Avere compassione (co-sentimento) significa vivere insieme a qualcuno la sua disgrazia, ma anche provare insieme a lui qualsiasi altro sentimento: gioia, angoscia, felicità, dolore. Questa compassione designa quindi la capacità massima di immaginazione affettiva, l’arte della telepatia delle emozioni. Nella gerarchia dei sentimenti è il sentimento supremo.
Ho letto L’insostenibile leggerezza dell’essere, adesso, 24 anni dopo la pubblicazione: dunque mi è sembrato che tutti l’avessero letto da tempo.
Riaprendolo una decina di giorni dopo averlo finito, ho notato un segno più intenso lasciato accanto alle righe delle due pagine in cui il narratore ci parla della compassione: del diverso significato profondo che compassione ha in alcune lingue che non usano la radice “passio” ma partono dal sostantivo “sentimento” (il tedesco, il ceco, il polacco, lo svedese, ci dice Kundera), insomma la parola andrebbe tradotta in italiano co-sentimento. Mi sembrava un buon modo per augurare Buon Natale a tutti, Buona Compassione!
(Per chi non lo ricordasse: è nel capitolo 9 della prima parte)
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