“Gomorra” di Roberto Saviano è stato il libro su cui ha discusso venerdì scorso il nostro GdL casalingo: serata di tempesta improvvisa a Milano, adatta al tema che inevitabilmente scuote il lettore.
Mi è sembrato un incontro diverso dal solito. C’è stata un po’ di reticenza all’inizio, forse perchè in questo contesto non è facile trovare delle parole per dire, forse perchè le emozioni smosse da Saviano sono molteplici e disomogenee. Molti non erano arrivati alla fine, data la sua “densità” e quindi la concentrazione necessaria alla lettura, non sempre compatibile con i mille impegni di ognuno, soprattutto di chi oltre a lavorare fa anche la mamma o il papà. Una voce, di solito abbastanza riservata, si è levata per sottolineare invece che la sua è stata una scelta di non proseguire. Mai come questa volta il libro è stato un punto di partenza, un pretesto per poi parlare di noi, in modo esplicito o implicito, ognuno secondo il proprio essere.
E Napoli è diventata Milano e le guerre tra clan le viviamo anche al nord, magari senza kalashnikov e morti ammazzati, ma nella quotidianità dell’incontro con lo straniero, col diverso, con quello che ci sembra un delinquente e quindi fa paura. E la legalità spesso la freghiamo anche noi, pur senza spacciare o ricattare o sentirci criminali.
Ci si è chiesti che fare, concretamente, per cambiare il marcio in cui siamo immersi. Non mi sembra siamo arrivati a conclusioni, ma il dibattito è stato molto acceso, a volte con posizioni radicalmente differenti. E’ stata forse l’occasione per conoscere un po’ di più noi stessi, e i compagni di questo avvincente percorso di lettura.
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