I libri della settimana, 9 novembre 2023

I libri della settimana, 9 novembre 2023

La colonna infame; contro il lavoro; i nuovi attivismi sociali, la maledizione dei confini

Alessandro Manzoni, Storia della Colonna Infame, Einaudi 2023, (1840)
Lo storico Adriano Prosperi ha curato questa nuova edizione del celeberrimo testo manzoniano.
La presentazione dell’editore:
«Quando Manzoni si accinge a raccontare la vicenda del processo agli untori durante la peste del 1630, prima all’interno del romanzo, poi in un testo a sé per quanto abbinato al romanzo, non poteva non confrontarsi con le riflessioni che su quell’episodio aveva scritto nel 1777 Pietro Verri, suo zio di fatto, e con il libro fondamentale sulla condanna della tortura che aveva scritto ancor prima suo nonno, Cesare Beccaria. Ma quella cinquantina d’anni che era trascorsa, e in particolare gli anni della Rivoluzione francese, avevano cambiato molte cose. All’indignazione illuministica nei confronti di leggi ingiuste e disumane, si era aggiunta una preoccupazione assai piú moderna: quella per il fanatismo delle masse innestato su fantasie complottistiche. Le teorie del complotto erano alla base del superlavoro delle ghigliottine negli anni del Terrore, ed erano state alla base delle accuse intentate ai poveri Gian Giacomo Mora e Guglielmo Piazza. Adriano Prosperi rilegge la Storia della colonna infame da questo punto di vista, portando argomenti testuali e documentali: e così facendo proietta questo caposaldo della nostra letteratura civile in una dimensione ancora più drammaticamente attuale.»

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Gruppo Krisis, Manifesto contro il lavoro, Mimesis, 2023 (originale 1999) 170 pp.
La presentazione dell’editore:
Il Manifesto contro il lavoro, uscito in Germania nel 1999 e tradotto in otto lingue, viene riproposto, in questa seconda edizione italiana, nel momento in cui le contraddizioni del modo di produzione capitalistico si sono inasprite e i tragici esiti – tra crisi economica, imbarbarimento sociale e collasso ambientale – sono sotto gli occhi di tutti. Ma come si può pensare di criticare, o addirittura di superare il “lavoro”, così come fanno gli autori del Gruppo Krisis, se esso è visto come principio fondante, naturale, eterno e oggettivo delle società umane? Soprattutto, ha senso porre una simile questione oggi, quando sembra che il problema principale sia, al contrario, la mancanza di lavoro? Si tratta, però, di cambiare prospettiva, ed è quello che cerca di fare, riprendendo un Marx “esoterico”, la corrente della “critica del valore”, teorizzata dal Gruppo Krisis. Il lavoro è veramente l’antagonista del capitale, come una certa scuola marxista crede da sempre, o è piuttosto il suo più fedele alleato? Il compito forse oggi più importante, e non rimandabile, è capire come costruire una società radicalmente diversa da quella in decomposizione entro la quale stiamo vivendo. Una società che abbia altre fondamenta al di là del lavoro. Introduzione di Massimo Maggini. Prefazione di Anselm Jappe. Postfazione di Norbert Trenkle.»

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Giorgia Serughetti, La società esiste, Laterza, 184 pp.
Il titolo del libro richiama la famosa sparata di Margareth Thatcher che sosteneva che contassero solo gli individui, non la società. Suprema espressione dell’ideologia del liberismo iperindividualista e conservatore che ha spaccato prima di tutto la società britannica del welfare e che poi si è diffusa in tutto l’occidente, fra gli anni ‘80 e la fine del secolo. Per poi trovare un degno erede nell’ordine neoliberista attuale, venato di tendendenze e reazioni autoritarie.

Spiega Laterza nella presentazione del libro:

«In un tempo segnato da molteplici crisi riemerge oggi – soprattutto dal basso – il desiderio di scelte e politiche radicali che parlino di solidarietà, di responsabilità collettiva, di uguaglianza. C’è ancora e sempre ci sarà qualcosa di più grande degli individui.

La concezione neoliberista di individui indipendenti, isolati e in competizione tra loro ha decretato la crisi dell’idea di cittadinanza fondata sui diritti fondamentali, la delegittimazione del welfare, la demolizione del pubblico. Questo ha comportato non solo l’allentamento dei vincoli di solidarietà, ma anche fenomeni di secessione delle élite dal corpo della società, diseguaglianze di classe e gerarchie di genere e ‘razza’, crisi della rappresentanza, frammentazione delle identità politiche. Eppure, nonostante Thatcher e i suoi epigoni, c’è e sempre ci sarà qualcosa di più grande degli individui: il ‘sociale’ come spazio di conflitti collettivi da affrontare e di pratiche di solidarietà, uno spazio che è possibile modellare attraverso la politica.

Questo libro mappa le visioni che animano le più recenti forme di attivismo sindacale, ambientalista, femminista, capaci di unire difesa del lavoro e del clima, lotta per il reddito e per i diritti civili, battaglie contro le discriminazioni di genere e contro la violenza razziale.

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James Crawford, The Edge of the Plain: How Borders Make and Break Our World, Norton, 422 pp. 
James Crawford è uno storico che ama muoversi, camminare, descrivere lo spazio, raccontare luoghi e storie dei luoghi, con uno sguardo del critico politico. In questo libro descrive un arco di dissoluzione etica, la trasformazione dei confini da principio strutturale di civilizzazione a strumento dello stato carcerario, di esclusione, e, spesso di violazione dei diritti umani.

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