
Nel 2017 la filosofa Donatella Di Cesare ha pubblicato un libro importante, e attuale: Stranieri residenti. Una filosofia della migrazione (Bollati Boringhieri). A pagina 205, scrive di muri:
«L’interrogativo filosofico riguarda il significato del muro, emblema, come ha sottolineato Wendy Brown*, di una sovranità in declino che per farsi valere ha bisogno di teatralizzazione. Non è difficile, dunque, riconoscere i termini di una questione che si ripropone sotto aspetti diversi. Una psicopolitica dei muri rinvia alla tragicità di una segregazione che, malgrado ogni apparente senso di sicurezza, è sempre anche autosegregazione. Chi sceglie di costruire un muro, per la paura dell’altro, per la necessità di proteggersi da tutto ciò che è estraneo, finisce per subirne le conseguenze.» [Pag. 205]
«La nuova frontiera è quella di un Nord che, ancora titubante, e imbarazzato nell’ammetterlo, è nondimeno deciso a contenere, anche a costo di murare la democrazia e di cancellare i diritti umani, la spinta dell’immigrazione che viene dal Sud.» [Pag. 206]
*Il libro di Wendy Brown citato da Di Cesare è: Stati murati, sovranità in declino (Laterza, 2010)
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