In un gruppo di lettura, la “mia versione” non è così importante

Il lettore che condivide la propria lettura con altri – in un gruppo di lettura, ma anche semplicemente in incontri casuali – non si preoccupa solo di se stesso, di come ha letto, vissuto, frequentato il libro. A tutto ciò infatti si è dedicato durante la lettura, e quando a quel libro ha pensato tra sé.

Lawren Harris, Baffin Island, 1931
Lawren Harris, Baffin Island, 1931

Quando decide di condividere la lettura, invece, la questione più importante è intrecciare i propri pensieri e le parole a quelli degli altri lettori.
In queste circostanze, il lettore è importante ma solo perché tutti i lettori che parlano con lui del libro, sono importanti.
In fondo, a meno che non mi interessi avere soltanto un palcoscenico sul quale esibirmi, per la condivisione della lettura il mio parere è secondario, mi interessano gli altri, soprattutto. Il mio punto di vista assume senso solo nella misura in cui partecipa al dialogo.

Insomma, non concentriamoci troppo sulla nostra versione della lettura, quando ne parliamo con gli altri, non è così importante.

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4 risposte a “In un gruppo di lettura, la “mia versione” non è così importante”

  1. Concordo. Ogni punto di vista assume senso quando entra in dialettica aperta. L’autore scompare in quanto, assente, non può partecipare. Il testo diventa tesi e ogni lettore autore di un’antitesi che meriterebbe d’essere conosciuta, non pensi?

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  2. A me piace pensare al lettore come autore di un’istanza, di un’intenzione che tiene insieme il testo (e il suo autore, sì) e se stesso “lettore”, in azione dialettica e continua il cui confronto ha come limite soltanto il rispetto del testo stesso.

    Quando il lettore decide poi di condividere la “propria” lettura, tale la condivisione assume senso solo se accetta e include anche la lettura degli altri. Insomma, non ha senso decidere di condividere se la “condivisione” finisce con l’essere solo la proposta del proprio congelato punto di vista.

    Grazie per le preziose osservazioni

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  3. Grazie anche te, Luigi. Buone letture e serena estate!

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  4. la teoria andrebbe bene, ma la pratica ogni tanto è davvero dura. Ad esempio su Fair Play di una ariosa scrittrice finlandese, tutta eleganza, ironia e libertà qualcuna nel mio GdL ha detto claustrofobico, chiuso, asfittico, egoriferito. Come fare a trovare un punto di incontro? Giuro che a volte sembra impossibile….sob

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