Il regime nazista raccontato da William L. Shirer in “La storia del Terzo Reich”
Lunedì 30 gennaio del 1933, 90 anni fa, Adolf Hitler venne nominato Cancelliere della Germania dal presidente della Repubblica, Paul Hindenburg.
Una data fatale, terribile, per l’Europa e il mondo. Un percorso che avrebbe portato alla nazificazione del continente, allo sterminio degli ebrei; all’uccisione di massa di Sinti e Rom, alla soppressione dei malati e dei “deboli” secondo le idee eugenetiche, alla repressione violenta di ogni opposizione, alla guerra totale che avrebbe provocato decine di milioni di morti – venti milioni nella sola Unione Sovietica.
Per ricordare questa data e quel che rappresenta, suggerisco la ripresa di un libro monumentale, La storia del Terzo Reich, scritto da un giornalista e storico americano, William L. Shirer (1904-1993). Pubblicato nel 1959, venne tradotto in italiano per Einaudi da Gustavo Glaesser nel 1962 e ristampato più volte.
Nei decenni passati dalla pubblicazione dell’opera, la storiografia ha ovviamente fatto molti passi avanti e ha ricostruito la terribile storia della Germania nazista con maggiore precisione, complessità e incisività di quanto riuscì a Shirer. Per esempio la Shoah è stata raccontata, analizzata e spiegata nel suo significato e portata da numerosi studi, usciti anche nel nuovo secolo, che hanno superato in grande misura le pagine di Shirer.
Il libro di Shirer, con tutti i suoi limiti, ha però il merito della vicinanza agli eventi raccontati: l’autore fu corrispondente in Germania dell’Universal Service, dal 1934. Testimoniò il raduno nazista di Norimberga del 4 settembre del 1934 e la successiva corsa del regime verso l’edificazione dello Stato totalitario e la preparazione della guerra.
Shirer, come spiega egli stesso nella premessa al suo libro, scrisse La storia del Terzo Reich perché subito dopo la guerra si rese disponibile un’enorme quantità di documentazione segreta del governo e delle varie amministrazioni militari tedesche, comprese lettere e comunicazioni private. Ma l’autore aggiunse anche i suoi ricordi di prima mano degli anni in Germania.
Scrive nella premessa:
“Basandomi su queste fonti eccezionali divenute così presto utilizzabili e sui ricordi della vita della Germania nazista, delle figure, della condotte e del carattere degli uomini che la governarono – soprattutto Adolf Hitler – ancor vivi nella mia mente e nel mio cuore, ho dunque deciso di tentare di scrivere la storia dell’ascesa e della caduta del Terzo Reich”.
Il contributo del cronista presente sul luogo degli eventi emerge per esempio nel capitolo VIII, “La vita del Terzo Reich (1934-1937)”, nel quale Shirer riferisce di molte delle sue esperienze fra i cittadini tedeschi. Per esempio il modo in cui la cultura – letteratura, cinema, teatro, musica, o le arti figurative – venne nazificata. O i primi inquietanti e crescenti segnali della persecuzione degli ebrei, alla quale nel capitolo vengono dedicate alcune pagine, ma non una vera sezione che viene invece destinata alla “persecuzione delle Chiese cristiane”. (Shirer si occupa della “soluzione finale” nella seconda parte dell’opera, affrontando l’immensità dell’orrore nel capitolo “Il nuovo ordine”.) Suggestive anche le osservazioni su come la Germania accogliesse turisti e visitatori stranieri, in generale favorevolmente impressionati da quel che vedevano, come se fosse invisibile o, peggio, non interessasse, la natura disumana del regime.
Insomma, una lettura ancora oggi potente quella di Shirer, pur con numerose ingenuità, che restituisce molte delle sensazioni dei contemporanei e degli sguardi ravvicinati sulla terribile storia della Germania nazista.
L’immagine è un particolare di un dipinto di Marc Chagall
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