Le parole che non ti ho detto, parole parole parole, è una parola, parole in libertà, e non disse nemmeno una parola, non ho parole. Le parole invecchiano? Il 26 aprile scorso, Stefano Bartezzaghi ha aperto un sondaggio sul sito di Repubblica dedicato ai vocaboli da salvare.
Quei termini che, proprio perché meno usati, stanno uscendo dai dizionari e vengono abbandonati al loro destino. In questo sondaggio, tra le prime 10 voci più votate, per fortuna ci sono: desueto (19%), missiva (12%), baloccarsi (9%), biascicapaternostri (5%), insomma delle parole bellissime. Non è molto più bello dire ti ho mandato una missiva invece di una lettera o di un messaggio? E non è molto più efficace dire biascicapaternostri (ma anche baciapile a me sembra imperdibile) invece di bigotto? E se i nostri figli rivedono l’Armata Brancaleone, come faranno a capire che Gassman sta invitando la combriccola a passare sul ponte quando urla: “trapassiamo il cavalcone!“, se questi vocaboli non esisteranno più?
Ma sembra che funzioni come in libreria, è un problema di spazio. O di tempo (per considerare una parola fuori uso, non deve essere usata per vent’anni). Visto che il problema riguarda le parole scritte (quelle dei dizionari e dei libri e dei giornali ecc.), forse la soluzione sta solo nella tradizione orale. Torniamo a Omero, dunque. Ognuno dovrebbe impegnarsi a usare ogni giorno almeno 10 parole antiche, ricercate, obsolete. Perché anche le parole, come tutto il resto, con il tempo si stratificano, si arricchiscono, assumono significati diversi, ma soprattutto perché come dice Nanni Moretti, le parole sono importanti. O no?
Che bella questa segnalazione.
grazie
elisabetta
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Oh wait. Yes, I have. I’m sorry, but I just don’t have it in me right now to type it all out again. Besides, it was just ramblings anyway. You didn’t want to hear me go on and on about this, right?
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