Il virus della novità contagia anche te?

Riprendendo un post di circa un mese fa , volevo darvi un po’ di dati sulla vita media di un libro (fonte Editrice Bibliografica Milano):

Escono 170 libri al giorno (nel 2000 erano 120). Il tempo di permanenza di un libro in libreria è di 40 giorni (nel 2000 era di 90). In commercio ci sono 600mila titoli disponibili (nel 2000 erano 373.787). La resa media dei libri è del 35% (nel 2000 era del 20 %).

Ora, non so voi, ma a me viene l’ansia. Mi sembra l’abbondanza di Re Mida. E vorrei anche riuscire a perdere tempo in libreria, sfogliando qui e là, senza dover inciampare nei cumuli di Moccia o di Vespa (con tutto il rispetto, eh?). E magari mi piacerebbe trovare Goncharov non in quinta fila o Stendhal senza dover chiedere una scala. Quindi, riprendendo quello che diceva luiginter, più aumenta la scelta e più il lettore diventa informato, consapevole, attento? Insomma, in questa proliferazione incontrollata che a me pare la replicazione di un virus, siete più felici? E quanti di voi in libreria comprano un libro fresco di stampa?

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13 risposte a “Il virus della novità contagia anche te?”

  1. Quasi mai; diciamo uno all’anno; e mi capita quasi sempre con saggi; con la narrativa praticamente mai. Nemmeno con scrittori che conosco e mi piacciono. Non chiedetemi il perche’. Non lo so. Forse è una questione di principio.

    ciao ciao

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  2. Come hai ragione, adesso quando si va in libreria ti senti come aggredito. Una volta ho chiedto il perchè alla Feltrinelli; mi hanno risposto: noi sappiamo cosa vuole il lettore. Ne deduco che io non appartengo più a quell categoria, ma allora perchè ho tanti libri in casa? Ciao Giulia

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  3. Beh Giulia, meno male che sanno cosa vuole il lettore (altrimenti invece che il 35% di resi ne avrebbero il 50) e comunque, se è così, nemmeno io appartengo alla categoria tipo del lettore (e per fortuna, mi viene da pensare).

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  4. Io non sono affetto dal virus della novità. Quasi mai compro libri appena usciti. Però non so bene il motivo. Giudico i libri sfogliandoli (e odio quando non posso) uno ad uno quindi se lo compro o no non dipende dal fatto che sia nuovo. Compro un libro perchè mi interessa non perché è appena uscito.

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  5. A me capita abbastanza spesso di comprare libri freschi di stampa. Ma, come dice *theleeshore”, non mi sento per questo più felice. Anzi. La montagna di novità, la scarsità di strumenti di informazione attendibile, la necessità di dover comprare per scegliere (mentre uno dovrebbe essere messo in grado di fare almeno una parte della scelta prima di comprare) mettono ansia. E il diritto di resa ce l’hanno i librai, non i lettori.
    E’ il tema, che abbiamo toccato più volte in questo blog, del rapporto tra qualità e quantità, degli aspetti positivi e negativi della *long tail* e del regime di abbondanza (se è vera abbondanza). Constato ancora una volta che un tema vitale del dibattito sulla lettura, sull’editoria e sulla critica letteraria è affrontato con grande maturità (anche teorica) dai lettori e dai gruppi di lettura, mentre viene sostanzialmente ignorato da critici, recensori ed addetti ai lavori. Per fortuna che esistono il blog e i GdL.

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  6. Il diritto di resa da parte dei lettori mi sembra una grande idea, egolector. Bisognerebbe segnalarlo agli editori e magari potrebbe diventare un incentivo a pubblicare di meno, puntando magari di più sulla qualità. Certe catene di abbigliamento comunque lo fanno già anche in Italia (e credo che sia una consuetudine americana: se una cosa non ti piace hai 15 giorni per riportarla), quindi perché non intordurla anche nell’editoria? Oppure potrebbe diventare un punto di bookcrossing all’interno delle librerie o un “usato di qualità”, il che comunque avrebbe il vantaggio di dimezzare il prezzo del libro in questione (su certe novità editoriali sarebbe una vera manna per il lettore!).

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  7. Anche se, come ho detto prima, non compro quasi mai freschi di stampa, sono d’altra parte piuttosto ottimista sulle maggori opportunità che una *long tail* del mercato dei libri potrebbe garantire ai lettori.

    Uso il condizionale sia perché molto dipende dalla capacità/possibilità del sistema editoriale di superare i vari vincoli di scarsità (ne abbiamo parlato tempo fa), sia perché la long tail è tale se i titoli disponibili anche per piccoli porzioni di mercato sono anche titoli di catalogo: insomma, non solo novità.

    Una offerta/domanda come quella teorizzata dalla long tail prevede che _la solitudine del maratoneta_ di Sillitoe sia disponibile in catalogo esattamente come Moccia (magari cambierà il numero delle copie).

    Se invece è diciamo così, una long tail imperfetta, così sbilanciata dal delirio degli editori alla ricerca della novità, allora i termini della questione e il relativo giudizio devono per forza cambiare.

    ciao ciao

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  8. Avatar cristina aicardi
    cristina aicardi

    Compro libri freschi, vivo in provincia e becco quel che passa il convento… per il resto compro su ibs o in librerie antiquarie,
    perché Anna Banti e Alba de Céspedes solo lì si trovano…
    Domanda: potrebbe mai oggi come oggi aprire una libreria chi ama i libri e guadagnarsi il pane? o anche solo andare pari con le spese, tenere una libreria come hobby?
    saluti
    cris

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  9. Mi butto nella mischia anch’io (si fa per dire) e ammetto di non comprare libri da anni, pur continuando a leggere (in questo periodo pochissimo però e non narrativa) libri presi in biblioteche (2) della mia città,molto fornite,veloci, attente.
    Questo permette un “assaggio”e molte volte un “reso” rapidissimo.E’ banale ma non per questo meno vero, credo, che
    leggere libri senza comprarli, o perlomeno decidendo a posteriori se fare o non fare un acquisto, può essere una libertà grandissima per il lettore ma un altrettanto grandissimo problema per il mercato editoriale.
    Penso anche che il concetto di “novità” possa essere estremamente personale e cioè che sia nuovo ciò che” io” avverto come tale.

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  10. Cristina, credo che oggi sia molto difficile galleggiare per una piccola libreria e trovo comprensibile che punti più sulle novità che sulla qualità. Altra però dovrebbe essere la strategia delle grandi case editrici: ed è da loro che mi aspetterei uno sguardo più lungimirante sul lettore (e forse anche sul mercato?)

    Sono completamente d’accordo con Marina sul concetto di novità e anzi, confesso un certo pregiudizio sulle nuove uscite editoriali (cosa che mi rende estremamente ignorante sui contemporanei, ma pazienza). Anzi, devo dire che i classici li trovo sempre così nuovi e freschi e pieni di sorprese e soprattutto, non trovo mai quell’affettazione che infesta le pagine di tanti nuovi titoli…

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  11. Leggo le recensioni sui quotidiani, sulle rubriche/libri, sugli inserti, trascrivo su un taccuino che ho sempre in borsa i titoli che mi interessano, anche in libreria sfoglio e annoto.
    E quando compro, compro nelle librerie dell’usato, nei retri dei negozi di bric a brac, dove trovi le vecchie edizioni di Simenon – quelle da 350 lire – compro libri che sono per me “novità” (come dice Marina) ma ci finisco anche io nelle librerie – quelle grandi dove l’offerta ci annienta e disorienta e se compro – quasi sempre novità – alle volte ci “azzecco” alle volte no. Da un due anni a questa parte comunque le novità le adocchio in libreria e le inserisco nei desiderata della Biblioteca.Meno frustrante.
    Jo

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  12. …ecco, *jomarch* parla dei cosiddetti “desiderata”delle bibblioteche…
    l’ultimo di cui ho fatto richiesta è “Acqua di mare”segnalato da *giuliaduepuntozero*. So che molto probabilmente potrò leggerlo, senza acquistarlo, tra qualche mese.

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  13. Molto difficile che compri libri freschi di stampa: ho bisogo di molto tempo, a volte anche un anno, per sapere se quel libro lì vale la pena di comprarlo. A volte la scelta si rivela sbagliata: ad esempio ho rimandato di un anno la lettura diLe correzioni di Franzen, che non ritenevo affidabile ( ma ho risparmiato sull’edizione). Ecco in genere il costo delle prime edizioni è un buon deterrente per impedirmi un acquisto immediato. In genere preferisco aspettare il tascabile. Adesso poi è un periodo che sto comprando solo classici di letteratura antica (Erodoto, Cornelio Nepote, Catullo, Seneca, Apollodoro e via dicendo) ma non so che malattia sia.

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