Giovedì 14 novembre, ore 21, in biblioteca (Piazza Mentana, 1) il Gruppo di lettura di Cologno Monzese discuterà il libro di Teju Cole, Città aperta, Einaudi.

Cole, è uno scrittore dalla doppia cittadinanza, americana e nigeriana, nato nel 1975 in Michigan ma con un’infanzia a Lagos in Nigeria. Ora vive a New York e il suo libro, Open City, è un libro su New York, un romanzo, anche se atipico.
Una fiction scritta con tono, registro, stile, idee, cadenze, argomenti fra il diario e il memoir, narrato in prima persona da Julius: un giovane psichiatra (ha circa 30 anni) nato da un padre nigeriano e da madre tedesca, in tirocinio alla Columbia Presbyterian, che gira per la città (e per qualche giorno anche a Bruxelles) con la pazienza e la curiosità del flâneur, ma anche l’occhio attento dell’osservatore che scava in profondità, e nel tempo, caro a W.G. Sebald.
Teju Cole ammira molto Sebald e Città aperta è in parte un omaggio stilistico e programmatico al grande scrittore tedesco. Eppure, il romanzo di Teju Cole assume, pagina dopo pagina, un’autonomia narrativa e stilistica che rendono la lettura avvincente e lasciano sullo sfondo il ricordo dell’autore di Austerlitz.
Certo, come accade quando si legge Sebald, anche la lettura di Cole spinge spesso a chiedersi cosa del narratore Julius ci sia anche nell’autore Teju.
Julius è sensibile e solitario, legge molto – per esempio Camera chiara di Roland Barthes – ascolta molta musica classica, fatica a capire lo sforzo dei maratoneti in una domenica novembrina e incontra soprattutto la New York multirazziale: immigrati africani, caraibici, professori giapponesi, impiegati di internet point marocchini, turiste ceche (a Bruxelles); è attento alla storia, ai flussi di movimento urbani, agli strati architettonici che si sono depositati nella città.
Come ha scritto sul New Yorker (settimanale sul quale spesso scrive anche Cole) il critico americano James Wood, Città aperta è quanto di più vicino a un diario un romanzo possa arrivare, con spazio per la riflessione, i ricordi autobiografici, le pause di osservazione, le ripetizioni.
Rispetto a Sebald, la scrittura di Cole è più rilassata, altalenante, imperfetta, ma anche più intima. Così arriviamo più facilmente al nucleo intellettuale, affettivo ed emotivo di Julius rispetto a quanto ci permettano i narratori di Sebald.
Torneremo su Città aperta dopo l’incontro del gruppo di lettura il 14 novembre.
Ricordo che tutti possono partecipare all’incontro del Gruppo di lettura (anche senza aver letto il libro). Per informazioni: gruppodilettura@gmail.com
Per chi fosse interessato, segnalo anche qualche articolo di Cole uscito sul New Yorker:
W. G. Sebald’s Poetry of the Disregarded – del 5 aprile 2012
Always Returning – del 30 luglio 2012 (In questo articolo Cole racconta la visita al cimitero dove è sepolto W.G. Sebald).
Più recentemente invece Cole ha scritto un ricordo di Kofi Awoonor, il poeta ghanese ucciso nell’attacco del Westgate Mall a Nairobi dai terroristi di Shabaab, il 21 settembre. Questo articolo, Letter from Nairobi: “I will say it before death come” è stato anche tradotto da Internazionale.
Infine, di Cole abbiamo già parlato su questo blog, a proposito di Obama e i Droni.
A presto
Rispondi