I libri più belli del 2014 secondo l’Economist

Eccoci a quelli dell’Economist. I libri più belli del 2014 secondo il settimanale inglese. Solitamente più interessante nelle scelte di saggistica che in quelle di narrativa.

Questi alcuni dei volumi selezionati.

The People’s Republic of Amnesia: Tiananmen Revisited, di Louisa Lim. Oxford University Press.
Una ricostruzione degli eventi di Piazza Tienanmen, 25 anni dopo.

The Tyranny of Silence: How One Cartoon Ignited a Global Debate on the Future of Free Speech, di Flemming Rose. Cato Institute. Il redattore delle pagine culturali del giornale danese che pubblicò i fumetti sul profeta Maometto, scrive sulla controversia e su quello che significa per il futuro della democrazia.

The Most Dangerous Book: The Battle for James Joyce’s “Ulysses”, di Kevin Birmingham. Penguin Press.
Come l’Ulisse di James Joyce, capolavoro bandito, venne pubblicato prima a puntate su una picocla rivista, poi in edizioni semiclandestine che dovettero essere importate illegalmente in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

Capital in the Twenty-First Century, di Thomas Piketty. Belknap Press.
Un imprevedibile bestseller da un economista che studia i cambiamenti nella concentrazione delle ricchezze e del reddito e gli effetti della diseguaglianza. Alcuni lo hanno definito il Marx del XXI secolo.

Decoded, di Mai Jia. Farrar, Straus and Giroux.
Un romanzo cinese che funziona anche per chi non abbia particolare interesse nelle vicende cinesi. Scrito da un ex membro dei servizi segreti di Pechino.

L’elenco completo sul sito dell’Economist.

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