
Non ci si accorge che i morti se ne vanno, una volta che hanno deciso di partire. Non è previsto. Al massimo li si avverte come un sussurro o come l’onda di un sussurro che si placa piano piano. Lo paragonerei a una donna in fondo a una sala conferenza o a un teatro, che nessuno nota finché non sgattaiola fuori. E anche allora, solo quelli più vicini alla porta, come nonna Lynn, ci fanno caso, per gli altri è come una brezza inspiegabile in una stanza chiusa.
Susie ha 14 anni quando viene violentata e assassinata da un vicino di casa, un serial killer che si scopre aver ucciso già molte volte. Il corpo di Susie non verrà mai trovato, né l’assassino mai catturato, e la famiglia _il padre, la madre, la sorella minore Lindsey e il fratellino Buckley_ non riescono a darsene pace. Ma Susie è ancora vicino a loro, anche se in modo diverso: li guarda dal suo Cielo, un luogo davvero speciale dove vanno le persone dopo la morte:
Quando entrai in Cielo, all’inizio pensai che tutti vedessero quello che vedevo io. Pensai che nel Cielo di tutti ci fossero porte da calcio in lontananza e donne possenti che lanciavano pesi e giavellotti, che tutti i palazzi fossero identici ai licei dei sobborghi del Nord-est, costruiti negli anni Sessanta: edifici larghi e tozzi sparsi in un panorama tristissimo di lotti di terreno sabbioso, con aggetti e spazi aperti che dovevano farli sembrare moderni.
Nei nostri rispettivi Cieli ci avevano regalato i nostri sogni più semplici.
E così nel Cielo di Susie la scuola non ha insegnanti, l’unica materia di studio è disegno artistico, e Vogue è il libro di testo; la sua casa in Cielo è su tanti piani, con balconi e bovindi, e un gazebo in giardino; e capita anche di incontrare il nonno e di ballare con lui in una danza senza fine.
Il divertimento principale, nel Cielo, è guardare giù sulla Terra: il padre che quasi impazzisce di dolore, ma sopravvive riversando il suo amore sui due figli superstiti; la madre che invece non ce la fa e si allontana dalla famiglia, diretta verso i vigneti californiani; il piccolo Buckley che cresce gravato dal peso dell’amore del e per il padre, e trova una consolazione nel giardinaggio; e soprattutto la sorella Lindsey, di un solo anno più giovane che diventa la donna che Susie non sarà mai.
Nonostante il tema, il libro _pubblicato nel 2002 da e/o_ non è triste, anzi, è molto dolce, a volte anche divertente, e molto consolatorio. L’ho riletto per la seconda volta dopo anni, e ho scoperto ieri per caso che ne hanno tratto un film, che uscirà fra poco.
*giuliaduepuntozero
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