Ne abbiamo parlato al Convegno Stelline 2024 (insieme a molte altre questioni sulla condivisione della lettura)
È un’idea piuttosto banale quella che vorrei proporre alla riflessione in questo breve intervento; la formulo così:
Ciò che importa veramente in un gruppo di lettura, e in generale a proposito di condivisione della lettura, è ciò che pensano, vedono, dicono e fanno le lettrici e i lettori.
Sembra banale anche perché, in effetti, quando si affronta l’importanza di assumere la prospettiva dei lettori, nessuno, in linea di principio, si dice in disaccordo.
Troppe volte invece tale punto di vista viene dimenticato, o messo tra parentesi. Quasi sempre lo si accantona in buona fede.
Altre questioni, in genere organizzative, prendono il sopravvento: preparare il calendario degli incontri, pubblicizzare l’iniziativa, individuare lo spazio adatto, decidere chi coordina, magari anche trovare le copie dei libri da distribuire ai partecipanti. Oppure, nel caso delle librerie che ospitano i gruppi di lettura, la necessità di vendere i libri, per giustificare economicamente l’impegno. O, ancora, la tentazione di mischiare la pratica della condivisione con la pratica della presentazione di un libro, nella quale la voce protagonista è quella dell’autrice o autore, non quella dei lettori.
FARE COSE CON LA LETTURA
Dimenticare il punto di vista dei lettori dei gruppi di lettura ha a che fare con la più generale trascuratezza di un fenomeno che potremmo sintetizzare chiamandolo l’agire dei lettori. Nel senso che i lettori fanno cose con le loro letture. E non mi riferisco qui all’uso funzionale della lettura, quando si studia un manuale universitario o un libretto di istruzioni di una lavatrice.
Mi riferisco invece all’uso della lettura legato, per così dire, alle passioni, le passioni di lettura.
Con questo agire Il lettore lascia tracce di sé in quanto lettore. Perché le letture entrano nelle vite, si intrecciano alle vite e le vite si specchiano nelle letture, le letture trasformano le vite, a volte d’improvviso, più spesso lentamente, come una cascata che leviga la roccia, e le dà forma. Le letture vengono usate per plasmare gli sguardi sul mondo. La lettura è sempre in dialogo con la vita e col mondo. Estende se stessa in varie forme/pratiche/contesti. (1)
Queste attività con la lettura/attorno alla lettura e per la lettura, sono quindi, perlopiù, attività di discorso – quindi di relazione – che vogliono trovare ascolto e interlocuzione.
Gli interlocutori preferiti dai lettori per queste attività di discorso sono in genere i co-lettori, gli altri lettori che hanno letto o stanno leggendo o vorrebbero leggere lo stesso libro.
Il libro diventa così una sorta di tavolo attorno al quale ci si siede per conversare, discutere, ascoltare e narrare, raccontare se stessi. Un tavolo che, come scriveva Hannah Arendt, mette in relazione ma allo stesso tempo tiene separati, favorisce e salvaguarda l’espressione delle differenti prospettive di ciascuno sul mondo e sulla vita. (2)
Questo tavolo ha anche un’altra caratteristica fondamentale e dirimente: quella di essere (quasi sempre) un luogo pubblico. Fatto che aiuta a sottrarre la lettura dalla custodia di una presunta condizione “privata”, di isolamento del lettore, nella quale spesso, superficialmente, la si confina. (3)
Confinamento improprio; in primo luogo perché la lettura, anche quando il discorso che genera non trova casa in un gruppo di lettura, è sempre orientata al dialogo, alla relazione col mondo nel quale il lettore vive. Ma tanto più improprio perché il carattere pragmaticamente pubblico della relazione intorno alla lettura nei gruppi (almeno nei gruppi che si incontrano nelle biblioteche, nelle librerie, nei centri sociali) rende questa esperienza un luogo di azione, di, se pure modesta e circoscritta, partecipazione civile. (4)
È un ragionamento che può portarci molto lontano.
Mi limito a sottolineare due questioni relative alla natura non privata della lettura, e del suo tracimare, nella vita, nel mondo delle relazioni, delle cose che i lettori fanno con essa. All’agire pubblico dei lettori, insomma. Questioni che i gruppi di lettura chiamano sempre in causa.
La prima questione riguarda le passioni di lettura, la seconda fa riferimento invece al luogo e al tempo privilegiati nei quali il gruppo di lettura esprime le possibilità per i lettori di agire: la scena, per così dire, della discussione.
LE PASSIONI DEI LETTORI
Possiamo dire che in buona misura è proprio attorno alle passioni di lettura che si genera il discorso della condivisione.
Chi si preoccupa di creare e far funzionare un gruppo di lettura dovrebbe per prima cosa accogliere le passioni che in esso ci porteranno i lettori. Per lasciare spazio, nel discorso dei lettori, agli “effetti che le passioni generano, proprio come un campo di forze, nelle pratiche di lettura”. (5) Luca Ferrieri, che ha contribuito in modo decisivo a mostrarci come la condivisione sia parte saliente delle “pratiche” di lettura, ci ha fornito qualche anno fa una rassegna meditata proprio su letture e passioni; una fenomenologia delle passioni che ci può aiutare parecchio ad accogliere le lettrici e i lettori nei gruppi.
Pensiamo per esempio all’empatia, nel nostro caso particolarmente importante. Intesa, l’empatia, come “capacità, leggendo, di comprendere, di sentire e perfino di agire con l’altro, o come se fossi l’altro”. (6)
Non dobbiamo cadere in idealizzazioni ingenue dell’empatia – la lettura ne mostra, dice Ferrieri, le corde, in particolare del suo “presunto altruismo, sperimentando come si possa combinare la generosità nella fruizione culturale e la grettezza nella vita vera”. D’altra parte però, “se l’empatia esiste, è principalmente nella lettura che possiamo farne esperienza”. Nella lettura insomma siamo “in grado di capire l’altro, di sentire la pelle dell’altro come se fosse la nostra, proprio perché non è la nostra”. (7)
Qui possiamo misurare la forza dell’empatia di lettura, che si rivela nel suo paradosso. L’empatia di lettura,
è possibile perché non annulla la distanza; la definitiva distanza che ci separa da personaggi, tempi e luoghi per noi inverosimili è ciò che ci permette come palombari di calarci perfettamente dentro di essi. Naturalmente, anche se l’empatia deriva da questa immersione protetta, non sarà poi priva di conseguenze, una volta tornati a galla, nella vita reale. Non c’è annullamento della distanza, che sarebbe falso, ma condivisione, parola chiave della lettura.
E ancora, ci ricorda Ferrieri, che
l’empatia si fonda oltre che sulla condivisione del sentimento della lettura, sull'idea che la lettura sia in grado di offrire sempre una seconda possibilità, e che attraverso il riconoscimento dell’altro (inizialmente l’altro che vive nel romanzo, poi anche l’altro che è nostro prossimo), sia possibile riscoprire e riscattare quelle radici del nostro sé che sono state rifiutate respinte o sconfitte dal mondo e dalle sue leggi. (9)
Dare vita e luogo ai gruppi di lettura – e in generale a forme di condivisione della lettura – dovrebbe, dunque, essere prima di tutto la predisposizione di attitudini e pratiche di ascolto e di accoglienza della dimensione empatica della lettura che lettrici e lettori portano con sé.
Ma questo dovrebbe valere anche per tutte le altre passioni implicate dalla lettura. Anche le passioni che apparentemente meno ci orientano alle relazioni con gli altri, come la malinconia, la tristezza, la nostalgia, il narcisismo.
La consultazione preventiva dei lettori e dei loro desideri relativamente alle passioni di lettura, e agli interessi che li hanno indotti ad avvicinare le occasioni di condivisione, dovrebbe quindi essere la premessa di ogni buona pratica di chi organizza e conduce i gruppi. Consultazione e ascolto che dovrebbero continuare nel tempo, anche trovando occasioni di scambio di pareri con i singoli lettori, riguardo alle attese, alle soddisfazioni, o delusioni dell’esperienza dei gruppi.
LA DISCUSSIONE
Il momento decisivo dove tali aspettative vengono soddisfatte o deluse, il luogo dove le passioni di lettura trovano l’ascolto che meritano, il passaggio che decide, in definitiva, la qualità dell’esperienza del gruppo di lettura, è certamente la discussione del libro letto, al termine della lettura. E qui siamo alla seconda questione relativa all’agire dei lettori, cui abbiamo accennato.
L’incontro che ciascun gruppo dedica al libro che ha letto è, per così dire, il tempo dove si gioca la partita che conta.
È nella discussione che dovrebbero esprimersi le passioni di lettura; è qui che si esprimono le prospettive plurali su quel che si è letto e sul mondo: e, ancora, è sull’intreccio fra i propri orizzonti di vita e le vite che si intravedono nei libri che lettrici e lettori devono potersi esprimere, manifestare, trovare ascolto.
È dunque nella discussione che il gruppo di lettura diventa o meno un luogo di partecipazione civile, democratica ed egualitaria. Ed è sempre qui che le relazioni fra co-lettori devono trovare l’equilibrio che rispetti autori e testi ma rispetti anche i desideri emotivi, di espressione di sé di ciascuno e di tutti i lettori. È nella discussione che il dialogo fra i lettori dovrebbe trovare regole che permettano di lasciare spazio a possibili conflitti senza generare ferite ma anche senza incontrare pretese di sintesi dialettiche o di interpretazioni unanimi o ortodosse. (10)
Le caratteristiche di ascolto dell’altro, riconoscimento delle prospettive differenti, qualità analitica rispetto al testo, capacità di lasciare che si esprimano gli intrecci fra orizzonti di vita dei lettori e gli orizzonti aperti dagli autori letti, rendono la discussione del gruppo di lettura un ecosistema prezioso ma delicato e fragile, alla cui cura chi si occupa dei gruppi di lettura dovrebbe dedicare tutta l’energia possibile.
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Appendice:
Condivisione della lettura fra gli anziani delle Rsa
Prima di concludere, aggiungo una testimonianza di Donata Caselli, relativa ad alcune esperienze di condivisione della lettura da parte di anziani e grandi anziani in Veneto.
Si tratta di esperienze che illuminano in modo preciso e danno concretezza al senso di quel che s’è detto finora. Perché in questi casi, desideri, speranze, passioni e emozioni delle persone coinvolte hanno guidato i progetti di chi ha promosso e creato e poi protetto le occasioni e gli ambienti di relazione.
L’obiettivo era permettere a tutti di esprimersi, secondo prospettive differenti, in contesti di reale comunicazione fra le proprie vite e le vite degli altri, proprio grazie alla condivisione di alcune letture.
Riporto direttamente la testimonianza di Caselli:
La lettura e la sua condivisione proposta agli anziani e ai grandi anziani in Veneto si realizza in diversi luoghi: biblioteche, librerie, case private, strutture (residenze, centri di accoglienza diurna) ma anche in altri punti di aggregazione interessanti, come le università della terza età, bar o palestre, se i gestori sono sensibili, o se collaborano con enti che promuovono il libro come mezzo di relazione.
Un esempio di questa felice alleanza è il Caffè letterario che si tiene in un bar di Bassano, in collaborazione con la Biblioteca Civica. Si discute di libri, con persone che hanno più di 65 anni.
Già prima della pandemia erano presenti, in Veneto, alcune iniziative di lettori volontari, che si recavano nelle residenze per anziani per tenere letture di gruppo in modo regolare (Breda di Piave – in provincia di Treviso – per esempio o, a Treviso, l’associazione “Raccontami le parole”). Non si trattava né si tratta, oggi che queste occasioni sono rinate, di veri e propri gruppi di lettura, perché serve sempre un mediatore (o più d’uno) che faciliti la comprensione a chi ha più in difficoltà di comprensione o ha limiti fisici che impediscono la fruizione del libro nel modo tradizionale. I brani sono brevi, spesso legati a tempi passati, in modo da stimolare la partecipazione dei più anziani e il coinvolgimento emozionale.
In alcune RSA della provincia di Treviso, educatrici conducono questo tipo particolare di gruppi di lettura; a volte anche accompagnando gli ospiti in biblioteche comunali vicine: il percorso prevede la scelta accurata sia dei temi, sia la forma dei brani selezionati, in base ai partecipanti.
Inoltre, in una residenza per anziani di Treviso, sono stati creati progetti di lettura condivisa con i bambini della scuola dell’infanzia, nei quali anziani leggevano ai piccoli. Si tratta di esperienze un po’ diverse rispetto a quelle dell’abituale concetto di gruppo di lettura: per scegliere i libri da leggere, per esempio, si creava una sorta di team al quale partecipavano anche questi anziani che poi sarebbero stati protagonisti delle letture.
Vale la pena di ricordare anche le esperienze, seppur rare e riprese solo da poco tempo, di incontro con l’autore, nelle residenze per anziani. Fra gli altri anche Lucio Montecchio lo scorso autunno ha trascorso una serata in casa di riposo per parlare del suo libro Pane e noci (Ronzani Editore, 2022), mettendosi in discussione ed accogliendo osservazioni e pensieri. Sono a conoscenza anche di attività analoghe a Treviso (gli incontri erano aperti anche alla cittadinanza, ed è stata invitata anche Lidia Ravera).
Da segnalare infine, l’albo illustrato realizzato da quattro bibliotecarie della rete del Consorzio Biblioteche Padovane Associate e della rete bibliotecaria vicentina (Elisa Breda Consorzio Bpa, Marta Brendolan Biblioteca di Isola Vicentina, Viviana Cappellaro Biblioteca di Romano D’Ezzelino, Silvia Gonella Biblioteca di Ponte San Nicolò) al termine di un corso di design thinking condotto da Gianmatteo Gallina.
Si è voluto colmare il vuoto rappresentato dall’assenza di pubblicazioni rivolte ai grandi anziani e in generale alle persone che per disaffezione o per difficoltà legate allo stato di salute o al decadimento cognitivo si sono allontanate dalla lettura. Grazie al contributo della psicologa Elisa Calcaterra, che ha fatto dei test con gli anziani ospiti nelle Rsa in cui lavora, sono state considerati attentamente la complessità della scrittura, i font, i colori, la dimensione delle illustrazioni, gli sfondi, lo spessore della carta e molto altro. È nata così la versione albo del romanzo Lassù è casa mia dello scrittore bassanese Loris Giuriatti, impreziosito dalle immagini della giovane illustratrice Maddalena Pesaresi. Il testo e le illustrazioni si fondono con l’intento di trasportare i lettori con la dovuta delicatezza dentro la storia. L’albo, grazie anche al contributo Consorzio Bpa e della Rete delle Biblioteche Vicentine, è pubblicato dalle Edizioni Dapero di Piacenza, una piccola casa editrice di qualità, che si rivolge principalmente agli operatori nelle Rsa.
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1 -Paul Ricoeur, sostiene che “è compito dell’ermeneutica ricostruire l’insieme delle operazioni grazie alle quali un’opera si eleva sul fondo opaco del vivere, dell’agire e del soffrire per esser data dall’autore ad un lettore che la riceve e in tal modo muta il suo agire”. (Corsivo mio). Si veda Paul Ricoeur, Tempo e racconto, vol 1, Milano, Jaca Book, 2016, p. 92. (Originale: Éditions du Seuil, Paris, 1983). Per un’analisi approfondita delle tesi di Ricoeur in questo studio è efficace l’articolo di Rossana De Angelis, Fra Aristotele e Greimas. L’articolarsi di testo e azione nella teoria della narratività proposta da Paul Ricœur, in “Lo Sguardo. Rivista di filosofia”, n.12, 2013 (II), pp. 37-50. Disponibile in Pdf a questo indirizzo: <https://www.academia.edu/4371389/Paul_Ricoeur_Intersezioni_XII_2013_II_?email_work_card=title>.
2 -Hannah Arendt, Vita Activa. La condizione umana, Milano, Bompiani, 2019, pp. 80-81.
3 -Prendendo a prestito da Hannah Arendt il concetto di “spazio pubblico” – e applicandolo al gruppo di lettura – potremmo dire che l’articolazione pubblica delle diverse prospettive dei singoli lettori è una condizione necessaria per la sopravvivenza di un mondo immateriale di relazioni umane e, quindi, di una vita ricca di significati. Illuminando il medesimo teatro del mondo da differenti e spesso conflittuali punti di vista, la pluralità fa di quella effimera e fragile e spesso intangibile “rete di relazioni”, un mondo che esiste e si può percepire, afferrare concettualmente, e per questo si può condividere con altri esseri umani. Si veda l’interpretazione contemporanea del concetto di “spazio pubblico”. Si veda l’interpretazione contemporanea del concetto di “spazio pubblico” in Arendt offerta da Veronica Vasterling, Hannah Arendt, in Routledge Companion to Phenomenology, a cura di Sebastian Luft, Søren Overgaard, New York, Routledge, 2014, p 82 ss.
4 -Ho provato ad argomentare questa idea che il gruppo di lettura, nelle sue espressioni pubbliche e aperte sia una forma di democratica partecipazione alla vita civile che ha anche dei risvolti politici in Luigi Gavazzi, Le voci dei lettori. Come creare (e condurre) un gruppo di lettura inclusivo, Milano, Editrice Bibliografica, 2022, p. 11 e ss.
5 – Luca Ferrieri, fra l’ultimo libro letto e il primo nuovo da aprire. Letture e passioni che abitiamo, Firenze, Olschki Editore, 2013, p. 1.
6 – Ivi, p. 13. Corsivo dell’autore.
7 – Ivi, p. 14. Corsivo dell’autore.
8 – Ibidem. Corsivo dell’autore.
9 – Ivi, p.. 15-16
10 – Luigi Gavazzi, cit. p. 121 e ss.
Ricordo che gli atti del Convegno Stelline 2024 sono già disponibili. Grazie a Editrice Bibliografica

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