CREUZA: dicesi quella strada fuori di città, che traversando dalla strada principale mena per le ville (Giovanni Casaccia, Vocabolario Genovese-Italiano).
Passata qualche mese dalla scorpacciata estiva di Bruno Morchio con il suo investigatore privato Bacci Pagano, esaltata dalla nuova uscita con Garzanti (*Con la morte non si tratta*), ho ripreso in mano il terzo volume dello scrittore genovese, pubblicato ancora con Frilli Editori: *La creuza degli ulivi. Le donne di Bacci Pagano*.
Ancora estate, ancora Genova, soffocata dal caldo e dalla maccaia. Finiti da poco gli scontri del G8, si respira molta politica in questo giallo. Un omicidio misterioso che coinvolge un noto chirurgo milanese, invischiato in loschi affari di corruzione. La donna uccisa è una conoscente di Bacci, amica della sua fidanzata, collega della sua amante, amante a sua volte del marito di una sua cliente. Insomma, una storia ricca di donne (da cui il titolo).
Tante citazioni letterarie (la morta era un’appasionata di gialli e poesie spagnole) e musicali, in primis, ovviamente, De Andrè. La morta, guarda caso, abitava in una creuza a Sant’Ilario (da cui il titolo), come Bocca di Rosa.
Nonostante tutto, però, lo sto trovando un po’ noioso. Troppa politica, da sessantottino, un po’ lento, troppi pensieri e riflessioni del povero Bacci, che alle prese con tutte queste donne è un po’ alle strette. Non mi sta convincendo come gli altri due.
*giuliaduepuntozero
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