Questa settimana si è rivisto al bar quell’amico che giudica i lettori. Più arrabbiato questa volta.
Si è accanito contro coloro che consigliano i libri.
Il loro torto (nostro?) è sentirsi missionari, pionieri, evangelizzatori.
“Non capite” – mi ha detto – “che chi non legge non si fa certo convincere da fighetti che pensano di liberare il mondo dal male con i libri. O, peggio, da chi pensa di convincerli a sopportare il mondo semplicemente leggendo”.
E poi ha aggiunto: “Quelli che invece leggono per i fatti loro e non lo strillano o scrivono in giro, vantandosene; ecco quelli se ne fregano dei vostri consigli; anzi, li detestano. Hanno le idee chiare, seguono il loro filo di letture, non vogliono tra le scatole nessuno che li allontani da quel filo. Teneteveli per voi i consigli”.
Era arrabbiato. Non ho avuto la forza né la voglia di discutere.
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