Dall’oralità alla scrittura. Dal rotolo di carta al manoscritto. Dal manoscritto al libro stampato. E ora dal libro stampato a quello digitale. La “quarta rivoluzione”, come viene definita ormai da anni, è cosa fatta. Anche chi tenta di chiudersi tra le mura della tradizione non può negarlo: nel momento in cui un colosso come Amazon lancia il servizio Kindle Unlimited (9,99 euro per scaricare in un mese tutti i libri digitali e audio che si vuole tra i 600 mila offerti), è chiaro che la rivoluzione è proprio esplosa. Ma la domanda è: il destinatario di questa rivoluzione, il lettore digitale, sarà un lettore migliore o peggiore di quello dei volumi di carta?
Di sicuro è un lettore “diverso”. Vediamo in che modo.
– Il lettore digitale è un autore: come scriveva Maurizio Ferraris qualche giorno fa sulle pagine culturali di Repubblica (Il caos calmo del digitale che rivoluziona la lettura)
…se nel passaggio dall’oralità alla scrittura il fruitore era diventato necessariamente un lettore colto, cioè alfabetizzato, dalla scrittura su carta al digitale il fruitore è diventato un potenziale autore…
Questo avviene perché mentre si legge si possono aprire velocemente altri testi, soffermarsi su altre note, aprire nuovi link, completare e arricchire la lettura in modo rapido. Alla fine due stesse persone avranno costruito un percorso di lettura diverso. In un certo senso, si è anche autori esigenti. Oppure si può confermare il punto seguente.
– Il lettore digitale è più distratto: mentre leggiamo su uno strumento digitale riceviamo molte più sollecitazioni di quante ne arrivano quando teniamo tra le mani un libro di carta che fa quasi da deterrente nei confronti di incursioni esterne. Inoltre, come spiega in un articolo Maria Konnikova sul New Yorker, lo strumento in sè porta a leggere più velocemente e meno in profondità. La sua “intangibilità” rende l’esperienza di lettura meno intensa.
(Si era parlato anche qui del “Corpo a Corpo” tra libro e lettore)
– Il lettore digitale è più superficiale: Uno studio scientifico di due psicologi, Rakefet Ackerman e Morris Goldsmith, ha confrontato la comprensione di un testo in due lettori, uno che lo ha letto in formato digitale e l’altro in formato cartaceo. Risultato: entrambi i lettori sapevano rispondere bene alle stesse domande sul testo ma solo nel caso in cui avessero avuto un tempo obbligato di lettura. Al contrario, lasciati liberi di leggere il testo a piacere, le performance di comprensione del lettore digitale crollavano visibilmente. Con uno strumento digitale, dunque, diminuisce la capacità di auto-controllo e concentrazione, si sottovaluta il fatto che leggere su un e-reader richieda la stessa attenzione del leggere sulla carta. Dunque, si apprende meno. E male. E questo non è certo un fattore secondario.
– Il lettore digitale è più libero: la tecnologia digitale ha “liberato” il sapere rendendolo alla portata di tutti. Sia a livello di “costo” (l’esperienza di Kindle Unlimited lo dimostra) sia a livello di fruibilità: ovunque sono posso scegliere ciò che voglio quando voglio.
Ma siamo sicuri che il costo sia il vero problema che ci limita nella lettura? O non è semmai il tempo a disposizione? E dunque, davvero la bibiolteca universale e sempre-a-disposizione potrebbe essere un vero mercato del futuro?
A me qualche dubbio rimane (e continuo ad abbracciare i miei libri di carta).
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