, Lina, che ama ma con cui ha un rapporto di indifferenza. C’è amarezza, ma anche tenerezza; ed eccolo domandarsi:perchè non è al sicuro con lui? Perchè non riesce a renderla felice? Lina che dà sfogo alla sua nevrosi con l’alcol, “Lina disposta a morire per lui, ma non a vivere per lui”.

La malattia gli fa scoprire il valore della normalità. Anche le campane sono il tramite verso la realtà. Eccolo ripercorrere”pagine bianche…come la vita di prima senza importanza, senza sapore, senza odore” e tenere un DIARIO, in cui annotare brevemente ciò che accade in quei giorni, perchè” sente il bisogno di dar forma con una parola a certe impressioni, a certe intuizioni improvvise che ha avuto”.

La lettura di questo romanzo con una trama molto semplice, con la sua scorrevolezza, con la sua prosa asciutta, con il suo stile piacevolmente sobrio, con il suo incipit accattivante  e soprattutto per  la  capacità di scandagliare l’animo umano, mi  ha subito conquistata.

Per questo vi invito a leggerlo e a confrontarci.

GEORGE SIMENON, LE CAMPANE DI BICETRE ADELPHI, 2009, pp 261

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