Dopo averci girato intorno per un po’ – almeno un paio d’anni – ho finalmente affrontato Vasilij Grossman. Non Vita e destino, il suo libro più ambizioso, monumentale affresco della Russia a cavallo fra la guerra di sterminio da parte dei nazisti in Unione Sovietica e le purghe staliniane.
Sto invece leggendo Tutto scorre (Adelphi): attraverso gli occhi e i ricordi e le vicende di Ivan Grigor’evic, che torna dalla prigionia in Siberia, subito dopo la morte di Stalin, vediamo l’Ucraina dello sterminio dei Kulaki, il processo ai medici ebrei, il terrore e la sofferenza dei campi siberiani, le complicità, le paure, le bassezze di chi si è salvato dall’arresto e dalla deportazione. La costruzione del totalitarismo sovietico da parte di Lenin.
Grossman è uno degli scrittori di cui parla Tzvetan Todorov in Memoria del male e tentazione del bene (Garzanti). Grossman morì nel 1964 senza sapere se i suoi scritti sarebbero mai stati pubblicati. Tutto scorre lo sarà nel 1970, Vita e destino nel 1980, in occidente.
Come ci ricorda Todorov (il cui libro ho citato più volte e mi sembra una lettura decisiva per capire il secolo dei totalitarsmi), Grossman sentiva a lui vicino Cechov, che ha portato alla letteratura russa un “nuovo umanesimo centrato sulle idee di libertà e di bonta”.
Centrale per le riflessioni di Grossman è l’elogio della bontà opposto alle dottrine del bene, che pongono al vertice dei valori un’astrazione e non gli individui.
Letture fuori tempo?
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