Tanto per cambiare, sto leggendo un libro di Joyce Carol Oates, *Blonde*. E’ la storia di Norma Jeane Baker, in arte Marilyn Monroe. Biografia romanzata, ci tiene a sottolineare la Oates nella prefazione. Io non me ne rendo conto, perché della Monroe, mi sono accorta, non so proprio nulla, se non qualche immagine nei ricordi.
Bellissimo, comunque, come al solito. Ogni libro che leggo, mi stupisco di quanto sia brava questa scrittrice (e non ha ancora vinto il Nobel per la letteratura, accipicchia).
La cosa che mi soprende di più, se ci devo riflettere, è la sua capacità di presentare la realtà (perché di realtà si tratta, anche se è un romanzo) da punti di vista diversi. Detto così, sembra banale. Però in *Blonde* ti presenta la narrazione di volta in volta con gli occhi di persone diverse: la piccola Norma Jeane nel capitolo *Bambina*, la ragazzina orfana e spaurita quando diventa adolescente, la donna matura più avanti. Ma non finisce qui. Ogni tanto, ci sono dei capitoli corali (che tanto ho apprezzato in *La ballata di John Reddy Heart*), quando ad esempio Norma si presenta in pubblico; in questo caso, è con la gente comune che ci immedesimiamo, sembra quasi di essere lì anche noi in mezzo alla folla in delirio.
Grandioso.
Poi, ovviamente, un altro merito va per la bravura della Oates di scrivere di donne. Norma Jeane ci viene presentata come un vero e proprio essere umano, con le sue debolezze, ma anche i suoi pregi e i suoi talenti, al di là del suo essere pubblico. Senza però adularla o metterla su un piedistallo. La storia di Norma Jeane-Marilyn potrebbe essere quella di qualsiasi donna alle prese con una madre pazza e un padre inesistente, una gran voglia di essere amata e l’incapacità di trovare qualcuno che ne sia veramente capace, il desiderio di essere accettata, che sia da poche persone, come da tutto il mondo.
Da leggere.
*giuliaduepuntozero
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