I libri postumi mi lasciano sempre un po’ perplessa, soprattutto quando l’autore è morto da un bel po’ di tempo. Come mai spuntano fuori proprio ora? Sono veri? Rimaneggiati? E’ solo per lucro, o veramente come spesso si sente dire, per il bene di noi lettori?
Stamattina su *Almanacco dei libri*, l’inserto del sabato della Repubblica, ho scoperto che è uscito un libretto per la e/o, del mio amato Izzo (luiginter, prendi nota): Aglio, menta e basilico. Marsiglia, il noir e il Mediterraneo, in quella bella collana con le copertine nere e seppia, Assolo. Nonostante i miei pregiudizi sui libri postumi, ammetto che sto per correre in libreria a prenderlo, perché penso che tutto quello che è uscito dalla penna di Izzo non vada perso.
Pino Corrias nel suo intervento su Repubblica scrive:
Il grande Jean-Claude Izzo diceva di considerarsi un vero marsigliese: “Cioè a dire in parte italiano, in parte spagnolo e in parte il resto del mondo”. Prima di andarsene malamente, a 55 anni, ci ha lasciato tre notevoli romanzi noir, una raccolta di racconti, più una cosa di dettagli che ci riempiono di nostalgia. Tra i dettagli c’è la sua scrittura serrata, il nero dei vicoli, le malinconie, la sua insofferenza per i razzisti e per il veleno di Le Pen. Ci sono un paio di tramonti sul Vieux Port, le citazioni da Rimbaud e Camus, alcune ricette per le acciughe, la luce opalescente del pastis con giaccio, le sue idee originali sul poliziesco. E poi ancora: il profumo del cassis, due note di Miles Davis, la solitudine che non passa mai, un’idea del Mediterraneo come luogo di intrecci, come un sentimento da condividere. […]
Come si fa a non amare questo scrittore?
*giuliaduepuntozero
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