Per favore non chiamate libri tutto quello che viene rilegato dentro una copertina
Sì un mio amico (insomma, difficile definirlo “amico”, visto che lo conosco così poco) l’altro giorno ci teneva a esprimere questo pensiero, condivisibile assai, peraltro. Il punto quindi, sembrerebbe essere la scarsa qualità di molti oggetti che finiscono in libreria, hanno un prezzo sulla quarta di copertina, un editore, e sì un po’ tutti – per narcisismo o convenzione finiamo per chiamare “libri”.
Io allora, compiaciuto del fatto di sentirmi un “lettore avveduto” ho annuito; ho anche detto qualche semi-banalità sull’editoria di qualità, da separare dall’editoria miope che punta solo a sfornare nuovi titoli senza curarsi di fare attenzione, di discriminare. Eccetera, insomma.
Eccetera perché il signore (amico) mi prende in contropiede e a parole, ma soprattutto a sguardi, mi fa capire che noi lettori, in fondo, siamo presuntuosi. E anche pigri. Ci accontentiamo di leggere, dei libri che fingiamo di capire. Leggiamo soprattutto perché leggere gratifica il nostro narcisismo quietista.
Insomma ci mettiamo il cuore, l’animo, lo spirito e l’intelletto e la coscienza in pace.
E – ma questo lui non l’ha detto, ha solo lasciato intendere di pensarlo: non siamo conseguenti. Predichiamo, ci sentiamo a posto, migliori degli altri, ma non lo siamo; non facciamo niente per esserlo davvero.
Sì più o meno mi ha detto questo. Io ci sono rimasto male. E continuo a pensarci. Ora devo capire come rispondergli quando lo incontrerò di nuovo. Succede quasi sempre di mercoledì o giovedì.. Vi faccio sapere
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