di Luca Ferrieri | È di questi giorni la notizia di un accordo tra BookRepublic (BR) e MediaLibraryOnLine (MLOL) sul prestito degli ebook in biblioteca, che presenta alcune importanti novità e ripropone anche alcuni interrogativi di fondo. Vediamo.
L’accordo, in sintesi, prevede:
- a. la possibilità per le biblioteche aderenti a MLOL di effettuare il prestito digitale degli ebook distribuiti da BR, senza il lucchetto dei DRM, e senza che, alla fine del periodo di prestito, il file divenga illeggibile.
- b. le biblioteche dovranno pagare (ai mediatori e aggregatori come MLOL e agli editori, non si sa con quale ripartizione tra loro) un conto abbastanza salato: un canone, il prezzo di copertina dell’ebook, e poi € 0,50+Iva per ogni download (probabilmente con un sistema di prepagato: si acquisterà un “blocchetto” di download che poi verranno distribuiti sui titoli acquistati).
- c. il prestito si basa sul sistema “one copy-one user”, ossia sarà possibile dare in prestito un libro a un solo utente per volta. Il prestito durerà 14 giorni e al termine il libro sarà disponibile per un nuovo download anche se continuerà a essere leggibile per i precedenti utenti che l’hanno preso in prestito. Non ci dovrebbero essere limiti assoluti di prestito, ma ogni copia non potrà essere prestata per più di 20 volte all’anno.
La prima impressione è positiva: per la prima volta viene superato il vincolo dei DRM, sostituiti da un sistema molto meno invasivo come è quello dei watermark o social DRM. Questo potrebbe indirizzare il mercato degli ebook verso una strada meno protezionistica, in cui la lotta alla pirateria venga combattuta sul piano della legalità e del rispetto dei diritti di tutti gli attori della filiera, compresi i lettori. E sembrerebbe aprire finalmente le porte al digital lending anche in Italia.
Vi sono però alcuni limiti e alcuni punti particolarmente controversi:
- a. i titoli che saranno acquistabili con questo sistema sono, almeno per ora, molto pochi, una parte ridotta del già ridotto mercato dell’editoria digitale italiana. Sono infatti i titoli presenti sul catalogo di BR, ma solo quelli di alcuni coraggiosi e benemeriti piccoli editori che hanno accettato la modalità di distribuzione senza DRM, come ad esempio 40 K, Codice, Giuntina, Minimum Fax, Iperborea, Ledizioni, Saggiatore ecc. Gli editori, in buona sostanza, coincidono con quelli che, circa due anni fa, avevano concluso analogo accordo, sempre tramite BR, con la Biblioteca Civica di Cologno Monzese per il prestito sui device e che si può desumere dall’elenco degli ebook disponibili presso questa biblioteca.
- b. il sistema appare eccessivamente penalizzante, dal punto di vista economico, per le biblioteche pubbliche, soprattutto in una fase di tagli crescenti agli enti locali e alle spese culturali. Già ora le biblioteche che acquistano ebook sono costretta a farlo, nella stragrande maggioranza dei casi, sottraendo risorse all’acquisto dei titoli cartacei. Con l’accordo esse finiranno con il pagare un ebook (che venga prestato almeno qualche volta) a un prezzo superiore a quello della corrispondente edizione cartacea, quando il prezzo ritenuto equo dai lettori e da molti analisti del mercato non dovrebbe superare il 50% di questa. Complessivamente l’offerta di contenuti da parte delle biblioteche diminuirà.
- c. il fatto che venga tolto il limite di tempo al prestito e che il file possa rimanere indefinitamente in possesso del lettore cancella sostanzialmente la principale differenza tra prestito e acquisto. Su questo si sono appuntate le affilate critiche di un altro protagonista del mondo dell’ebook italiano, Antonio Tombolini, creatore di Simplicissimus e di Ultima Books. Dal punto di vista del lettore la illimitata disponibilità di un titolo avuto in prestito è sicuramente allettante, ma dal punto di vista di molti editori questo sembra un passo difficilmente accettabile (chi acquisterà un ebook se può prenderlo in prestito gratis e per sempre?). Il sospetto è che, quindi, il numero di editori che aderirà all’accordo, rimarrà sempre molto basso, e si creerà un sistema a due binari e a due velocità, cui le biblioteche dovranno piegarsi, e che, inoltre, il costo dell’operazione ricadrà in buona parte sulle biblioteche, cioè, ancora una volta, sul denaro pubblico.
Sono fuori di dubbio la buona volontà dei protagonisti dell’accordo e anche il fatto che esso rappresenti un passo in avanti. Ma il rischio che l’attore della filiera più penalizzato (come è già successo con la Legge Levi) sia la biblioteca deve far riflettere. La caduta della distinzione tra prestito e acquisto, tra accesso e possesso, se apparentemente e inizialmente favorisce il lettore, rischia poi di aumentare quella presunta concorrenzialità tra prestito e acquisto che esiste solo nella testa degli editori più liberisti, e di scatenare nuove guerre all’interno della filiera, che avranno come vittime predestinate proprio i lettori. E la proporzionalità che viene stabilita tra numero di prestiti effettuati e costo per la biblioteca è totalmente controproducente per gli obiettivi di promozione della lettura e di diffusione degli ebook: il sistema del pay-per-download diviene così un pay-per-read. Pagherà di più la biblioteca che effettuerà più prestiti. Incentivo capovolto. Resta insoluto anche il problema della back-copy, della copia digitale di riserva che dovrebbe rimanere nelle mani (e sul server) della biblioteca, a garanzia della solidità e credibilità del diritto d’accesso che essa ha acquisito.
È nell’interesse dei lettori l’indebolimento della biblioteca come agenzia di promozione della lettura e di mediazione culturale e editoriale? E’ nell’interesse dei lettori la trasformazione della biblioteca in una piattaforma per il download, che non sceglie i titoli, non orienta, non traccia, non documenta, non fornisce servizi, si limita a mettere in contatto e, come si dice oggi, a fare da aggregatore di contenuti? Questo esito non è scontato, e non è certo la conseguenza dell’accord o della volontà dei suoi firmatari che, credo, vogliono agire esattamente per l’obiettivo opposto; ma è un esito verso cui preme il combinato disposto di molti interessi, di molte pigrizie e di molte arretratezze, culturali e tecnologiche. E non sono sicuro che quest’accordo, così com’è, possa efficacemente invertire la tendenza.
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