L’intervista al lettore che non leggerà mai più in un gruppo di lettura, ha spinto qualcuno a osservare che, in fondo, quel ragionamento mette in questione l’intera esistenza dei Gruppi di lettura.
Ma è una posizione estrema, in effetti. Un lettore che non si presti al compromesso nel scegliere il libro è difficile che diventi il lettore dentro un Gdl.

Eppure, la faccenda chiama in causa una condizione assai più profonda. Che un lettore potrebbe sintetizzare dicendo che non ne vuole sapere di esperti che gli dicono cosa, quanto e come deve leggere. (Sì “deve” perché gli sembra proprio un’invasione della sfera della libertà di lettore).
Perché è vero che in molti casi i gruppi di lettura in Italia sono figli di istituzioni e atteggiamenti un po’ paternalisti, che, per motivi anche “a fin di bene”, si sentono in dovere di organizzare, scegliere i libri, convocare esperti che ne parlino con i lettori.
Capita di imbattersi in pieghevoli di pregiata fattura, che pubblicizzano l’intero “programma dei Gruppi di lettura della Biblioteca di XXXX”, con i libri “da leggere e discutere”, le date, gli autorevoli esperti che guideranno la discussione ecc.
Ecco, a corso di ripetermi, dico che è un modo per frustrare i lettori e impedire al gruppo di lettura di crescere e vivere felice. Dedicarsi alla scelta del libro è un pezzo fondamentale del l’attività del Gruppo di lettura. Altrimenti il fastidio prevale e si avvertirà l’eco della scuola, dell’esperienza delle letture scelta da altri.
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