
Sono stata un po’ indecisa se recensire questo libro oppure no… Non è che mi piaccia molto elogiare un titolo che in Italia non è pubblicato, mi sembra quasi di fare un torto! Però chi vuole le può leggere in inglese, e non è detto che a qualche editore che dovesse capitare casualmente su queste pagine non venga voglia di pubblicarlo.
Ho già parlato di Willy Vlautin e del suo The Motel Life (che io ho letto in inglese acquistato questa estate negli USA, ma dovrebbe esserci anche in Italia, edito da Fazi). Bellissimo. Triste, da lacrime agli occhi, ma bellissimo. Lo stesso può dirsi di questo Northline.
La protagonista, Allison, una giovane ragazza di Las Vegas, decide di fuggire dalla sua città, stanca della vita col suo manesco ragazzo, che la picchia, la rende succube, la annienta. Allison, fra l’altro, è incinta, ma non vuole tenere il suo bambino, e non vuole farlo sapere a nessuno. Fugge al Nord, a Reno, dove cerca di ricostruirsi una specie di vita, fra doppio lavoro per guadagnare di più e non rimanere sola con se stessa a pensare, sbandamenti e bevute, amicizie con alcuni personaggi solitari come lei.
Come ho già scritto, se devo trovare una parola che descriva questo romanzo è: triste. Ma non venga letto come una cosa negativa: ad Allison succede di tutto, si mette in un sacco di guai, e quando sembra che abbia imparato la lezione, ci ricade. Però la narrazione è pervasa di un fondo di speranza, così come succedeva in Motel Life. Willy Vlautin dice di lei:
She fell into me one night and I began writing her story. It’s a story I’d thought about for a long time. For a while I didn’t know if she’d make it, ‘cause I wasn’t sure I’d make it. But the key to the story and the key to her is that she doesn’t give up. For as weak and beaten down as she is, she has the ability to keep moving forward. At the time I needed someone in my life who wouldn’t quit, who no matter what would get up in the morning and try. So I invented Allison Johnson and Northline and wrote it out and revised it and wrote it out again and again. And when I was finally finished I was on my feet and away from that world and, luckily, so was she.
Nell’edizione americana Harper Perennial, anche un cd scritto appositamente per il libro da Willy Vlautin (che, ricordo, è il cantante del gruppo indie Richmond Fontaine).
*giuliaduepuntozero
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