I libri più belli, letti nel 2011

E’ arrivato il momento dei libri più belli, letti nel 2011. Come negli anni scorsi indichiamo i libri che ci sono piaciuti, che ci hanno affascinato, che ci fanno discutere. Questo post dei “libri più belli dell’anno” è ormai una tradizione del blog; una fonte preziosa di consigli, suggerimenti di lettura, domande, dubbi anche. Ricchezza…

E’ arrivato il momento dei libri più belli, letti nel 2011.

Come negli anni scorsi indichiamo i libri che ci sono piaciuti, che ci hanno affascinato, che ci fanno discutere.

Questo post dei “libri più belli dell’anno” è ormai una tradizione del blog; una fonte preziosa di consigli, suggerimenti di lettura, domande, dubbi anche. Ricchezza della quale dobbiamo ringraziare tutti i lettori che partecipano: i lettori, la vera forza di questo blog.

Le regole sono sempre le stesse: i migliori libri letti nel corso dell’anno, indipendentemente da quando siano stati pubblicati. Ma ovviamente valgono richieste di consigli, scambi di pareri, suggerimenti…

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Commenti

1.400 risposte a “I libri più belli, letti nel 2011”

  1. Avatar Cinderella
    Cinderella

    Ah ah si Antonella forse sono stata contagiata dallo spirito zen 😉
    Parli dell’intervista a Kengiro Azuma? l’ho visto l’altra sera sulla rai, davvero molto interessante! Una vita intensa ed affascinante, ma soprattutto quello che più mi ha colpito è la sua capacità di vedere il mondo, la vita, gli uomini.
    La sua risposta alla domanda cos’è lo zen: “Zen vuol dire tenere bicchiere vuoto: bicchiere vuoto sempre pronto a ricevere”.

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  2. Avatar polissena
    polissena

    No, Antonella, non lo leggere Murakami!
    Non siete compatibili
    Riporta i libri in biblioteca e prenditi qualcosa di meno ‘ingenuo e stucchevole’
    E soprattutto di meno indigesto

    Cari saluti

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  3. Avatar carloesse
    carloesse

    Ciao Anto, tra tutti i libri di Murakami sei andata a pescare l’unico che non ho letto (e che non ho mai trovato). Però se non sei entrata nello spiriti murakamiko forse ha ragione polissena.
    Ma a questo punto la tua proposta di sposarci (sebbene condizionata dal postaggio sincrono), mi lascia perplesso. Potrei mai rischiare un’incriminazione per bigamia per una donna che trova Murakami stucchevole?
    Confesso che al momento non saprei rispondere.
    Ma ti voglio bene lo stesso.
    Ciao.

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  4. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    @ Polissena e CarloS

    Polissena, chiedevo se anche gli altri due libri di cui accennavo, visto che mi pare tu sia una sostenitrice di Murakami, siano allo stesso livello dell’unico che io ho letto, e che mi ha lasciato molto perplessa.
    Ma, di riscontro, non ho avuto una vera informazione in merito, e solamente una risposta emotiva.
    Ma con risposte emotive ci riempiono già i media. Non mi interessano.

    Le prime quaranta pagine di “L’uccello che girava le viti del mondo” sfruttano la stessa tipologia di linguaggio usata nell’altro, addirittura si prefigurano gli stessi temi. Chiedevo: continua così o cambia?
    Lui, o l’alter ego di di Murakami, arriva a delle soluzioni o solamente a un ripiego, cioè alla sconfitta più bieca che si possa immaginare per l’essere umano?
    Ogni tanto il signore sorride o devo prima suicidarmi io al posto suo senza una patria a cui dare la vita?
    Perchè, in tal caso, posso ricredermi su quello che sento e decidermi di leggere un qualcosa che tutti osannano in blocco, un qualcosa di plurupremiato, per carità, ma la cosa non deve assolutamente interferire con quello che sento io.
    Pennac non diceva che il sentire è un qualcosa di intimo? Su cui non dare giudizi?

    Sai, “A sud del confine, a ovest del sole” è un libro che potrebbe essere stato scritto da un italiano, un francese, un occidentale qualsiasi, perchè lì, di Giappone, non c’è proprio più niente. C’è letteratura globale, questo sì; ma non chiamamola letteratura giapponese.

    E a me non interessa, e lo ribadisco giusto per confermare tutto quel discorso che facevano Sabato e tanti altri, e non solo scrittori, per cui, il mondo, questo mondo, se vuole ritrovare un rinascimento, deve rivolgersi a riscoprire una propria dimensione interiore, le proprie radici. A me pare che Murakami le abbia tradite, le proprie radici. E alla grande. Gli auguro solo nella forma trasposta in letteratura.

    …. comunque, Polissena, non avertene a male, davvero.. è raro che mi riesca di trovare un romanzo che mi piaccia. Speravo proprio in questi.

    Amiche più di prima.

    >>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>>

    Carlo, be happy. Difficile trovare un movimento sincrone con qualcosa che è inafferrabile. Per questo mi sono permessa di scherzare così pesantemente.
    Però, a questo punto, ti consiglio proprio di leggere “A sud del confine, a ovest del sole”. Per un occidentale a cui piace Morselli va bene, però Morselli non lo vede nemmeno, Murakami. Stai tranquillo.
    Il filoccidentale Murakami non può competere con l’ultima estrema soluzione finale del vero occidentale Morselli, perchè non è nella sua pseudo-cultura. Lo era una volta, per altri motivi. E per motivi agli antipodi.

    Piuttosto, in Murakami non troverai soluzioni, ma illustra bene il sapore dell’omissione.
    E brava Shimamoto!

    Ma sì, Polissena, c’hai proprio ragione tu. Murakami è un grande in negativo: o meglio, quella di Shimamoto è una grande figura. L’unica vera giapponese di tutto il libro.

    … “Bicchiere vuoto sempre pronto a ricevere”… ma a chi non tiene il proprio bicchiere vuoto, che cosa accadrà? Perderà le sue origini.

    Per questo ripeto, vale la pena di continuare a leggere gli altri suoi libri????
    Cioè: lui, Murakami, riesce a ritrovare un po’ delle sue origini? … C’è uno sviluppo spirituale dell’autore/alter ego nella successione dei libri che scrive, o tutto finisce lì? Non a caso ho iniziato da “A sud del confine, a ovest del sole”.
    … perchè non mi va di buttare il tempo… per quel che mi riguarda, la morte è dietro l’angolo e può afferrarmi/ci in ogni istante. Mi dispiacerebbe che mi cogliesse mentre sto leggendo un libro per cui non darei la vita.
    Mi sono spiegata??
    Io dò per assunto che si dovrebbe leggere un libro come se dovesse essere l’ultimo libro.
    Se il protagonista di “A sud del confine, a ovest del sole” fosse stato un vero giapponese, si sarebbe suicidato. Almeno idealmente.
    No, ha preferito il tiepido, il compromesso. E’ ancora un po’ vivo, è uno zombie. Dentro il vestito, niente.
    Sulle soluzioni stilistiche, lasciamo stare. Ma qui la lingua è veramente difficile da rendere in traduzione. Non mi pronuncio. Dico solo che se fosse stato scritto da un italiano lo avrei bocciato. Almeno, per quel che mi riguarda.
    Sai che cosa mi pare di aver capito del successo di Murakami? Che lui, la sua opera, rappresentano il dramma collettivo giapponese. Quello della gente comune. La defezione di una cultura superba.

    Che sopravvive rigogliosa, però e invece, in un modo nascosto e inspiegabile, come Shimamoto. Che però lui non racconta, perchè ha dimenticato. Ha perso la Memoria. E non pare voler ricordare da quel che ne esce dall’unico suo libro che ho letto.

    Per questo Murakami non mi interessa, preferisco di non leggere il suo mondo. Lo vedo tutti i giorni e me ne dispiaccio. Preferisco di addentrarmi in quell’altro nascosto, che è vivo. Non sconfitto. “Vuoto”. Inestinguibile.

    Io il libro l’avrei scritto su Shimamoto, non su questo pirlotto in carriera. Ma, naturalmente, io non sono Murakami 😉
    Buona serata a tutti.

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  5. Avatar Vera

    Per Antonella B.
    Quando Cinzia ci ha indicato mesi fa il link al sito ufficiale di Murakami…
    http://www.harukimurakami.it/
    io allora digiuna allora del tutto di lui, mi sono affrettata a leggere alcuni
    suoi racconti, anche inediti, che li’ erano pubblicati, ed ero rimasta perplessa,
    lo ammetto.
    Poi leggendo i libri per intero, sono entrata nel suo mondo e ne sono rimasta affascinata.
    Parlo di libri per intero, secondo me è nel lungo respiro che l’autore dà il meglio di se.
    Nemmeno io ho letto il libro che tu citi Antonella B., (ho dato un’occhiata alla trama e intuitivamente mi sembra ci siano i suoi temi anche se sembrano sviluppati in maniera meno onirica e più musicale forse…) comunque avendone ormai letti molti altri ed avendo ritrovato in maniera piu’ o meno intensa le stesse atmosfere in ciascuno di essi, posso solo supporre che sia sostanzialmente come gli altri anche quello di cui parli…
    e allora anch’io molto serenamente ti dico che forse non è il momento del tuo incontro con lui e forse non lo sarà mai!
    come ti dicono anche carloesse e polissena, (e come credo non avverrà mai il mio incontro con altri autori!)
    e che problema c’è? ci vogliamo tutti bene lo stesso come dice carloesse!

    noi siamo in tanti e diversi, anche i nostri autori preferiti lo sono, tanti e diversi …
    a noi piace leggere a loro piace scrivere,
    continuiamo a fare tutti quello che ci piace. e che ci riesce meglio.
    saluti a tutti

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  6. Avatar Vera

    Ciao Antonella B.!
    abbiamo inviato il commento contemporaneamente e ho letto te di oggi, dopo aver risposto a te di ieri,
    lasciando fuori altre tue domande…
    così ora voglio risponderti ancora.
    Certo tu sei più esperta di me in fatto di letteratura giapponese!
    ma non sono del tutto d’accordo con te quando parli di Murakami come di letteratura “globale”,
    (anche se siamo tutti un po’ globalizzati…)
    perché a me, poco esperta di Giappone, sembra di vederlo un po’ di Giappone nei suoi libri!

    Poi perché l’assunto che lo scrittore debba “ritrovare” le sue origini? o non tradirle?
    non mi dilungo su questo, ora,
    altre volte tu stessa hai detto che i libri sono echi di libri e in Murakami
    forse ci sono voci che lui ha tradotto e riportato per i suoi connazionali nella sua lingua
    ci sono parole che i grandi scrittori si prestano senza saperlo (e mi fermo qui).

    Ma credo ci sia il Giappone delle città delle atmosfere della cultura e di cose strane e incomprensibili per me, e lontane da me,
    delle case e del cibo e dei sapori suggeriti dalle sue tante ricette, dai luoghi magici… delle superstizioni…
    dai suoi sogni e dalla sua fantasia così orientali, per me.
    perché è chiaro che è tutto “un per me” il nostro giudizio, il tuo e il mio.

    e il mio giudizio alla fine non mi suggerisce “suicidio”… ma speranza!
    e cose che ancora si possono fare… ognuno può fare…
    per trovare se stesso e gli altri-che-non-vuole-perdere
    in maniera profonda continua e più vera, sempre più vicina al cuore segreto del nostro sentire…
    (speranze: cose che anche noi lettori possiamo fare… per noi stessi e per gli altri)

    spero di averti un po’ risposto, poi, come ti dicevo un libro, un autore, parlano stimolano, piacciono o no! punto.

    Io: se la morte mi prendesse adesso mentre tento di farmi andar giù le ultimissime pagine di Eco…
    starei male davvero,
    io che di solito leggo i libri in uno-due giorni
    stavolta soffro a trovarmene uno, di libri, che non mi va giù per nulla…
    comunque
    no! io non posso leggere un libro come se fosse l’ultimo…
    ho bisogno di pensare che ci sarà uno migliore sempre ad aspettarmi
    sul prossimo comodino della prossima casa dei miei prossimi anni
    ancora saluti

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  7. Avatar camilla
    camilla

    @ antonella b Non me l’aspettavo questa conversazione a più voci su Murakami – avevo avuto l’impressione che fosse lo scrittore preferito in questo blog- quello che “emoziona” di più, insomma.Io non sono mai riuscita, per tanti che ne ho iniziati, non dico a finire un libro di M. ma nemmeno a proseguire oltre le prime pagine.Penso che non è nelle mie possibilità e lascio perdere.Non potrei mai , perciò, dire qualcosa su Murakami. Non credo che si sia mai parlato qui di un romanzo , a mio parere molto bello, dell’esordiente Maria Pia Veladiano, LA VITA ACCANTO. Lo lessi all’inizio dell’anno, attratta , forse, da qualche recensione, non ricordo, e mi piacque moltissimo, cosi meravigliosamente “fuori moda”, così intenso e benissimo scritto. Tu, antonella b lo hai letto per caso? Mi piacerebbe tantissimo avere il tuo parere. Ti sono ancora molto grata per il bel libro (anche lui fuori moda) l’amore è una repubblica che mi ha fatto il grande dono di divertirmi e stupirmi. ciaociao

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  8. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    @ Vera
    Pensa che mi sono decisa a prendere quei tre libri giusto dopo aver letto quella recensione così lirica che avevi scritto tu 🙂

    … rileggi quello che ho scritto.
    Parliamo solo di quello che ho letto io di Murakami, cioè quasi niente. Gli esperti siete voi, io non so niente di Murakami. Ho letto un suo libro che – ma guarda che caso! – nessuno di voi ha letto!!
    Siccome è un romanzo compiuto ed è innegabile che lui sia scrittore, a parte la struttura linguistica di cui non si può dibattere (e che non mi piace, ma va da sè che i motivi li avevo già spiegati), mi sarei aspettata uno scrittore giapponese. Avevo le aspettative di uno scrittore che, figlio di monaco, non avesse perso il contenuto essenziale della sua cultura.
    E mi ritrovo uno che ascolta jazz e mi racconta il jazz.
    Richard Millet nel suo ultimo saggio dice, riflettendo sul romanzo: il romanzo è “diventato a tal punto egemonico che tutta la letteratura sembra doverglisi ridurre, il romanzo che uccide il romanzo”.
    Ora, Millet è un cervello un po’ catastrofico, a detta dei detrattori; eppure io trovo profondamente vero quello che lui dice sul romanzo. E però, poichè credo nel riscatto, sono sempre alla ricerca di uno scrittore che sia al di là di questa anomalia. E speravo di trovarla in uno scrittore di punta giapponese, perchè a quella cultura ci sono legata per vari motivi. Non perchè ne sia una conoscitrice, soprattutto di quella attuale. Me ne guardo bene.
    L’unico vero personaggio di quel libro – parlo sempre di “A sud del confine, a ovest del sole” – è quello che non descrive, giusto perchè non ha più gli strumenti per farlo. Gli altri sono figure amorfe, fantasmi nemmeno in cerca di un’identità, compreso lo stesso protagonista che è evidentemente Murakami.
    Per questo parlavo di suicidio almeno ideale. Che non c’è stato. Dove suicidio sta per punto-e-a-capo, estrema difesa all’annientamento. Combattere fuoco con fuoco. Elevare la non-coscienza a coscienza. Vincere il destino!!
    Tu dici “per trovare se stesso e gli altri-che-non-vuole-perdere”… appunto!
    Lui, il protagonista/Murakami, in questo libro, non trova se stesso e gli altri che non vuole perdere. C’è una rinuncia clamorosa.
    Questo non è Giappone. Credimi. Questo è substrato occidentale penetrato in un cuore puro, quello originale, che lo ha avvelenato. E dove non vedo speranza di riscatto.

    Lui, il protagonista/Murakami, in realtà dà una soluzione, con la testa fra le mani; quella testa fra le mani è il simbolo di un occidente invasivo penetrato nell’occidente. Di un oriente ammalato.

    Shimamoto no, è integra. Ma lui, il protagonista/Murakami, la perde, ogni volta, sempre di più, proprio mentre la sta ritrovando. Per questo non la può raccontare. La si vede sfuggirgli, la si vede incompresa, quasi strega maligna che attira verso la perdita. E invece è la fata del ritorno in Sè. Non continuo perchè di più è fare spoiler. E ho rispetto per la Sorpresa.
    Leggere per credere.
    In questo senso capisco quanto Murakami possa essere amato dai lettori. E’ molto simbolico, lui. Arriva dentro. Ma non riesce a starci. Impazzisce prima.
    Questo non è Giappone. Credimi. Va bene, come dici tu, per i milioni di Murakami che hanno perso le radici. E’ il loro specchio!
    E per quegli occidentali che sorvolano il Giappone in quota.
    Appunto, è letteratura globale. Postmoderna giapponese? “Mamma, ho freddo e fame”. Ma mia madre non sapeva una fiaba per raccontarmi il profumo del pane.

    Io non mi ci ritrovo. Il pensiero newtoniano-lockiano-cartesiano ha dimostrato a quale catastrofe si è arrivati. Non credo che sia il caso di insistere.
    E Murakami è dentro questo sistema di pensiero. Il suo dramma, quello che affascina tanto, è quello di come uscirne. Ma allora, perchè non ne esce??

    In ogni caso, giusto perchè anch’io, come tutti, a volte ho una vena di masochismo, una volta finito il romanzo che ho iniziato ieri sera, e che appartiente a tutt’altro ambiente, potrebbe essere che riprendo “L’uccello che girava le viti del mondo”.
    Quindi potrebbe essere che ci si risente sull’argomento, se trovo nuovi spunti. Non in me. In Murakami. 😉
    … Sì, lo so che non sono compatibile con il signore. Ma appunto per questo chiedevo.

    Grazie, Vera, per le delucidazioni. My compliments!

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  9. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    errata corrige
    “di un occidente invasivo penetrato nell’occidente” sta per
    “di un occidente invasivo penetrato nell’oriente”

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  10. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    @ Camilla
    Giuro che ho faticato un po’ a capire.
    Dunque: non hai mai finito un libro di Murakami??! E perchè?? L’avevi mai detto prima, qui in questa sede? (risparmiami di andare a leggere tutti i tuoi interventi del 2011, dimmelo tu adesso, per favore).

    Umm.. Camilla.. qui trovi una grande ignorante… Non ho mai letto “La vita accanto” di Maria Pia Veladiano. Spiegami perchè lo dovrei leggere e lo leggerò, se sarai convincente. Ma non dirmi la trama e i finali…

    Qui, per favore, mi devi spiegare. Tu dici: “il bel libro (anche lui fuori moda) l’amore è una repubblica che mi ha fatto il grande dono di divertirmi e stupirmi”. A che cosa ti riferisci esattamente? Quando ne avevo parlato? Mi illumini d’immenso, per favore?

    Ciao “-”

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  11. Avatar camilla
    camilla

    @antonella b Insomma sono una gran casinista, scusami antonella b- ho ritrovato questo blog solamente questa estate, e devo aver confuso i nick- a consigliarmi L’AMORE E’ UNA REPUBBLICA di Carol Shield , fu lettoreambulante– mi sembrava che i modi e i toni fossero i tuoi. La vita accanto, di Mariapia Veladiano ebbe un meritato ma quasi ignoto premio Calvino nel 2010.Io lo lessi per caso e – come succede quando si ha una bellissima sorpresa, l’ho fatto leggere a un mucchio di gente. Mi piace la tranquilla ma passionale scrittura, quasi un ossimoro, mi piacciono i suoni, gli odori, i sentimenti disperati e muti, rinchiusi dentro le proprie solitudini. Mi piace la luce di questo racconto, la sua originalità, la sua diversità rispetto al contemporaneo italiano. Mi piace, molto, Rebecca. Insomma mi piace. Ciao e grazie e scusascusa se ho fatto confusione.Per quanto riguarda Murakami non so dirti il perchè- mi capita con alcuni libri – annuso, leggiucchio e metto via. come si fa con un cibo. Non posso dire di più. Amo Kirino, Ishiguro nei suoi tre romanzi “giapponesi” e motri altri di cui , ora, mi sfugge il nome.Ma tengo molto a quello che leggo, non tanto alla biografia di base dello scrittore.

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  12. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    Camilla, tu sei brutta? O almeno, ti ritieni brutta?
    Se avevi questo problema ecco che la Veladiano l’ha distrutto.

    “mi sembrava che i modi e i toni fossero i tuoi”… devo andare a rileggermi lettoreambulante 😉
    Ciao

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  13. Avatar carloesse
    carloesse

    Cara Antonella, torni su Murakami, insieme ad altri estimatori di questo autore,molto amato in questo blog, mettendo molta carne al fuoco. Premetti onestamente di avere letto solo un libro, che è proprio l’unico che a me manca, e che forse è (insieme a Norwegian Wood, che peraltro è uno dei suoi più apprezzati) il meno rappresentativo della sua produzione più tipica. Non entro nel merito di AD OVEST DEL SOLE…, non avendolo letto, ma su un apetto che invece è presente in tutto Murakami: un Giappone occidentalizzato (americanizzato soprattutto) che assomiglia a qualsiasi altra parte del mondo. Si, è vero, ed è proprio per questo che Murakami si sofferma spesso su marche di vestiario, elenchi di musicisti e dischi (rock, jazz, ma anche musica classica, comunque “occidentale”, ricette di piatti (spesso italiani), ecc..
    Murakami èun giapponese un po’ (ma non completamente) apolide, vissuto per qualche periodo anche a Roma, in Grecia e negli USA. Peraltro è stato anche il traduttore in giapponese di Carver.
    Ma è il Giappone odierno quello che descrive, ed il Giappone odierno è così, con tutte le contraddizioni con la propria storia e cultura che ciò comporta. Contraddizione che, se traspare poco o nulla nel libro che hai letto, è invece fondamentale nella maggior parte dei suoi altri, dove mondo reale e mondo fantastico e onirico (tutt’altro che scevro dall’eredità dello scintoismo,del buddismo zen, o addirittura dello sciamanesimo naturalista) si incrociano spesso, si sovrappongono, talvolta pericolosamente.
    Sotto questo aspetto forse “La Fine del mondo e il Paese delle meraviglie” è il romanzo più emblematico, ma è con il precedente“Sotto il segno della pecora” (definibile come un Chandler che si cala nel mondo dei sogni) che questa commistione tra “mondo di qua” e “mondo di là” si era già cominciato a delineare compiutamente. E che a mio parere trova il suo perfetto equilibrio in “Kafka sulla spiaggia”, tipico romanzo di “formazione adolescenziale” (il protagonista, Tamura Kafka, fugge a causa di un omicidio, ma al contempo dovrà risolvere il proprio complesso edipico e diventare adulto attraverso la conoscenza dell’amore e della propria sessualità), ma contenente personaggi (anche comici, anche lirici) che sono ancora in contatto con la “cultura del passato”, con il mondo magico (di cui possiedono la chiave di passaggio) del quale anche il ragazzo dovrà fare esperienza.
    Ma il ritorno alla cultura del passato non è una soluzione per Murakami, scrittore calato pienamente nel mondo contemporaneo e globalizzato. Murakami non vuole indicare alcuna “via” (e un romanziere a mio parere non deve indicare soluzioni, ma osservare attentamente e suggerire domande). Murakami è un autore che registra e descrive il nostro malessere e le nostre contraddizioni (occidentali, giapponesi, tutte) attraverso personaggi (spesso giovani, o almeno proprio i giovani risultano quelli meglio riusciti), che, seguendo uno schema “classico” della narrazione, devono superare delle “prove” per diventare adulti o, in ogni caso, trovare un ruolo e un senso (se mai esistesse) della vita. Il tutto attraverso uno stile piano, limpido, quasi cristallino, e molto musicale.
    Come consiglio del tutto personale non affronterei subito le 800 e passa pagine dell’ “Uccello che girava le viti del mondo”, ma proprio “Kafka sulla spiaggia”. O ancora meglio dapprima i racconti, dove troveresti già “in nuce” tutto l’universo murakamiko e la sua commistione di reale e onirico. I più belli sono raccolti in “Tutti i figli di Dio danzano” e nel più recente “I Salici ciechi e la donna addormentata”. Non sono tutti alla stessa altezza , ma tra essi troveresti alcuni autentici gioiellini.
    Sempre che tu sia ancora interessata a Murakami.
    Non ne sono sicuro, ma lo spero. Ciao.

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  14. Avatar carloesse
    carloesse

    PS: Ma se proprio non lo digerisci confido ancora nei film di Miyazaki, come seconda chance.
    🙂

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  15. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    Ok, CarloS. leggo i due che ho adesso.
    Però continuo con L’Uccello (..)
    e dopo con Kafka. Se volevi vendermi i libri, ci sei riuscito.

    in seguito passerò agli altri.

    Solo io non essere d’accordo su quando dici: “Murakami non vuole indicare alcuna “via” (e un romanziere a mio parere non deve indicare soluzioni, ma osservare attentamente e suggerire domande).”

    Ci sono casi in cui uno scrittore deve anche suggerire soluzioni oltre che domande, se ne ha la capacità. Ci sono casi in cui occorrono entrambe. Uno scrittore non è solo un registro. L’oggettivizzazione narrativa non può e non deve essere la regola.
    A volte occorre che lo scrittore debba entrare in prima persona e dichiararsi perchè il lettore acquisti un baricentro su cui appoggiare, appunto per mantenere l’oggettivizzazione.
    Ma questo è un altro discorso.

    MI sposi ancora?

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  16. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    Ah sì, la città incantata….
    giusto, me ne ero dimenticata..
    magari stasera…

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  17. Avatar carloesse
    carloesse

    Se ci incontrassimo almeno nella città incantata….
    (sempre che si superi la difficile prova del sincronismo!!!)
    🙂

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  18. Avatar carloesse
    carloesse

    Sarà, ma in genere io preferisco scrittori che pongono domande a quelli che suggeriscono soluzioni:
    1) perchè le soluzioni o mi trovano già d’accordo (e allora non avevo bisogno di leggermi 4 o 500 pagine per imparare quello che sapevo già), o in disaccordo ( e allora ritengo il romanzo un subdolo mezzo per portarmi a conclusioni non mie)
    2) perchè le soluzioni spesso sono deludenti: per questo mi annoiano da diverso tempo i libri gialli, o i mistery, dove la conclusione spesso non è all’altezza dello svolgimento;
    3) perchè anche una sola nuova domanda, una che non mi ero mai posto, è invece uno stimolo per la mia mente di lettore, ed in qualche modo una forma di conoscenza che mi arricchisce.
    Perchè il baricentro me lo deve fornire qualcun altro? Il baricentro è mio e me lo gestisco io…..
    Opinioni naturalmente….

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  19. Avatar Vera

    Partendo dalla musica dei libri di Murakami,
    (che inizialmente aveva sorpreso anche me)
    sei andata a toccare un problema reale, Antonella B.,
    che appartiene al nostro tempo,
    la confusione del tutto,
    la stessa possibilita’ che continuino ad esistere le Letterature Nazionali
    come siamo stati abituati a pensarle fino ad un certo periodo.

    E il romanzo, genere di difficile definizione da sempre,
    nato come mescolanza, bicchiere mezzo vuoto,
    è sempre il primo passibile ad essere riempito di tutto
    e della confusione del tutto.

    di informazione invasiva e superficiale e di banalizzazione delle idee globalmente intese.

    Carloesse ti ha dato buoni suggerimenti per “capire” Murakami,
    e non so dire stasera cosa e’ meglio che faccia un romanziere…
    che racconti bene sarebbe gia’ tanto,
    che abbia qualcosa da dire valore aggiunto,
    che faccia del bene e che dia un qualche contributo alle sorti umane… un auspicio.
    Descrivendo analizzando domandando rispondendo tacendo e lasciando che le cose scorrano come succede realmente nella vita
    Io credo che queste cose Murakami le faccia. E mi soddisfa cosi’.

    Preferisco poi (e comunque) non inquadrare troppo le figure-personaggi dei suoi libri, lasciandole piu’ libere mentre tentano esse stesse di autodefinirsi e trovarsi, per questo non amo parlare di romanzo “di formazione”, terminologia che mi evoca altre pagine… altri romanzi; e’ una delle letture possibili, certo! ma non l’unica a mio parere, e anche chi giovane non e’ piu’, credo possa compiere ugualmente lo stesso viaggio e destino del protagonista di Kafka sulla spiaggia (ad esempio) o dei protagonisti di altri suoi libri, che io vedo come piu’ universali, riproposti in mille modi gli stessi temi e “problemi” di fondo che altre volte ho avuto modo di evidenziare (giocando a modo mio nel farlo dicendo e non dicendo perche’ chi ha letto capisca e chi non ha letto non ne venga infastidito…
    perche’ non ho voglia di rovinare l’incanto dei suoi libri con l’esposizione della trama,
    ed anche perche’ spesso di esili trame si tratta, giocate su altri registri evocatici simbolici e onirici appunto…)
    Resta il fatto che molti libri oggi continuano ad avere la stessa musica di sottofondo lo stesso sapore di alcol e fumo, e in Murakami, nonostante tutto, io continuo a vedere la versione giapponese della vita e sento la sua musica con le sue orecchie di giapponese.
    Le sue contraddizioni sono quelle di ogni essere umano che ha paura di perdersi, che si sta cercando, che ha serie e profonde difficolta’ di relazione nel nostro mondo strano di oggi.
    Lui le pensa in giapponese!, mi chiedo se la traduzione che hai di questo libro di cui parli e che io non ho letto, sia all’altezza delle traduzioni dei due traduttori di Murakami che ho avuto modo di conoscere e apprezzare: Antonietta Pastore e Giorgio Amitrano.
    (chi lo ha tradotto il tuo? e’ solo una curiosita’)
    ciao a tutti,
    carloesse, Antonella B, datevi appuntamento per sposarvi a Bellona, ad una libera ora, prometto: io non mi oppongo!

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  20. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    @ Vera

    Traduzione di Mimma De Petra.
    Di Antonietta Pastore bisogna leggere “Leggero il passo sui tatami”.

    *

    Vera, è appunto a Bellona che ci siamo incontrati!! Non so se mi spiego.

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  21. Avatar Cinderella
    Cinderella

    Ecco perchè adoro questo blog.. Oltre che per i suggerimenti sempre interessanti, è un luogo dove ci si può confrontare, accendere “polemiche”, esprimere liberamente il proprio punto di vista e abbattere dogmi su autori noti e meno noti senza tanti problemi e giri di parole 😀

    Riprendendo la discussione su Murakami che anch’io ho conosciuto mediante questo blog, finora ho letto Norwegina Wood e ieri ho iniziato KAFKA SULLA SPIAGGIA. Per quel poco che finora ho letto di lui quindi posso dire che lo trovo un autore interessante ed originale; i suoi romanzi sono onirici ed irreali, ma a volte troppo malinconici e pervasi di solitudine.. Insomma, secondo me sono letture che vanno fatte al momento giusto e a piccole dosi, ma che lasciano dentro qualcosa su cui riflettere.

    Non credo come ho letto in qualche post (perdonatemi ma non so più di chi, forse Antonella B) che siano adatti ad un pubblico solo di adolescenti o cmq vicino all’età della formazione.. Personalmente ho passato quel periodo da non tanto tempo, ma tuttora trovo interessante quel momento magico in cui si è al bivio, lasciati i costumi e le ingenuità dell’infanzia si è più o meno preparati per affrontare l’età adulta e tutto ciò che essa comporta. Ecco, a ben pensarci non consiglierei Murakami ad un giovane adulto, molto più apprezzabile quando quel momento si è già superato 🙂

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  22. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    @ Cinderella e club Murakami, a cui ormai appartengo anch’io, se non altro perchè ne ho letto un libro (quello che nessuno ha letto)

    Smentisco caldamente di avere detto: “adatti ad un pubblico solo di adolescenti o cmq vicino all’età della formazione”. E’ stato fatto da altro. Anche perchè non uso un linguaggio smsenziale, se non sul cellulare.
    Insomma, nell’arco di 24 ore mi si attribuisce quello che non ho detto per due volte. Forse parlo troppo. Però capisco perfettamente perchè sia stato detto.

    Mi fai venire in mente, Cinderella… ieri sera mio figlio che per forza è giovane essendo io non vecchia, ha visto per casa “L’uccello che girava le viti del mondo” e mi ha chiesto se glielo passo.
    Ti assicuro che qualcosa deve averlo incuriosito perchè è molto selettivo, dal momento che, fin dalla nascita, ha dovuto vedersi girare per casa, per miei motivi e a intervalli regolari, centinaia e centinaia di libri. Blocchi di libri, casse di libri. Ho dovuto smembrare pezzi di arredamento a un certo punto.
    Alla mia domanda, apparentemente casuale se invece volesse incominciare prima con Kafka, ha replicato: “Primo, la copertina è un mondezzaio, secondo la storia di un vecchio e di un bambino non mi interessa.”
    Quindi vedi che tutto è relativo?
    Io trovo più “mondezzaio” la copertina dell’Uccello. Sembra la copertina di un romanzetto fatto in serie e a otto mani.
    Comunque, al di là del valore estetico del libro, che può essere fuorviante (ahimè, quanti bei libri per una copertina sbagliata a volte non sono letti) di figure di riferimento anziane, molto anziane e che hanno vissuto per qualcosa, in famiglia, ne ha; e desumo che non esista frattura in lui in questo ambito della vita. Anzi non c’è.
    Ti dico invece le due parole chiave che mi sembra di aver capito lo abbiano
    attratto: “giapponese di oggi” e “nullafacente”.
    Ci sarebbe da scrivere un trattato di sociologia.
    E cioè, vuole sapere come se la passa un giapponese di oggi. Non di ieri, sul ieri lo sa.
    Sarà che forse è stato tarato un po’ da me, ma si smarca bene dalla figura materna e i suoi profondi interessi verso il Giappone, pur partendo da presupposti simili – perchè quando io mi sono avvicinata (anzi sono stata avvicinata) dal Giappone lui era in fasce -, mi accorgo sempre di più che hanno seguito uno sviluppo, non antitetico, ma piuttosto integrativo. Di cui lo ringrazio spesso perchè mi pone in ottiche diverse.

    Questo non per raccontare i miei fatti privati ma per dire che, adolescente o no, finiremo per leggere lo stesso libro.
    E anche per dire che la cosa mi conferma ulteriormente che Murakami è un giapponese di oggi il cui profondo dramma è ritrovare Shimamoto. Già il tema di Kakfa lo fa presupporre in toto.
    E “A sud del confine, a ovest del sole” mi fa pensare che sia la nuce del suo pensiero. Per questo l’ho così bocciato. Chi l’ha letto sa il perchè.
    Vedremo se ci sarà un’evoluzione.
    Per ora sono ignorante, ma speranzosa.
    Ciao

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  23. Avatar carloesse
    carloesse

    @antonella
    Mi rendo conto solo adesso (a volte sono molto lento nelle mie reazioni) che il nostro matrimonio condizionato da un “posting” sincrono è, di fatto un tema molto murakamiko.
    Quella sincronia del gesto potrebbe aprirci improvvisamente un gate verso un un universo parallelo, dove probabilmente ci sposerebbe un vecchio sciamano, laureato a Kyoto in chimica degli elementi primari e nano-scienze (non si sa in quale secolo, passato o futuro), seguendo un rito totemico, con molti riferimenti ad animali noti e ignoti.
    Ironia del destino.

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  24. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    Beh, senti, io tengo la “Vera” in tasca. Non si sa mai.
    Sottolineo Vera perchè sei lento. Riesci a capire il gioco, non di parola, ma di soggetto?

    Anche perchè la tua lentezza rischia pericolosamente di sconfinare nella mia irrequietezza . …. ma tu stavi pensando anche a Escher?

    Come animali noti e ignoti scelgo quelli de La Montagna Incantata e i suoi paesaggi. Encantada!
    La Montagna Incantata è profondamente vera (qui non c’è nessun gioco di parole). E solo le anime più pure se ne accorgono. Infatti è la bambina a sapere e ricordare, non certo i genitori, inconsapevoli e ignoranti di quest’altro mondo. Capisci quando dicevo che Murakami ha perso la Memoria?
    Be’, dopo tutto questo parlarne, spero di no: spero che si nasconda nella bambina, che non sia i suoi genitori.
    Lo leggerò per sapere questo. Mi viene in mente che nell’Uccello che girava le viti, l’inizio da oridinariamente quotidiano si sta trasformando in qualcosa di diverso mentre attraversa la viuzza dimenticata da tutti. Questo fa supporre bene, non credi? La domanda per te, carloS, è retorica e non devi rispondere pechè tu hai lo squisito vezzo di fare spoiler!

    E Miyazaki ha fatto un’opera di Pietas, davvero, nei confronti del suo paese. Bravo! Soprattutto perchè la sua opera va direttamente nel cuore dei piccoli, che ne hanno tanto bisogno.

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  25. Avatar Vera

    Antonella B e carloesse mi piace la vostra storia, mi distrae dal mio da fare di questi giorni!
    lo sciamano, la montagna, la Vera…

    oggetti molto comuni ed usati nei matrimoni
    anche le VERE di Escher
    si potrebbero infilare a testa in giu’
    mentre voi potreste scambiarvele scendendo in salita le scale
    uno da una parte e una dall’altra
    e incontrandovi piu’ o meno al quindicesimo gradino-giapponese
    sempre che sia un gradino favorevole con la corrente non interrotta!
    comunque portatevi molta acqua buona da bere.
    (accanto ai pozzi si sa, anche la samaritana aveva sete)
    e se vi capita poi dopo il matrimonio potreste nelle sere sedervi al kotatsu
    e parlare di guerra e di pace solo di questo (a voce molto piu’ alta)

    vai avanti a leggere Murakami!, Antonella B, poi ne parliamo…
    e poi
    mi spiace che ti citino male!,

    comunque la mia copertina del volatile-operaio-globale e’ bellissima!
    Einaudi Struzzi vai a vederla qui:
    http://www.einaudi.it/libri/libro/murakami-haruki/l-uccello-che-girava-le-viti-del-mondo/978880618817

    e mi piace moltissimo anche quella di Kafka (che piace pure alla mia Gatta e la morde… ancora adesso se le capita…)

    a mio figlio, sommerso di libri anche lui, (ha 11 anni) ho impedito per ora l’accesso a Murakami!
    in questo io rispetto le mie idee!
    glielo regalero’ quando sara’ un poco piu’ grande!

    ciao buona serata a tutti

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  26. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    Hai capito Carlo? Siamo dis-traenti! Medita sulle radici (questa volta delle parole).

    Scheeerzo, Vera 8)

    eh sì, effettivamente Einaudi ha fatto centro. Quella di Baldini Castoldi Dalai forse è ancora più centrata quanto a viti (ma prima devo leggere il libro per dirlo con sicurezza), però è un pugno in un occhio.
    Tieni in conto che a me piacciono le copertine disegnate, e raramente amo quelle con fotografia (anche se sono appassionata della bella fotografia, pur senza cultura fotografica; qui voglio proprio farci entrare solo il piacere per il piacere di guardare) ma sulla copertina disegnata entra in gioco tutta la sovrastruttura che mi son fatta sulla grafica antica. E quindi non faccio testo. Dovrei riciclarmi il cervello.
    A proposito, Maria Vittoria è stata dimenticata.
    Ciao

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  27. Avatar Cinderella
    Cinderella

    Chiedo venia Antonella, ti ho attribuito un commento su Murakami non tuo, ho la testa piena di cose! Ma tu sei davvero intransigente, mi è scappato un “cmq” e subito ad accusarmi di linugaggio smsenziale 😉

    A parte questo, ho appena fatto una cosa che odio: ho accantonato momentaneamente KAFKA SULLA SPIAGGIA che avevo iniziato ieri e che mi aveva già molto preso. Ma il capitolo dell’incontro tra Nakata e Johnnie Walker mi ha davvero fatta inorridire e per ora non me la sento di continuare.. Per favore amici ditemi che non ci saranno più pagine così crudeli o ahimè dovrò abbandonare definitivamente questo libro.. Peccato davvero perchè mi stava davvero interessando, ancor di più di Norwegian Wood!

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  28. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    Ciao Cinderella
    scusa anche a te. Sì, sull’uso della lingua italiana sono intransigente.
    Qui ci sarebbe un discorso da fare, ma santo cielo, non ho ancora pranzato…
    Sei al corrente della polemica sul linguaggio usato nei libri di “alcuni” nostri autori contemporanei?
    Quelli che fanno una bella miscela di gergo e strafalcioni del parlato e luoghi comuni con la pretesa di rispecchiare la realtà rispecchiante il contesto sociale suscettibile di venire trasposto in letteratura?
    Che poi è la scusa di saper scrivere male?
    Ciao 😉

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  29. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    Camilla, al sei politico non ho mai creduto. Ci si migliora guardando a un modello superiore, non a uno inferiore. Almeno, così penso.

    Se dico a Maria Vittoria di guardare e assimilare e stare zitta è perchè ho capito che è una principiante. Deve prima farsi un’idea non di trovare una risposta, ma di mettersi in grado di formulare una domanda intelligente. Perchè solo sei fai la domanda giusta, puoi ottenere una risposta; diversamente, non credo.
    Il mondo dell’antiquariato librario è un mondo duro, esigente, non ti prende in considerazione sulla passione – momentanea o meno – che esercita la fascinazione dell’antico, quanto piuttosto sull’effettivo apporto che puoi dare a questo mondo. Se non sai, non dai. E sei tagliato fuori.

    Sulla mia irruenza è solo perchè trovo che le donne siano stimolanti, per me; forse perchè ho potuto frequentarle poco. L’unica cosa che rimprovero alle donne è che troppo spesso esercitano una risposta reattiva, non ponderata, sulla base di emozione spesso distruttiva.
    Gli uomini si contengono di più ma non fanno testo quanto a insegnamento perchè tendenzialmente sono guerrafondai e dovrebbero cercare una misura attraverso una collaborazione effettiva con le donne. Parlo proprio di governo e amministrazione collettive. Per questo, in altra sede, invitavo le donne a investire non sul modello di governo maschile che, evidentemente, ha fallito. Ma, piuttosto, nell’indirizzarsi verso un contributo collaborativo femminile/maschile, e per fare questo è necessario che le donne prendano ancora più coscienza di se stesse e delle loro capacità. E, secondo me, di strada ne abbiamo ancora da fare.

    E ora torniamo ai libri.
    Intimidita? Perchè? Sono io che dovrei essere intimidita dalle mie fiumane di parole.
    Sulla Veladiano ti avevo già dato una risposta implicita.
    Se ho deciso di non leggerlo è perchè, dopo che me ne hai parlato, ho letto alcune recensioni del libro che dicevi e non sono interessata all’argomento.
    Ieri mattina, per poter fare tutto, lavoro casa figlio(!) – (e blog, ahimè), mi sono alzata alle quattro e mezza. Ho una decina di libri in lettura oltre cataloghi e riviste, di cui la maggior parte sono saggi e solo due romanzi (di cui uno Murakami). Tu capisci che non posso mettermi a leggere tutto quello che mi passa sotto gli occhi. Perdonata?

    Sui libri antichi, prova. Anche perchè, a questo punto, contavo di andare un po’ in “vacanza” dal blog, giusto per non monopolizzare l’ambiente.

    (In ogni caso per parlare di un libro almeno d’epoca, se non antico, occorrono titolo, autore, editore, stato del libro, eventuali mancanze o anomalie, firme di appartenenza e individuazione di eventuali dediche ad personam e firmate da chi, etc. etc., cioè una descrizione appropriata. Diversamente va visto e preso in mano per valutare.)

    Ciao. Con simpatia.

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  30. Avatar Vera

    Ciao a tutti,
    e ciao Antonella B. che dici coi tuoi modi (irruenti?!! ) cose su cui sono d’accordo:

    come sulla pessima lingua italiana di alcuni romanzi contemporanei,
    come sul nuovo modello necessario collaborativo uomodonna su cui c’e’ molto da fare…
    molto, soprattutto dalla parte femminile.
    ….

    pensa che ieri ho proposto al mio gruppo-femminile di lettura Gioconda Belli, NEL PAESE DELLE DONNE, che io non ho ancora letto, ma che avevo comprato in estate dopo averne sentito parlare qua da noi..
    lo leggero’ presto e vi diro’…
    parla di governo femminile e maschile in maniera fantastica e allegorica mi sembra di aver capito…
    ma le lettrici del mio GdL lo hanno guardato con disgusto…

    ho proposto poi Tullio De Mauro La cultura degli italiani, e si sono rifiutate di leggerlo…
    almeno sono riuscita a far passare Virginia Woolf Una stanza tutta per se’…
    lo leggeranno… io lo rileggero’
    e vi diro’ cosa succedera’ alla fine.

    intanto oggi e’ il mio compleanno e non vi chiedo di farmi gli auguri! solo a chi vuole (!) chiedo silenziosi pensieri positivi per me in qualunque forma siate abituati a formularli.

    io per oggi mi sono regalata la liberta’ da Eco-Cimitero (ho finito di leggerlo ieri….)
    e presto vi diro’ cosa mi e’ rimasto, cosa ne penso…

    desiderando io
    l’inizio di nuove e piu’ dolci letture

    saluti a tutti.

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  31. Avatar camilla
    camilla

    @antonella b — grazie della risposta. Non sono d’accordo , affatto, con lo schema mentale e pregiudiziale dei “modelli superiori o inferiori”. E ribadisco che la necessaria semplificazione del linguaggio che è necessaria in un blog, non è adatta alla estrema complessità dei temi trattati.mentre è adattissima e gradevole se riferita alle nostre amate e, in fondo, semplici letture. Come del resto, mi rendo conto, è impossibile entrare nel merito del “valore” in senso ampio di un libro del ‘700- o di fine ‘800 o primissimi del ‘900, anche in edizioni speciali o ex libris eccetera. Probabilmente la tua straordinaria preparazione mi ha travolta. Mi dispiace molto che tu ritenga non degna del tuo tempo la Veladiano. A volte certe sorprese letterarie lasciano uno squisito sapore, e un libro può essere bellissimo o inutile e noioso prescindendo completamente dal “tema” a cui viene ridotto da alcune frettolose recensioni. Ora “me ne vado”, come nel bellissimo romanzo di Jean Echenoz. ciaociao.

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  32. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    Camilla, grazie a te.
    Niente di personale sulla Veladiano, semplicemente, ripeto, la mia giornata è fatta di ventiquattr’ore come quella di tutti e devo darmi dei limiti anche sulle letture, e anche perchè ho molti interessi e non scrivo solo qui,

    “schema mentale e pregiudiziale?” dici. Ma tu da chi impari, da chi conosce o da chi non conosce, scusa? Domanda retorica.

    Va be’, stavolta vado veramente in vacanza.
    Ciao

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  33. Avatar Antonella B.
    Antonella B.

    Vera, ci si sente.
    ciao

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  34. Avatar Stella M.
    Stella M.

    “Non appena apriva un libro, si sentiva felice.
    O, per lo meno, si sentiva bene.
    Era quasi una gioia infantile.
    Ma anche una debolezza.
    Aveva l’impressione che qualcuno si occupasse di lui, che qualcuno si prendesse cura di lui.
    Per dirla tutta, quando il libraio leggeva un libro aveva l’impressione di essere amato.”
    (Il libraio, Regis De Sa Moreira)

    Il libro che in questo 2011 mi è piaciuto di più in assoluto, quello che mi ha fatto sognare, riflettere, che ho regalato agli amici più cari è senza dubbio “Il libraio” di Regis De Sa Moreira. Perché parla di me, di noi, della nostra passione per i libri, di quelle persone che dai libri si sentono amati, coccolati.

    Si fanno riflessioni molto profonde, con estrema leggerezza, quasi con brio.

    È la storia di questo libraio, che vive e si nutre di libri e tisane, perché non ha certo bisogno di mangiare. Sempre seduto dietro al banco della sua libreria, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, perché nei confronti dei suoi clienti si sente responsabile… lui. E se per caso qualcuno arrivasse quando la libreria è chiusa? Non può certo correre questo rischio. Allora vediamo sfilare, come una serie di dipinti, vari clienti, uno più bizzarro dell’altro: il cliente maleducato che vuole conoscere i tre libri da portare su un’isola deserta, le ragazze affette dalla sindrome da ultima pagina, la Voce, Dio, il Dalai Lama, la gran dama in nero con la sua falce minacciosa, le coppiette, etc.
    Leggiamo della condizione umana, in questo libriccino, dei suoi difettacci, ma anche della sua capacità di stupirci sempre, anche quando si tratta di uno come “il libraio” che nella sua vita sembra averne già viste di cotte e di crude.

    Avevo letto delle recensioni qua e là, visto i commenti degli anobiani, e deciso di comprarlo anche spinta da quella voce fuori dal coro che lo etichettava come “iritante” quando altri lo innalzavano a “gioello” e “capolavoro”.

    Non ne sono rimasta delusa. Si tratta di sicuro di un libro molto inteso, quasi metafisico, che racconta quella passione per i libri che tanto fa parte della mia vita.

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  35. Avatar Chiaretta

    E’ speciale questo mondo.
    Fa sentire a “casa”, anche senza incontrare ognuno dei Vostri sguardi.
    Quotidianamente ci si scontra con le differenze (e meno male che ci sono), qui invece ci assomigliamo tutti.
    E’ la prima volta che intervengo (ma è come se fossi in ogni parola, in ogni titolo, in ogni giudizio da sempre) e lo faccio per ricordare un titolo, uno soltanto, che per me è stato davvero un libro speciale: “VENUTO AL MONDO” di Margaret Mazzantini. Se è vero che, la bellezza di un libro, è negli occhi di chi lo legge, questo per me ha rappresentato qualcosa di speciale. Ma per davvero. Come ho scritto nella mia recensione a questo Romanzo: “Questo libro che poggia su uno scaffale colmo di altri libri, è ora chiuso nella sua storia e nella sua emozione eppure continua a vivere. A conservare quella luce diversa che lo rende speciale.
    Questo Libro è destinato a portarsi appresso meravigliose storie di madri e di figli.
    Ho imparato che ogni libro ha la propria storia e le proprie lacrime che vale la pena piangere”.

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  36. Avatar polissena
    polissena

    Lucilla, mi è piaciuto moltissimo il tuo ultimo intervento e ancora una volta la penso esattamente come te, ma ti consiglio e ti prego di postarlo anche qui. Lì dove si trova, in un ‘a parte’ potrebbe sfuggire a qualcuno e invece merita di essere letto. Penso che si possa fare, non credi? Mi sembra che ormai si possa fare un po’ tutto

    In questo diluvio di parole che girano intorno a Murakami (non tutti hanno il dono della sintesi)
    ci siamo persi un po’. Personalmente non scenderò in difesa di Murakami, che del resto non ne ha alcun bisogno. Ognuno è libero di leggere e apprezzare quello che vuole. Perfino la Mazzantini

    Mi dispiace invece che sia stato travolto dal fiume in piena l’appassionato commento di illex sulla città di K.
    Illex, ti dico soltanto che se il libro non l’avessi già letto e amato, dopo le tue parole, correrei a comprarlo.

    Buon compleanno Vera e grazie di esserci

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  37. Avatar Vera

    Carissima Polissena grazie a te, di esserci. e degli auguri.
    No, il commento di Illex non si e’ affatto perso, e’ stampato nella mia memoria, e ci ritornero’ anch’io presto… perche’ la sorte, attraverso gli amici… e’ generosa con me…. e mi fatto avere per mani gentili la Trilogia della citta’ di K…. ne sono felice! lo usero’ presto come fantastico regalo di compleanno.
    e dico “grazie” a chi mi ha permesso di poterlo leggere gia’ da ora perche’ e’ vero che dopo l’appassionata recensione di Illex mi sarebbe dispiaciuto molto non averlo a disposizione…

    Illex a cui non ho ancora parlato de LE CORREZIONI che avevo poi letto!…
    e di quanti altri libri devo ancora dirvi… (certo che Murakami si difende da se’! e ho tralasciato di parlarvi anche di lui….)
    ma c’e’ prima Eco… e non attendo oltre!

    magari stasera, piu’ tardi, vi diro’ qualcosa… e credo, Polissena, che non saro’ molto sintetica!!!quante cose da dire!, vedro’ quello che posso fare!!!…
    a presto. (Grazie Polissena: di tutto.)

    Ciao Lucilla! Grazie Simonetta, ciao!

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  38. Avatar Dani
    Dani

    Tranquilla Polissena, non ci perdiamo nulla e il commento di Ilex non è stato affatto travolto dai post su Murakami e il resto. Io non mi pronuncio in merito, ho già detto altrove.

    E invece ho concluso questa notte l’ARTE DELLA GIOIA e in attesa del commento di Lucilla (se non ha dimenticato l’invito di Polissena), racconto qualcosa io, che sarà poco, e con tutti i limiti che ho sempre nello scrivere, ma ora molto di più perché davanti a un grande libro mi sento più che mai inadeguata. Ebbene sì, con la Trilogia di Kristof, l’Arte della gioia resterà anche per me come esperienza memorabile di questo 2011.

    Una grande lettura è un’esperienza anche fisica e a tratti il coinvolgimento emotivo mi chiudeva la gola (come mi era successo con Vita e Destino). Questo libro è stato per Goliarda Sapienza un’esperienza lunga, dolorosa, scaturita da una sorgente biografica e vitale che urgeva e chiedeva espressione in parola. E questo si sente, pagina per pagina, e passa inevitabilmente al lettore, con note diverse magari, diversa intensità, ma passa. C’è nella storia il presente di Goliarda (la maturità di Modesta), con tutti i traguardi psicologici a fatica raggiunti e il passato fino alle sue radici più profonde. Il personaggio di Carlo attinge al compagno della madre, Modesta e nonna Gaia nascono dalle cellule di Maria Giudice (l’attiva e anticonformista madre di Goliarda), Beatrice, Prando, Jacopo e Bambù avranno sicuramente i tratti di uno dei tanti fratelli e sorelle con cui Goliarda crebbe.
    A sfondo delle vicende un amore struggente per la Sicilia, terra di straordinaria bellezza, con il profumo delle zagare, il sole accecante, la calura estiva, i campi di grano e soprattutto il mare e la costa che si fanno personaggio, simbolo di elementi mitologici e primordiali. Modesta (ironia di un nome) sfida la sua paura del mare e impara a nuotare sfoggiando il suo coraggio sotto gli occhi preoccupati di Carmine, amante-padre dai capelli di cenere e gli occhi di ghiaccio. In questa terra, Modesta porta a maturità una vita controcorrente per il luogo e i tempi e Goliarda ottiene in lei il suo riscatto e supera il trauma di un abbandono forzato della Sicilia a 14 anni, dove il rifiuto di un matrimonio non voluto era cosa inaccettabile.

    “Chiunque abbia avuto l’avventura di doppiare il capo dei trent’anni, sa quanto sia stato faticoso, aspro ed eccitante scalare il monte che dalle pendici dell’infanzia sale sino alla cima della giovinezza, e quanto rapido, una cascata d’acqua, un volo geometrico d’ali nella luce, pochi attimi e…ieri avevo le guance integre dei vent’anni, oggi – in una notte? – le tre dita del tempo mi hanno sfiorato, preavviso del breve spazio che resta e del traguardo ultimo che inesorabile attende…Primo, menzognero terrore dei trent’anni.”

    Il personaggio Modesta cresce e compie un percorso, sa attingere da ogni esperienza, da ogni rapporto, guidata da una curiosità e un amore della conoscenza e, senza porre limiti al proprio cuore, diventa maestra di questa gioia che in lei si fa arte e che è in fondo vocazione profonda di ogni essere umano. Le sue pulsioni vitali scavalcano i confini che la morale impone perché l’amore non ha sesso, né età.

    Ancora una considerazione su Modesta madre (che mi ha fatto pensare e messa in crisi) che sa trasmettere ciò in cui crede senza timori, reticenze e condizionamenti.
    Dice al figlio: “Comprati la macchina che volevi e torna a gareggiare coi maschi come te, o parti per l’America, ruba, insomma fa quello che vuoi! Ma che tutto nasca da te e non da un ordine del re, del Duce o del Fuhrer (…)Tu non appartieni né allo Stato, né a me (….) Ma come si deve fare a farvi capire che molti desideri vi vengono inculcati dall’alto per usarvi? Capisco che sia difficile per un povero che deve sfamarsi e imparare a leggere prima di sapere chi è e cosa vuole. Ma tu, tu hai pane e libri e non puoi avere scusanti.”

    Non sono in grado di fare un commento più stilistico, ma ho apprezzato una scrittura spiazzante, che alterna la prima e la terza persona, butta nel testo dialoghi in forma teatrale, mischia bruscamente presente e passato, e il tutto senza comodi nessi che costringono a una lettura attenta/attiva.

    Concludo chiedendomi come si sia potuto giudicarlo “una sequela di banalità”. Senz’altro è entrata in gioco una certa censura…e comunque le vicissitudini editoriali dell’Arte della gioia sono un romanzo del romanzo!

    E ora, prima di mettere sullo scaffale, a malincuore, il mio libro pieno di orecchie, lascio un passaggio esemplare sia nello stile narrativo che nel contenuto. Mamma e figlio (non carnale) corrono verso il sole che sorge dal mare:

    “Correndo sulla sabbia sbiancata dal gelo dell’alba, un vetro terso s’erge davanti a noi come una parete pallida senza interruzione.
    -Corri, mamma, corri che ce la facciamo!
    -Corri Jacopo, corri che ti aiuta.
    -Come si sfugge al destino, Mimmo?
    -Correndo nel pensiero contro il suo divisamento senza voltarsi mai! Svelti s’ha da essere fino a quando lo semini alle tue spalle, destinaccio di lepre!”

    Vera carissima, auguri! Se disponessi di un piccione viaggiatore forzuto e resistente gli affiderei l’Arte della gioia per te. Per ora ti auguro buon compleanno (e letture migliori dell’ultimo Eco?). A presto.

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  39. Avatar Vera

    A proposito de IL CIMITERO DI PRAGA di Umberto Eco.

    Riprendo dal mio diario della settimana scorsa (le date pensatele voi):
    “Cari amici, ho finito di leggere Eco da alcuni giorni, e speravo con tutto il cuore di rimuoverlo…, con l’aiuto di Froïde magari, ma non mi e’ possibile: vedo complotti dappertutto!…
    Allora ho pensato che l’unica cosa da fare fosse quella di raccontarmi a piu’ voci, a voi, per dimenticarlo prima e piano…”

    E qui io riassumo lasciandovi approfondire la trama e la storia da un’altra parte! e’ il mio rapporto col libro cio’di cui voglio parlarvi ed il libro di cui appunto parlo, secondo me costruitissimo, ha pero’ scarso valore “letterario”; l’artificio su cui la narrazione e’ fondata si regge sugli spilli mentre il narratore quasi-onnisciente, che chiacchiera pure con noi; con mio grande fastidio, cercava di ricucire i pezzi con piu’ fatica che perizia.

    Nessun eroe con cui identificarsi almeno un pochino e va bene cosi’ capita anche questo… Protagonista-i indisponente-i dagli sporchi e crudi linguaggio e pensieri, e talvolta soprattutto verso la fine, io consapevole dell’enorme potere anche evocativo del linguaggio, ho usato la mia capacita’ di lettura fotografica per leggere veloce piu’ del pensiero e cosi’ sorvolare sulle piu’ turpi invocazioni e descrizioni narrate in quello che si voleva come culmine del romanzo… l’orgia da cui tutto discende e che riporta la memoria, pagine davvero poco edificanti.
    Mi chiedo: C’e’ ancora una responsabilita’ etica e civile degli scrittori, o c’e’ mai stata?, e la possiamo invocare a buon diritto per il bene di tutti?
    Mi chiedo: a chi giova un’opera di tal fatta in un tempo come il nostro gia’ saturo di pessimismi relativismi e ipotesi di complotti?
    Quando e’ evidente a tutti che la storia (persino quella che ci accade tra le mani mentre la filmiamo coi nostri telefonini) e’ passibile di riscrittura e di re-interpretazione, perche’ purtroppo cosi’ giova a pochi (come e’ sempre stato) ed oggi e’ addirittura piu’ semplice diffondere e uniformare notizie o magnificare vittorie (e irridere sconfitte) senza neppure dover intagliare e innalzare pesanti colonne celebrative: basta un sito web basta un copia e incolla persino nei cervelli gia’ raschiati (ripuliti) dalle intelligenze… basta poco insomma.

    “Allora sto parlando forse del Complotto padre di tutti i complotti?… quello che da tempo immemore tenta di ridurre l’umanita’ ad un unico amorfo essere ignorante?!”

    La Storia, amici miei, lasciamola cosi’ com’e’. Senza incursioni pseudofantastiche. Non confondiamola. Studiamola seriamente. Rispettiamola. E’ gia’ incasinata di suo mentre gli storici cercano di sbrogliarla o imbrigliarla.

    Qui (nel libro) pare che la storia sia uno sfondo o un personaggio non gia’ un pretesto per scrivere (altri) libri artificiosi e pesanti nelle loro pretese nelle loro lugubri costruzioni cimiteriali.

    “Ci sono libri piantati sulle rocce e libri castelli di carte, siano pur Storiche Carte”

    Che senso ha e che scopo il libro di cui stiamo parlando? Perche’ e’ stato scritto?
    Ci saranno lo so, voci erudite del passato, ma non sento Echi piu’chiari come quelli di una volta. Eco che preferivo.

    Anzi, spingendomi oltre dico che preferisco che ognuno faccia il mestiere che piu’ gli riesce senza cimentarsi poi troppo in molti altri.
    Cosi’ che al romanziere erudito preferisco il teorico studioso (e forse anche egli stesso del suo e del mio passato mi ha insegnato a ragionare cosi’ oggi)
    E questo nonostante anch’io sia stata in grado – umilmente – di leggere una delle ultime glorie nazionali (e quindi inorgoglita potrei estendere a me la sua stessa gloria e ammantarmi insieme con lui e i suoi lettori orgogliosi ed entusiasti, ma voglio essere onesta con me stessa…) e nonostante io sia stata in grado di seguirne passo passo gli artificiosi e delicati sviluppi e intrecci che ad ogni momento cercavano di persuadermi che stavo leggendo bene e ricordando bene e che stavo andando dove voleva portarmi lui… verso la diffidenza nei confronti del genere umano.
    ……
    ……“Pero’ alla fine mi sono fermata sulla sua soglia e ho spinto il libro in cantina…”

    Ho letto molti anni fa i cosiddetti Protocolli, e non ho trovato molte idee nuove per me nel libro di Eco, in verita’, solo alcune storielle ben collegate… come ci spiega l’autore, alla fine, tutti i personaggi sono davvero esistiti tranne il protagonista (che forse pero’ esiste ancora tra noi dice lui Eco) e che povero (!) ha dovuto lavorare davvero tanto da solo per rovinare se stesso e il pianeta… realizzando il sogno del nonno, da adulto sempre spaventato ed egoista bravo bambino.

    Ancora voglio dire che alle due categorie di lettori prospettate da Eco alla fine e cioe’
    – il “lettore per bene” che puo’ fare a meno delle “sottigliezze” dell’intreccio per godersi la storia…”
    – e il “lettore eccessivamente fiscale, o di non fulmineo comprendonio…” per il quale l’autore si e’ degnato di scrivere la tabella che dovrebbe a suo dire chiarire i rapporti tra i due livelli fabula e intreccio (e sostanzialmente per Eco si tratta dei momenti in cui il suo protagonista si coricava in un modo per svegliarsi nell’altro…)
    a queste due categorie io voglio aggiungere una terza, quella
    – del “lettore deluso, che legge capisce e rimane perplesso… “ il lettore che ha trovato le incursioni i riassunti e le spiegazioni del Narratore pesanti e fastidiose… dentro le due voci narranti (con caratteri di stampa diversi tutti – meno male… cosi’ cambiava almeno qualcosa) con un tema del “Doppio” che va bene per il dottor Jackyl e Mr Hyde (ma qui e’ troppo macchinoso Simonini Dalla Piccola le “due” Diane … ) ed esagerato (e scontata la fine). Il lettore insomma che non ha gradito l’esile trama (non degna di un buon feuilleton) ne’ il linguaggio in cui era raccontata ne’ gli argomenti di cui si narrava… e in questa categoria di lettori, ovvio, mi ci metto io, perche’ una tabella in postilla non basta a convincere una lettrice onesta della bonta’ di quanto ha appena letto mentre ha in bocca il gusto fastidioso e pesante della noia di una storia che aveva ben poco da dire ed ha avuto l’ardire di continuare simile a se stessa per centinaia di pagine.

    Per ultimo, sulla polemica a proposito degli ebrei… voglio dire che qui nessuno ci fa una buona figura, proprio nessuno, nemmeno i cristiani… e i francesi i russi o gli italiani o i poveri gesuiti… ecc ecc … insomma nessuno.
    Nemmeno il narratore- autore, nemmeno io che ora vi parlo.

    “forse e’ tutto un complotto…”

    Io credo che ci serva piu’ sana letteratura e meno invenzioni con pretese di inficiare o spiegare la realta’ riscrivendola malamente. Suggerendo complotti che esistono gia’.

    E quello dell’Ignoranza e’ il peggiore di tutti. (Quello del Troppo Sapere e Presumere lo segue a ruota)

    Nonostante tutto io pero’ consiglio di leggerlo, esercitandosi prima nella lettura veloce per saltare le parti piu’ oscene e fastidiose.
    cari saluti a tutti

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  40. Avatar Vera

    Grazie Dani,
    e Polissena, credi avevo molte altre cose da dire…

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  41. Avatar danitamia
    danitamia

    Oggi,più che il primo d’ottobre,sembra il primo di giugno.Calde letture a tutti.

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  42. Avatar polissena
    polissena

    A SUD DEL CONFINE AD OVEST DEL SOLE, il famoso libro di Murakami che ha quasi sollevato un dibattito, finalmente l’ho avuto anche io, da un caro amico, e l’ho letto in tre giorni portandomelo ovunque. Scritto 7 anni prima della RAGAZZA DELLO SPUTNIK e 10 prima di KAFKA SULLA SPIAGGIA (Il mio primo e finora insuperato Murakami), all’inizio non mi aveva convolto più di tanto. Una storia semplice, una scrittura ancora più semplice (qualche sospetto sulla traduttrice). Ma ben presto è di nuovo scattata per me la magia di Murakami.
    A mio parere, è dietro la semplicità che dobbiamo cercare i significati più profondi e infatti, andando oltre le parole, ho trovato solitudine, sconforto, disperazione, quella disperazione che si nasconde dietro tante vite ‘normali’.
    La strada che si è scelta presuppone l’abbandono di altre strade e tutte ci sembrano migliori di quella che stiamo percorrendo. (Robert Frost, The road not taken. L’anno scorso ho scritto questa poesia sul blog)
    Hajime, il protagonista in fondo ha una vita felice, una bella famiglia, due jazz bar che hanno successo e che rappresentano anche il lavoro che gli è più congeniale.
    Ma è di fondo scontento, irrequieto, deluso
    Ed ecco che riappare Shimamoto, la compagna di scuola da cui si è separato quando avevano entrambi 12 anni e che ha sempre rimpianto. E qui mi chiedo, perchè tanto lui che Tengo, il protagonista di 1Q84 (ebbene sì, ho letto i primi due volumi nella traduzione spagnola, sempre provenienti dal caro amico di cui sopra. Un giorno ne parlerò), perchè questi due, pieni di rimpianto per due compagne di scuola, non muovono un dito per cercarle? E’ forse questo non-agire un atteggiamento orientale? Si limitano ad aspettare che il destino le riconduca sulla loro strada.
    Shimamoto è diventata una bellissima donna misteriosa che appare e scompare diventando un’ossessione per Hajime
    Alla definitiva scomparsa della donna, in modo abbastanza misterioso, quando la vita perde
    tutti i suoi colori, e la disperazione sembra annientarlo, Hajime da buon giapponese avrebbe dovuto suicidarsi (vero Antonella?), ma non è molto più coraggioso continuare a vivere, giorno per giorno in una rassegnazione che è una quasi-felicità?

    So che qualcun altro ha letto questo libro e mi farebbe piacere un altro punto di vista

    Ciao a tutti

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  43. Avatar Vera

    Perché sono tre, vero? quindi sono tre le delizie che mi aspettano. è così? (una nuova trilogia…)
    ciao Polissena! grazie.

    Dicono alcuni che 1Q84 sia un omaggio a Orwell perché il titolo di 1Q84 somiglia molto e non solo nella grafia, a quello di 1984.
    Sembra infatti, che in giapponese la lettera «Q» [kjuː] si pronunci come il numero 9 (kyuu).
    è vero ceh è un “omaggio” secondo te? e che ne pensi dei primi due?
    e il terzo?
    …………………………………………………..e che emozioni?! ….

    in Italia dovrebbe uscire a novembre con la traduzione di Giorgio Amitrano!!! manca poco.

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  44. Avatar illex
    illex

    Colpo di scena!!

    Polissena,
    ma veramente hai già letto 2/3 di 1Q84!?

    Hai l’anteprima nazionale del romanzo più atteso degli ultimi due anni e candidamente ce lo comunichi così!? Mi stai dicendo che quando io inizierò a leggere la prima parte tu sarai già quasi alla fine dell’opera, sempre che nel frattempo non lo avrai già finito!?

    Non so se chiederti di raccontarmi tutto oppure scongiurarti di non dire nulla.

    in realtà però non credo di avere alternative, la curiosità è troppa e la fonte più attendibile che mai quindi aspetto con ansia il tuo commento: mi raccomando però fai piano, lo aspetto da troppo tempo.

    2/3 di 1Q84 vuol dire che non sai il finale, che i nodi non si sono ancora sciolti – posto che la fine di un romanzo M. dia la soluzione agli interrogativi che pone -; però hai già un’idea più che compiuta della storia, dimmi cosa mi aspetta.

    Sei davvero strabiliante p, l’ho sempre saputo.

    Un abbraccio

    nb.:
    Ho letto anch’io A SUD DEL CONFINE A OVEST DEL SOLE e ne parlai già un anno fa, tornarci ora per dire ancora una volta quanto amo Murakami è del tutto inutile.

    nb2.:
    ieri sera ho visto SUNSET LIMITED, il film.
    Del romanzo ho già scritto tempo fa ed anche in questo caso non voglio ripetermi, mi limito a dire che Tommy Lee jones (il professore bianco) è bravissimo e che viene ricalcato fedelmente il testo originario anche se, ora ne sono completamente convinto, sarebbe stato meglio rappresentarlo in teatro invece che portarlo in televisione.
    Comunque chi non l’ha ancora letto non se lo lasci scappare. Unico.

    Buonemozioni a tutti

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  45. Avatar Mattia
    Mattia

    @Illex
    e il nero Samuel Jackson invece ? Non ti piace come attore o temi solo ciò che dice e rappresenta nel film ?
    Ciao a tutti

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  46. Avatar illex
    illex

    Mattia,
    il nero è altrettanto bravo, anzi se possibile lo è ancora di più del vecchio Tommy Lee, non fosse altro perchè la sua parte di strenuo convincitore è la più presente e pressante del dialogo.

    Io non temo quello che Samuel dice nel film, anzi mi piace e devo dirti pure che in parte lo invidio. Sinceramente io non ho le sue stesse convinzioni e anche per questo credo che la mia vita sia molto più difficile della sua, certo non sono alla disperazione del bianco, ma, aihmè, mi sento molto più vicino a lui. E la sofferenza del volto di Jones mi ha colpito molto di più.

    Tutto qui.

    Comunque sono un insieme di dialoghi importanti sui quali si deve riflettere; io ricordo di aver letto più volte alcune pagine perchè valeva davvero la pena soffermacisi un attimo ancora e vederli scorrere ora in un film in così rapida successione e senza un secondo per rifletterci non è assolutamente la stessa cosa che leggerli. Chiudo con una banalità esagerata: è un film da sconsigliare assolutamente a chi non ha ancora letto il libro, e su questo credo sarai d’accordo con me.

    Un caro saluto

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  47. Avatar Mattia
    Mattia

    @Illex
    sai quando ho letto il tuo post ho pensato a quella storiella del tizio che aveva due mucche una bianca e una nera e quando gli chiedevano qualcosa sui due animali rispondeva sempre riferendosi solo alla bianca e alla domanda ” ma la nera” lui rispondeva ” sì anche la nera” scherzi a parte concordo con te , è un’ opera teatrale ma soprattutto è un libro perchè è il solo mezzo che ti consente di riflettere sui dialoghi
    grazie dell’attenzione
    Ciao

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  48. Avatar illex
    illex

    Si Mattia hai ragione,
    io ho parlato solo della mucca bianca, però ho anche cercato di motivarti il mio schieramento lasciandoti immaginare, in parte, i tormenti che possono esserci dietro tale scelta di campo; ora però, se la pensi diversamente, sarebbe bello che dicessi qualcosa di tuo, mi piacerebbe sapere come la vedi, altrimenti, alla fine, è come se fossi tu a temere quello che afferma il bianco.

    E sono sicuro che così non è.

    Ciao

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  49. Avatar Mattia
    Mattia

    @Illex
    certo che temo ciò che dice il Bianco. Temo il suo nichilismo estremo, temo che il mondo ne possa essere contagiato, temo la sua dichiarata mancanza d’amore verso il prossimo, la sua attesa di vivere nel nulla ed il Nero alla fine teme che Dio ci abbandoni alla nostra distruzione tanto che si dispera perché Dio stesso ha dato le parole giuste al Bianco e non a lui . Un fantastico scambio intellettuale dove é per me impossibile identificare un vincitore, tale è la forza delle argomentazioni dell’uno e dell’altro. Tutto ciò che mi resta è rimanere avvinghiato alle mie convinzioni ed alla speranza che esse mi infondono.
    Ciao e grazie a te

    "Mi piace"

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