Paul Ginsborg, La democrazia che non c’è

Paul Ginsborg, La democrazia che non c’è (Einaudi) potrebbe essere uno dei libri candidati alla lettura del gruppo di lettura sull’etica, la partecipazione, la democrazia, l’identità ecc., insomma il gruppo che ha appena letto Amartya Sen, Identità e violenza (Laterza), e che sta leggendo in questi giorni, Roberto Saviano, Gomorra (Mondadori).
Del libretto di Ginsborg scriveva martedì, tra l’altro, Gustavo Zagrebelsky su Repubblica, in un bell’articolo sulla democrazia, la libertà, la responsabilità, la rappresentanza politica, e la selezione delle istanze della società che le classi politiche scelgono di rappresentare.
Questa la scheda Einaudi del libro:

La democrazia è un sistema politico mutevole e insieme vulnerabile. Per rivitalizzarla oggi è indispensabile connettere rappresentanza e partecipazione, economia e politica, famiglia e istituzioni.

Come si fa a proteggere il dono politico piú prezioso dei nostri tempi, quello della democrazia? Certamente non con la sua esportazione forzata, né con la difesa miope di un modello rappresentativo già antiquato, né con l’assegnazione del potere politico a una sfera separata, dominata dai politici e dai partiti. No, per proteggere la democrazia bisogna rianimarla e ripopolarla. Bisogna creare una democrazia all’altezza del momento storico – una democrazia partecipata, di genere, economica e non solo politica, che esce dal «palazzo» ed entra nella cultura della gente.
Partendo da un confronto tra Karl Marx e John Stuart Mill, due voci che percorrono l’intero saggio, Ginsborg ci spinge a immaginare una democrazia diversa, piú quotidiana e incisiva.

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7 risposte a “Paul Ginsborg, La democrazia che non c’è”

  1. Mi interessa molto leggerlo.

    Reale ne ha parlato a ‘Damasco’ trasmissione radiofonica di Rai Tre il 19-1-2007 (forse disponibile al sito dei podcast Rai) ed è stato convincente.

    Qualcuno lo ha letto? magari non solo per diletto…

    Ciao

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  2. Maqroll, lo leggerà uno dei gruppi di lettura di Cologno Monzese. Presto lo prenderò in mano anch’io: fra poco uscira’ dunque qualcosa d’altro sul blog, in proposito

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  3. Il testo di Ginsborg * Democrazia che non c’è* è stato ampiamente richiamato ed elogiato sulla stampa. Oltre a Damasco, a cui fa riferimento Magroll, ricordo, a dicembre, un bell’ intervento di Zagrebelski su * Repubblica*.
    Si tratta di un saggio breve ( 150 pagine) che si legge con facilità . Ginsborg , partendo da una finzione relativa ad un incontro tra il liberale Mills e il comunista Marx) , analizza in parallelo gli aspetti peculiari dei due pensieri ( liberalismo e comunismo) , in relazione ad un – diciamo così- tasso di democraticità .
    Se apparentemente ( Todorov insegni) , il comunismo sembra non avere rivali nel perdere e la gara di democraticità, tuttavia è la democrazia * rappresentativa* ad avere perso- soprattutto nei paesi occidentali- seguito e autorevolezza. Mentre è il comunismo, con l’ originaria esperienza ( presto abbandonata) della Comune di Parigi e dei soviet, a presentare un modello di democrazia in senso pieno.
    Ginsborg guida il lettore nell’ analisi del percorso storico- politico che ha portato a questa situazione di disaffezione ( tanto per usare un eufemismo) dalla politica da parte del cittadino.
    In un certo senso, la sua disamina ricalca visioni già divenute patrimonio comune ( politica spettacolo, intreccio tra politica rappresentativa e capitale ecc…) , ma la panoramica che egli ne fa è chiara e utile.
    D’ altronde, egli non si ferma all’ analisi, ma propone anche una nuova prassi per rivitalizzare la democrazia. E’ la società civile- sostiene- che deve riacquistare vigore e presenza nella * sfera pubblica*; sono i cittadini che devono essere presenti nella sfera in cui si prendono le decisioni.
    Ecco che la * democrazia deliberativa* ( Comune di Parigi, soviet, Port Alegre) rappresenta l’ unico mezzo perché la politica ridiventi il luogo in cui sono gli interessi generali, e non quelli particolari, a prevalere.
    Il discorso è interessante e ricordo che le esperienze di deliberazione stanno prendendo timidamente piede , anche se negli Stati Uniti – cosa che io ho scoperto da poco- esistono leggi federali che impongono la deliberazione soprattutto nelle decisioni di natura urbanistica.
    Però, però…
    Ho come l’ impressione- considerato che condivido l’ idea- che il tutto non sia così facile e indolore.
    Se è vero che ormai molti opinionisti non hanno remore a parlare di oligarchia politica ( Rodotà) , mi chiedo se davvero sia così semplice cambiare questo sistema di potere .
    Insomma, i politici, chiusi nel loro cerchio, accetterebbero di buon grado di cedere e i cittadini saprebbero che il tutto implicherebbe una nuova visione ed un nuovo impegno pubblico e non individualistico ?

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  4. Mi rifaccio vivo su questo volume, letto e affascinato, e trovo molto interessante la nota di Renza.

    A Lei voglio segnalare Sen “La democrazia degli altri”, magari noto, ma che mi ha fortemente incuriosito (non è il genere di letture che mi fanno aprire un libro o leggere una controcopertina).
    Grazie al commento citato il libro del Nobel fa riflettere su altre situazioni oligarchiche.

    Tornando a Ginsborg, in questi giorni di crisi politica, l’idea di una democrazia deliberativa appare quanto mai utopistica. Viviamo una sceneggiata recitata da rappresentanti, scelti dai partiti non dagli elettori, che esibiscono crisi di coscienza personali staccandosi dalle indicazioni del partito che li ha portati a posizioni elitarie cui la comunità difficilmente li avrebbe delegati…

    Mi scuso per lo sfogo ma libri come quello di Ginsborg e Sen fanno pensare, pensare male e pensare che è necessario approfondire e correggere comode interpretazioni personali del mandato affidato ‘democraticamente’.

    Grazie per ulteriori commenti.

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  5. Ricordo a tutti gli amici che uno dei Gruppi di lettura di Cologno discuterà del libro di Ginsborg, _La democrazia che non c’è_, il 22 marzo alle 21, in biblioteca a Cologno Monzese.

    ciao
    _L

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  6. Grazie, magroll, dell’ indicazione del libro di Senn, lo cercherò sicuramente. Oggi trovo che sia estremamente difficoltoso soprattutto “rappresentare” la realtà. Capire i termini effettivi delle questioni. Ti confesserò un certo pessimismo rispetto alla situazione di crisi
    “ democratica” che stiamo vivendo, ho l’ impressione che sia una crisi strutturale e non passeggera.
    La democrazia deliberativa potrebbe essere un tentativo, ma è necessario che tutti ci si renda conto che non è una soluzione facile.
    Intanto, perché occorre che chi può fare le leggi decida di cedere una parte del suo potere e non certo quella relativa a cose secondarie. I bilanci e i piani urbanistici devono essere i punti da sottoporre a deliberazioni, poiché rappresentano i luoghi in cui il potere diventa effettivo ( redistribuzione delle ricchezze, occasione di concentrare le ricchezze).
    Dall’ altra parte, i cittadini devono sapere che deliberare significa impegnare molta parte del proprio tempo libero per studiare i problemi e per identificare soluzioni.
    La democrazia rappresentativa , purtroppo, è fatta a misura di questo mondo dato ai divertimenti . Io ti voto e tu mi lasci libero di fare ciò che mi pare ( guardare la tv, divertirmi ecc) . Nello stesso tempo, non bisogna pensare con leggerezza al fatto che la “politica” ( nel senso di gente che vive di essa ) è, secondo la definizione di Emanuele Orlando, “ la più grande industria italiana”: circa un milione di persone vivono di democrazia rappresentativa.
    Ribadisco, non sarebbe ( sarà ?) un passaggio indolore.
    Aspettiamo quindi i commenti del gruppo di Cologno Monzese.

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  7. Aggiungo, magroll, a proposito del tuo accenno ai recenti fatti parlamentari che ho trovato interessante l’ articolo” La dittatura della coscienza” di Galimberti su ” Repubblica” di oggi .

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