Fra le case editrici italiane più interessanti a mio avviso, vi sono, e sempre vi saranno, quelle che si fondano sulla geografia, sul racconto dei posti, sulla storia locale.
Sono gli editori che pubblicano soltanto libri per narrare un certo territorio, una certa città. Vivono proprio di questa loro capacità di essere unici.
Per esempio, la casa editrice più milanese che ci sia è senza alcun dubbio la leggendaria Meravigli Edizioni. Li abbiamo incontrati nella loro Milano, a Bookpride, bella fiera dell’editoria indipendente.
Erano lì, al posto d’onore, di fronte all’ingresso, con due banchi pieni zeppi di robe da leggere, una più curiosa dell’altra.
Per chi non fosse troppo pratico di Milano o dintorni, spieghiamo meglio: il nome della casa editrice viene da via Meravigli, strada del centro storico. Lì, un tempo, al civico 18, c’era una famosa cartoleria che poi a metà degli anni Settanta è diventata una libreria (la magnifica “Libreria Milanese”) ma anche una casa editrice specializzata proprio in libri sulla città e subito di successo.
Oggi, quasi mezzo secolo dopo, via Meravigli è cambiata parecchio. Soprattutto per quanto riguarda i negozi, la popolazione, i prezzi degli affitti, l’aria.
La libreria ha pensato bene di lasciare il posto ad altri. Ma la casa editrice gode di eccellente salute: ha solo traslocato di qualche chilometro, in una zona un po’ più quieta, sul Naviglio della Martesana, a Cernusco.
Meravigli ha un catalogo sterminato: guide d’ogni tipo, libri fotografici e illustrati nelle più svariati fogge e dimensioni, ricettari, gialli in cui la città è la protagonista, narrativa con romanzi storici su personaggi come Leonardo o saghe familiari dei Visconti; un’infinità di storie dalla Milano d’altri tempi, libri in dialetto (anche dizionari e grammatiche) o in inglese. E naturalmente i calendari (El Milanes, El Picinin, El Menabon, chi ha vissuto da queste parti di certo li ha sempre visti là, sulle pareti di case proprie o altrui).
In più, per non farsi mancare nulla, i signori di Meravigli organizzano anche visite guidate, a Milano o nei paraggi.
Si va a spasso con microfoni e tutto il resto a scoprire i quartieri e i monumenti della città. E pure in queste occasioni si finisce a parlare di libri: ogni visita prende spunto da uno più volumi, e un libro sul tema è sempre incluso nel biglietto. Come ci hanno detto loro stessi “un’ora o due con una guida può dare l’emozione di vivere il territorio, ma l’approfondimento della storia va fatto leggendo un bel libro tra le mani, c’è poco da fare…”.
Un solo suggerimento, se posso permettermi: Meravigli, su internet, secondo me, dovrebbe osare un pochino di più, e raccoglierne i frutti. In particolare i social, se curati per bene, potrebbero essere un canale strepitoso per quel catalogo così ricco di titoli e contenuti, una miniera di modi per comunicare con decine di migliaia (anzi, forse centinaia di migliaia) di lettori (nuovi e fedeli). È un peccato: se per caso l’editore volesse altri consigli su questi argomenti, mi rendo disponibile sin da adesso, sarei strafelice di darglieli!
Nell’immagine in alto (rielaborata): Milano, via Meravigli 18 a fine Ottocento.
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