Aggiornamento, 15 novembre 2014: oltre al cambio di data per la discussione del libro, aggiungo qualche considerazione dopo la lettura del romanzo. Le trovate dopo le considerazioni preliminari, inserite al momento di creare questo post il 3 novembre scorso.
È dunque Miele di Ian McEwan, (Einaudi, edizione originale: Sweet Tooth) il primo libro scelto con una consultazione in rete dal Gruppo di lettura di Cologno Monzese, per il Gdl, Leggere il XXI secolo. La riunione di discussione sarà giovedì 13 novembre 2014, 20 novembre, ore 21, Biblioteca di Cologno Monzese. Useremo questo post per appunti di lettura: aperto sia a chi vuole venire, sia a chi, invece, non riesce a venire alla riunione.
Il fatto che sorprende, almeno un po’, è che Miele è in realtà un libro sul XX secolo, sugli anni ’70 in particolare. Un libro sulla guerra fredda, lo spionaggio. Una storia d’amore vissuta in quel mondo. Insomma, sorprende che sia stato proposto per un Gdl per “leggere” il nuovo secolo e forse sorprende ancora di più il fatto che sia stato scelto nella consultazione.
Possiamo provare qualche chiave interpretativa però:
– Miele è narrato dalla protagonista femminile, Serena, oggi: quindi dal XXI secolo: interpreta la sua vita, la vicenda e tutto il contesto storico alla luce del nuovo secolo. In un certo senso “fa storia” con il suo racconto; che è un po’ quello che fanno moltissime voci narranti (e molti scrittori) in questo scorcio iniziale del XXI: scrivere, oggi, interpretando, capendo reinterpretando il secolo scorso.
– Miele è anche un libro sulla lettura; l’autore e – forse in modo più spontaneo e meno programmatico Serena, si interrogano sulla lettura. Per Serena è evidente che le letture che ha fatto hanno contribuito ha determinare i fatti della storia che narra. Insomma, in Miele i libri letti da Serena entrano in gioco e contribuiscono a determinare la storia, l’intreccio persino. E sullo sfondo c’è l’autore che riflette sul suo ruolo e sul ruolo della scrittura.
In questo senso è dunque anche una riflessione metanarrativa, come lo erano altri libri di McEwan, per esempio Espiazione.
Per ora basta così. Sono a poco più di un terzo del libro. Nei prossimi giorni aggiorno questo post con considerazioni sul seguito della lettura.
Eccoci a lettura finita. Qui sotto alcuni spunti di discussione. Attenzione: per chi non ha ancora terminato la lettura di Miele, le note che seguono possono fare da spoiler.
Prima di vedere la “cornice” metanarrativa – l’aspetto tutto sommato più interessante del romanzo – (e i riferimenti alla biografia dell’autore), vediamo i temi più evidenti della narrazione primaria, che, all’inizio di Miele, Serena Frome dice essere “sua”. Quindi, la protagonista è anche la narratrice di vicende avvenute più o meno 40 anni prima.
I temi
1) Guerra fredda, spionaggio, in generale, contesto storico.
2) Uso degli intellettuali per influenzare l’opinione pubblica, per condizionare la vita politica e il giudizio dell’opinione pubblica sulle politiche dei paesi occidentali e dei paesi comunisti.
3) Crisi economica, crisi petrolifera, crisi di fiducia nelle classi dirigenti uscite dalla seconda guerra mondiale, potreste giovanili, la nuova cultura degli anni ’70. Ma anche il terrorismo irlandese, i “troubles” in Ulster (e i riflessi a Londra).
4) Amore e sesso, i rapporti asimmetrici fra uomini e donne, in particolare nella comunità dei servizi segreti.
5) I contatti con la biografia di McEwan: lo scrittore Tom Haley è molto simile a Ian McEwan giovane. Ambienti e personaggi nei quali Tom si imbatte sono gli stessi di McEwan: persino scrittori, editori e editori che incrocia sono realmente esistiti e li conosciamo per nome e cognome: Martin Amis, Ian Hamilton, Tom Maschler della Cape, la casa editrice per la quale debutto McEwan negli anni ’70.
6) E ora arriviamo alla cornice “metanarrativa” di Miele. In effetti, conoscendo un po’ McEwan, ma anche il fluire sostanzialmente piano e stilisticamente un po’ noioso della narrazione in prima persona di Serena, c’era da aspettarsi una sorpresa. Che però quando è arrivata forse non era tanto più una sorpresa.
La faccenda più interessante del rovesciamento del narratore Tom che narra “immedesimandosi” in Serena e “spacciandosi” per Serena è forse una questione “morale”. Morale “interna” al romanzo – relativa quindi ai personaggi del romanzo; ma anche “esterna” al romanzo, che riguarda la credibilità del narratore e anche del cosiddetto “autore implicito”.
Tom rivendica il suo diritto di diventare la voce di Serena perché Serena lo ha ingannato. Tom è legittimato a osservare i comportamenti di Serena a indagare sulla sua vita, a fingere di non sapere quello che già ha appreso per poter scrivere la storia di Serena, immedesimandosi in Serena.
Il che è piuttosto immorale, almeno nella vita reale.
Però è una cosa che gli scrittori fanno quasi abitualmente: impersonano individui che non sono. Osservano comportamenti per descriverli nei libri, esporre vicende private altrui che diventano – magari senza i nomi, ma a volte anche con i nomi – pubbliche.
E ancora, gli scrittori interpretano, manipolano. Insomma, ingannano, in vari sensi, da interpretare.
Certo, la questione, nello specifico, presenta alcuni dubbi, almeno per me. Per esempio, come prendere quelle ambigue dichiarazioni d’amore di Tom a Serena nella sua lettera finale, quella che rivela l’inganno e la manipolazione.
E quando McEwan scrive con una voce narrante femminile, come in Espiazione per esempio, quanto è affidabile quella voce (quella di Espiazione, sappiamo, lo era poco, almeno per buona parte del romanzo). E in Miele, nello specifico, Tom immedesimato in Serena quanto ha manipolato?
Possiamo anche andare avanti. Per esempio, il rapporto fra spie e spiati (a loro volte, in fondo come Serena, spiati da chi spiavano) è connesso in qualche modo al rapporto di fiducia del lettore con l’autore. È vero però che il romanzo moderno (e ancora di più postmoderno) ha insegnato a prendere con circospezione, visto il proliferare di narratori inaffidabili, o anche semplicemente, dalle conoscenze limitate.
In questo romanzo la riflessione sulla scrittura narrativa, la particolare e limitata “verità” che persegue, la relazione tra autore e lettore, l’affidabilità del narratore; le riflessioni di McEwan sul proprio passato di scrittore che si specchia in Tom Halery: ecco sono argomenti che in fondo sono sembrati all’autore più interessanti dell’intreccio e delle possibili riflessioni morali e politiche dettate dalla vicenda.
Il che probabilmente condiziona la lettura del romanzo riducendo il piacere del lettore, riduce la complessità del romanzo e la sua capacità di suggerire più punti focali di conoscenza e ne sposta il baricentro verso il rovesciamento finale.
Chi vuole contribuire usi i commenti, molto molto graditi.
abbracci a tutti
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