Fra i tanti pregi di Umberto Eco c’era l’estrema precisione e chiarezza nell’argomentare.
Nel 1995 scrisse per la The New York Review of Books un articolo/saggio memorabile: Ur-Fascism (Il fascismo eterno).
Obiettivo non era essere originale, era dire chiaramente che il fascismo, ideologia totalitaria *fuzzy*, tiene insieme caratteristiche, comportamenti, atti, istinti, diversi, eterogenei, sincretici, contraddittori, quasi mai presenti tutti in un fascista o anche in un movimento fascista storicamente dato.
Usò l’analogia del concetto di gioco, quello di Wittgenstein, con la faccenda delle “somiglianze di famiglia”.
Quindi non è il caso di strapparsi i capelli quando qualcuno usa la categoria di fascismo o di fascista per descrivere un comportamento politico di oggi. Non si tratta di una categoria “vecchia” e superata.
Le caratteristiche del fascismo, alcune di esse, mai tutte insieme, così brillantemente trattate da Eco, sono semplicemente intorno a noi.
Secondo i criteri di Eco, per esempio, è difficile non descrivere Trump come un fascista. Ma anche molta della retorica e della politica della Lega di Salvini è facilmente ascrivibile al fascismo eterno. E a parecchi degli altri movimenti xenofobi della destra europea dell’est.
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