Mario Balotelli e il ‘Ragazzo negro’ di Richard Wright

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Mario Balotelli e Wesley Sneijder

Il fatto che Mario Balotelli sia insultato in tutti gli stadi d’Italia è indubbiamente una questione di razza e razzismo.
Eppure in molti (per esempio il “capitano” della nazionale, il Ct della stessa e alcuni giornalisti, una parte del mondo politico) negano questa evidenza. Pensando a tutto ciò mi è tornato in mente un famoso libro di Richard Wright (nella foto qui sotto), Ragazzo Negro (Einaudi), pubblicato nel 1945 (Black Boy, Harper and Brothers Publishers), nel 1948 in Italia. Un libro autobiografico, racconta, da dentro, in prima persona, l’esperienza di vita nel sud degli Stati Uniti (Mississippi), negli anni 30 e 40, di un ragazzo di colore (appunto).
Ovviamente le circostanze sono molto diverse. Le persone di colore negli Stati Uniti vivevano in una situazione di vera “apartheid” e il protagonista narratore era povero. Mario invece è ricco e famoso e una buona parte del paese in cui vive e del quale è cittadino non è razzista e non è ostile.
Richard WrightPerò quel libro aveva il merito – tra gli altri – di rendere esplicito e dettagliato cosa significasse nel quotidiano l’espressione “questione razziale”.
Questione che in effetti tutti negli Stati Uniti avevano ben presente, se pure da punti di vista differenti.
Come ha ricordato anche Michele Serra sabato su La Repubblica, sembra invece che in Italia una parte del paese rifiuti di ammettere che esiste una questione razziale. Nega che una parte della società e della politica italiana sia pregiudizialmente e per motivi razziali radicalmente ostile (disposta all’occorrenza a usare la violenza) nei confronti di alcune categorie di stranieri, in particolare di quelli di pelle nera (o di etnia Roma o Sinti). Certo ci sono anche altri fili (per esempio economici, come si vede a Rosarno dove sono annodati tutti i fili possibili) che compongono il nodo, ma quello della razza è il problema centrale.

Nel caso di Mario Balotelli, lo scandalo per il razzista-tipo nostrano è accentuato dal fatto che Mario è italiano (l’altro nome di Mario è Barwuah) oltre che ricco e un po’ strafottente. Non a caso l’insulto preferito che gli arriva dalle curve degli stadi è proprio riferito all’impossibilità di essere contemporanemente “negro” e italiano.
Eppure, in troppi sembrano non vedere di cosa è fatto il nodo. Di cosa fosse fatto lo sapeva bene invece, da bianco nel sud degli Usa (anche lui Mississippi), William Faulkner: basta leggere i suoi impareggiabili romanzi e racconti: in ogni singola pagina il rapporto forte e terribile fra il nero e il bianco si dispiega davanti al lettore, con i confronti, le ambivalenze, i suoni delle parole, gli scoppi di violenza, anche gli affetti, a volte.
Ovviamente di narrativa sul confronto razziale ne esiste molta, molta ancora: per esempio quella sudafricana, con Nadine Gordimer (bianca), o, ancora negli Usa, Ralph Ellison (nero), con il suo Uomo Invisibile.

Il punto è come possa avvenire che dopo tante riflessioni creative, nel pieno di una trasformazione senza precedenti della demografia mondiale, ci sia una parte del paese, che passa per avveduta e responsabile, che non vuole guardare dritto negli occhi e chiamare per nome quel che succede.

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19 risposte a “Mario Balotelli e il ‘Ragazzo negro’ di Richard Wright”

  1. mmm… non potrebbe esser dovuto ad un insoddisfazione della massa che vede nella persona che si distingue un capro espiatorio per colmare uno stato mancato benessere psichico o psico-fisico?

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  2. Come calabrese e come tifosa interista mi sento doppiamente sollecitata da questo post.
    In Italia esiste una questione razziale e negarlo sarebbe come nascondere la testa sotto la sabbia .
    Certo che la “spavalderia” di Balotelli, con i suoi atteggiamenti da guascone che non vanno a braccetto con quell’umiltà che spesso fa grande un campione , non facilita il feeling col pubblico, però mai si dovrebbe ricorrere ad espressioni sprezzanti che abbiano a che fare con il colore della pelle o con la razza che, sappiamo bene, è una sola , quella umana.
    La storia di Balotelli però è particolare… magari il lato psicologico/ personale è determinante e ,da qui , forse il suo essere ( o apparire) strafottente…ma i cori razzisti fanno schifo lo stesso e non capisco perché non interrompere le partite appena se ne intona uno.

    I fatti di Rosarno sono di una contraddizione allarmante.
    Reduce dalla lettura di”The dome “di Stephen King mi sento di fare dei paragoni tra Chester’s Mill, location del romanzo, e Rosarno…chissà se anche a Rosarno c’è ( stato) un Big Jim Rennie – un capo ‘ndrangheta- che ha sfruttato una situazione di disagio serpeggiante a suo favore. Poveri ghanesi (ricorre, il Ghana) costretti a lavorare in modo bestiale e a vivere peggio…la raccolta degli agrumi, il deprezzamento di questi ultimi (chi e come si determina ,poi, il prezzo di questi frutti? cui prodest?),la guerra tra poveri ( soprattutto di spirito), la mancanza di un vero senso civico purtroppo abbastanza diffuso nel sud – non posso negarlo , vivendolo in prima persona- che è teso spesso al pietismo e all’assistenzialismo e che ineluttabilmente, se pompato a dovere, porta alla violenza più stupida .
    In questi giorni ci sarà certamente qualche cittadino di Rosarno che si dirà, come Julia, una delle protagoniste di The Dome: “…Non riesco a credere a quello che abbiamo fatto… ” e anche “…Noi siamo i responsabili delle nostre azioni…” E quando Barbie, un altro dei protagonisti, tenta di attribuire tutta la responsabilità a Big Jim Rennie, sempre lei gli risponde: “Ma chi lo ha eletto? Chi gli ha consegnato il potere ?…”.
    Non si scampa, non c’è assoluzione : siamo tutti responsabili, almeno correi, del mostro che alberga in tutti noi.
    Non possiamo comportarci come bestie, come alieni, con i nostri simili , facendo prove tecniche di nazifascismo, perché sarebbe come prendere le distanze dalla nostra umanità . Non possiamo non provare vergogna per quello che lì è accaduto e sta accadendo.
    Atei, agnostici, religiosi, dobbiamo ammettere che quello che è avvenuto è “peccato” perché contravviene all’unico comandamento che sento come tale : “ Ama il prossimo tuo come te stesso” , che è anche l’unico vero modo di essere rivoluzionari.

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  3. povera, povera baby…
    calabrese e anche interista 😉

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  4. Beh Salvo,
    nessuno è perfetto 😦

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  5. Sentire parlare in questi giorni della questione di Balotelli, nonché della Coppa d’Africa e disgrazie collegate, mi ha ispirato l’inizio della lettura de *L’inattesa piega degli eventi* di Enrico Brizzi, di cui però non voglio anticiparvi nulla, perché voglio dedicarci un post ad hoc, ne vale la pena.
    C’entra ovviamente il calcio, l’Africa, questioni razziali, però in un immaginario 1960 in cui Mussolini si è schierato contro Hitler e ha portato l’Italia a vincere la Guerra e a dominare il Mediterraneo.

    *giuliaduepuntozero

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  6. faccio la voce fuori dal coro ricordando una cosa da cui non si può prescindere:

    la maleducazione è comunque maleducazione, la strafottenza è comunque strafottenza.

    che uno sia nero, bianco, giallo, rosso alcuni atteggiamenti non sono accettabili.

    se li accettassi o li giustificassi verrei meno ad uno dei miei punti fermi esistenziali: non esiste il diverso, esistono solo tante identità distinte ciascuna delle quali ha uguale dignità.

    il povero balottelli in realtà è vittima di se stessa. vive in un mondo truffaldino che ha senz’altro accentuato i problemi di carattere che lui ha (mia suocera mi diceva che ha un’amica che frequenta la famiglia balotelli e che il ragazzo è difficile da sempre, ma i soldi fanno gola a tutti per cui ….).

    seedorf (mi scuso se scrivo male i nomi, ma non seguo il mondo del calcio se non indirettamente: a casa mia ci son due milanisti e uno juventino) non subisce cori così come tanti altri giocatori di colore.

    altra cosa è rosarno e la vergognosa tendenza, sempre più diffusa nel nostro paese, ad additare il “diverso” (ricordo clochard che vengono carbonizzati, omosessuali che vengono picchiati, ecc.). ma a rosarno ci sono implicazioni che vanno al di là del colore di quei poveracci che vengono sfruttati. ah che bello sarebbe vedere qualche politico che ne occupa o che fa della dignità dell’uomo e delle sue condizioni di lavoro il suo vessillo! utopia!

    d’altra parte viviamo in un paese che di civile ha oramai poco e con una classe politica che ha fatto dei discorsi grezzi da bar programmi di governo!

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  7. ah capperi dimenticavo una cosa.

    ringrazio luiginter e credo anche giuliadue che hanno parlato recentemente della bellezza del linro la piazza del diamante della rodoreta.

    GRAZIEEEEEEEEEEEEEEEEEE. è un libro folgorazione. veramente unico.

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  8. Premetto che non seguo il calcio, non capisco nulla di calcio, non ho idea di chi sia questo Balotelli ma mi pare di aver capito si tratti di un giocatore di calcio nero che spesso viene apostrofato in campo con epiteti che fanno pesante riferimento al colore della sua pelle. Sbaglio?

    Ora.
    Posso capire e anche concordare con affermazioni del tipo “la maleducazione è comunque maleducazione, la strafottenza è comunque strafottenza” e che “non esiste il diverso, esistono solo tante identità distinte ciascuna delle quali ha uguale dignità.”.

    Resta il fatto che — non sempre, per fortuna, ma ahinoi sin troppo spesso, per i miei gusti — quando si tratta di criticare ed esprimere il proprio dissenso nei confronti di un qualsiasi professionista di una qualsiasi disciplina che non ha eguale colore di pelle di colui o colei che critica lo si attacca non sul merito ma seguendo l’inquietante scorciatoia del “negro” o “muso giallo” etc. etc. le variazioni sul tema possono essere molte.

    E questo, è inutile girarci attorno, io lo definisco razzismo.

    Questo Balottelli gioca male? Si entri nel merito del perchè e del percome gioca male.
    E’ un gran maleducato? Glielo si sbatta in faccia. Lo si sanzioni (se ci sono gli estremi per farlo) entrando nel merito.
    …Ma attaccarsi al colore della sua pelle, eh… oltre che essere una cosa meschina dimostra anche poca capacità critica e dialettica.

    Allo stesso modo, troppo spesso quando si dissente da quel che dice o fa una donna non la si attacca nel merito di quel che dice o fa, ma si segue la becera scorciatoia dell’attaccarla in quanto donna e nel suo modo di essere donna.

    Tutte le volte che questo avviene, siamo di fronte a sessismo.

    Il ragionamento secondo il quale “che uno sia nero, bianco, giallo, rosso alcuni atteggiamenti non sono accettabili.
    se li accettassi o li giustificassi verrei meno ad uno dei miei punti fermi esistenziali: non esiste il diverso, esistono solo tante identità distinte ciascuna delle quali ha uguale dignità.”
    lo trovo certamente condivisibile ma anche molto pericoloso perchè nasconde una trappola.

    Quella di permettere a molti di utilizzare il non riconoscimento del diritto di esistenza della specificità come alibi per esercitare impunemente l’attacco alla diversità.

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  9. maria matera :

    la maleducazione è comunque maleducazione, la strafottenza è comunque strafottenza.

    che uno sia nero, bianco, giallo, rosso alcuni atteggiamenti non sono accettabili.

    Eh Maria, dici esattamente le cose che dicono coloro che giustificano gli insulti a Balotelli.
    Lo noto senza intento polemico.
    Molto semplicemente, prova a pensare a altri giocatori altrettanto strafottenti, o, come dici tu, “maleducati”: il mondo del calcio è pieno di elementi di questo tipo, eppure non vengono insultati continuamente e con l’accanimento riservato a Balotelli, e non vengono insultati con il linguaggio tipico del razzismo.
    Il linguaggio è importante, le parole sono decisive: scegliere slogan come “non esiste un negro italiano” è molto indicativo dell’abito mentale di chi lo usa; e rivela la natura razziale di questa ostilità.
    Il fatto è: agli occhi di questa cultura Balotelli è un nero che non sta al “suo” posto; si sente italiano, parla in bresciano, vuole andare in nazionale; si comporta da sbruffone, come un qualsiasi calciatore della sua età diventato ricco. A lui, nero, questo non viene perdonato.
    Se non è parte di una questione razziale questo atteggiamento, di cosa altro fa parte?

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  10. Poi, per continuare il discorso di luiginter, se uno è straffotente gli si dice
    ” Sei uno strafottente” e non ” Sei un negro”. Elevando alquanto il tono dei miseri fatti, si tratta di un uso dell’ argomento ” ad personam” in un dibattito.
    Se qualcuno dice qualcosa che non condivido, invece di ribattere nel merito, attacco la sua persona.
    Un po’ come ( cito a caso…) dire ad una donna con cui non si è d’ accordo :
    ” Non sei bella”.
    In ultima analisi, una incapacità pericolosa di dibattere idee ed uno scivolamento verso quelle viscere dove convivono le istanze più irrefrenabili.
    Ciò detto, è giusto richiamare quei libri che hanno trattato il tema del razzismo ( e ” Ragazzo negro” lo ricordo ancora nell’ edizione degli Oscar Mondadori) ma credo che il problema sarebbe fare in modo che chi grida ” negro” voglia leggerli, quei libri.

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  11. @ Silvana
    Non te la sarai presa?
    Condivido il tuo intervento, sia su Balotelli che su Rosarno, e mi è garbato molto che tu abbia usato l’arma della tua recente lettura per fare un’analisi di quei terribili fatti 🙂
    Ciao.

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  12. eheheheh, lo sapevo che avreste contrabattuto così.

    io ho alcuni convincimenti e alcune battaglie che da anni porto avanti (nella vita quotidiana e a tutti i livelli difendendo le minoranze di tutti i tipi).

    mi batto quotidianamento con l’abbattimento del concetto di “diverso”. quando parli di diverso, è perchè hai in mente che esiste un “uguale” che è un punto di riferimento-linea di confine.

    non sono come quelli che giustificano gli insulti! sono come quelli che dicono “esiste un problema culturale che vede nel diverso il nemico e allora: abbattiamo il concetto di diverso”.

    e allora, io che sono sempre dalla parte delle minoranze, non vedo balottelli come un giocatore nero, ma come un giocatore dal comportamento poco corretto esattamente come quei bulletti da 4 soldi, italiani e bianchi, che vedo in metrò.

    e, attenzione, non affermo affatto: ehi nero, comportati bene e vedrai che sarai accettato dalla società!

    affermo: ehi ragazzo, fai attenzione a non sprecare il tuo talento sportivo perchè non ti sei accorto che ti stanno sfruttando a dovere.

    ovvio che poi vedere il sindaco, ignorante e maleducato, di verona che dice a balotelli che deve chiedere scusa ai veronesi, mi fa venire l’orticaria.

    però, porca di una miseria, mi aspetterei sommosse popolare per le oscenità sociali e culturali che stanno a facendo nel nord-est. gli striscioni razzisti a balottelli sono il frutto di quel tipo di cultura e di scelte politiche pesantissime, su cui, stufi di una classe politica debosciata sia da una parte che dall’altra, oramai si passa sopra.

    dopo di che: l’italia è un paese razzista? certo che è un paese razzista, come tutti i paesi dove vige l’ignoranza, la maleducazione e la superficialità.

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  13. Per non dar adito a fraintendimenti, basterebbe dunque stabilire chiaramente di chi e di cosa si sta parlando e magari (perché no?) provare a fare dei distinguo.

    ** Se si parla di questo Balottelli, che da tutti qui unanimamente (così almeno mi pare) viene descritto come un gran maleducato e strafottente e insopportabile, auspicherei si dicesse: “ragazzo caro, datti una calmata e piantala di fare lo strafottente e il maleducato, ché non ti si può proprio sopportare”

    ** Se si parla invece di chi lo critica e lo attacca, auspicherei che queste persone si esprimessero in termini del tipo: “ti critico su come meni i calci al pallone, sulla poca dimestichezza che ostenti di intrattenere con il galateo, e ti invito a riflettere sul fatto che forse non basta esser bello e in mutande e tirar quattro calci a una palla per conquistare il diritto all’invulnerabilità”.

    Dunque ripeto (abbiate pazienza): chi questo signore lo attacca attaccandosi al colore della pelle è razzista e basta.

    Qualunque altro ragionamento di “si, ma, però, bisogna considerare che…” se pure non intenzionato ad agevolare, di sicuro ottiene più o meno consapevolmente il risultato di legittimare comportamenti razzisti.

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  14. @ Salvo
    sì : arrabbiata ,indignata, ferita, amareggiata, incupita da questi tristi tempi.
    L’Italia, o, meglio, molti italiani, sono razzisti e i fatti di Rosarno , dove i braccianti ghanesi sono , erano, l’anello più fragile di una catena di sfruttamento, che si riversa (va) su di loro, si possono inserire in questa deriva , oltre che nel terribile degrado in cui versa la regione Calabria (pensa alla storia, annosa, della nave spiaggiata Jolly rosso e alle tante navi dei veleni) .. )e poi il clima generale di impotenza, di rabbia, la voglia di non capire che respiro intorno a me….mi sento boccheggiante come un pesce che viene tolto dal suo elemento naturale.
    Ieri, durante un incontro didattico con le mie colleghe, volevo affrontare questo problema ma sono stata subito zittita e, qualcuna di loro, ha affermato, con convinzione, che i rosarnesi hanno fatto bene a sparare ( in fondo erano “solo” pallini e loro, i ragazzi neri, erano diventati davvero troppi….).
    Senz’altro conoscerai questa poesia, impropriamente attribuita a Bertold Brech, che recita :

    Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
    e fui contento, perché rubacchiavano.

    Poi vennero a prendere gli ebrei
    e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.

    Poi vennero a prendere gli omosessuali,
    e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.

    Poi vennero a prendere i comunisti,
    ed io non dissi niente, perché non ero comunista.

    Un giorno vennero a prendere me,
    e non c’era rimasto nessuno a protestare.

    Ebbene, Salvo, mi sembra di rivivere quei tempi cupi.
    Ciao.

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  15. Aggiungo a quanto detto nel post e nei commenti, che a me Balotelli è pure simpatico; ed è un fuoriclasse. Però a questo proposito sono di parte.
    Le riflessioni che invece ho fatto nel post e nei commenti le farei persino se Mario indossasse una maglia bianconera, pensate un po’ quanto sono convinto delle cose che ho detto 🙂

    ciao ciao

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  16. Silvana, se quoto faccio pasticci. Allora lo scrivo: ti quoto da L’Italia a naturale.

    Sono tua confinante, e i dolori della tua terra martoriata sono miei, uno dei tuoi mari è anche mio, i tuoi veleni li respiro e mangio anch’io. La tua terra è fatta di mille contrasti, bellezza mozzafiato e bruttezza avvilente, malavita asfissiante e coscienza civile fortissima, anche se di pochi. Preferisco, però, la coscienza vera di pochi al finto politically correct dei giorni nostri.
    Ken Saro Wiwa era uno scrittore nigeriano schierato contro la devastazione provocata sulla sua terra dalle estrazioni petrolifere. Fu impiccato insieme ad altri 8 attivisti.
    Questo fu il suo testamento:
    “Signor Presidente, tutti noi siamo di fronte alla Storia. Io sono un uomo di pace, di idee. Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo che vive su una terra molto generosa di risorse; provo rabbia per la devastazione di questa terra; provo fretta di ottenere che il mio popolo riconquisti il suo diritto alla vita e a una vita decente”.

    Provo le stesse emozioni nei confronti delle nostre terre, dolore per la loro devastazione, rabbia per il loro abbruttitmento, paura che non cambieranno mai.

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  17. @ Anto
    Grazie .
    Ricordo Ken Saro Wiwa e le informazioni che tu ci avevi dato sul suo libro “Sozaboy”, citato da Saviano nella trasmissione di Fazio dell’11 novembre scorso.

    Le parole del suo testamento, davvero universali , sono coerenti con lo stato d’animo mio e di molti miei corregionali.

    In “Calabria in fuga” ( un articolo pubblicato su La gazzetta del sud nel 1958) Corrado Alvaro scriveva che :
    “La fuga è, dunque, oggi, il tema della vita calabrese. Lo è sempre stato in qualche modo, ma oggi si ha l’impressione d’una primitiva tribù che abbandona una terra inospite. E ciò è tanto più crudele in quanto la loro terra è bella. Ho sentito dire da molti stranieri che è una delle più belle d’Italia. Io non lo so perché l’amo. Ma so che si fugge e si rimpiange con la sua pena; si torna e si vuole fuggire: come con la casa paterna dove il pane non basta “.

    Sono passati più di 50 anni e non è cambiato nulla. Siamo “prigionieri” di una terra che non abbiamo saputo amare, che abbiamo maltrattata vergognosamente… la forza centripeta e centrifuga sono pari e noi ci sentiamo dilaniati, intrappolati dall’impossibilità sia di restare che di andare via per sempre, con addosso tutto il dolore al quale accenni tu : la paura che non cambieremo mai, anzi.

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  18. Non vorrei deviare dal tema proposto da Luiginter, ma l’argomento terra devastata, abisso nell’animo di chi la abita, fuga, è immenso. Racchiude tutto il meridione d’Italia. E in questo ci sono enormi affinità con l’Africa.
    Tu hai ricordato Corrado Alvaro. Io ricordo Corrado Stajano, e il suo libro Africo.
    Ad Africo ho trascorso le vacanze qualche anno fa, in un mare stupendo, alle spalle le strade che portano sull’Aspromonte. Qualcuno ha mai provato ad immergersi nel verde calabrese? E poi a sbucare sul mare? E’ un gioco con la natura, un rincorrersi di colori, odori, nei quali puoi solo immergerti e farti natura anche tu.
    Poi sbuchi ad Africo. Paese del nulla, come tanti paesi meridionali, dove il legame con la comunità è dato da una serie di stranianti centri commerciali. Che ne è stato delle nostre radici, chi o cosa le ha così brutalmente tranciate?
    E non è forse questa una domanda comune a noi e ai vari Balotelli in circolazione nel mondo, quello fortunato che fa il gradasso, e quello con le mani sporche di terra e le navi dei veleni nei suoi mari.
    Che si prova quando si passeggia per uno dei tanti fortunati paesi con l’asilo modello, che non è stato costruito sui rifiuti tossici, il verde curato, il parco giochi intatto? Che si prova quando si vede un mare mille volte più brutto, ma pieno di turisti, alberghi, lavoro? E che si prova quando poi si torna ad Africo?
    Eppure proprio in quella zona trovavo le coscienze a cui accennavo. Ovunque si vendevano libri dal messaggio fortissimo. Uno per tutti: Cinque anarchici del sud.

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  19. cara gabriella,

    il problema dei blog è che è fatto di parole e non di fatti.

    se ci conoscessimo personalmente non ci sarebbe alcun fraintendimento perchè è la vita quotidiana di ciascuno di noi che determina se uno è razzista, se non lo è, se è tollerante, se è educato, se ci mette la faccia ogni volta che discute e non passa sopra alle cose, se usa anche per scherzare il termine “terrone”, se si rivolge ad un adulto nero dandogli del lei o del tu, ecc.

    e la mia vita quotidiana è fatta di prime linee non sempre, come dire, facili soprattutto quando ti scontri con i pregiudizi di tanti e cerchi di agire cercando di andare al di là dei luoghi comuni perchè se parli per luoghi comuni la gente non ti ascolta, se parli appellandoti al loro cuore, magari sì.

    io poi i calciatori non li posso vedere perchè neri, bianchi, rossi, gialli o multicolore guadagnano tanti di quei soldi da sfamare l’intera popolazione di haiti (tanto per fare un esempio).

    di conseguenza sono molto meno sensibile ai cori razzisti/ignoranti rivolti a balotelli rispetto alle condizioni di lavoro/schiavitù di tanti immigrati che non solo si prendono del “negro torna al tuo paese”, ma prendono pure poche lire per tante ore di lavoro.

    insomma mi ha colpito più rosarno che balotelli, mi colpisce di più la gelmini che vuole mettere un tetto massimo di bambini immigrati per classe, mi colpisce di più la difesa della sacrosantità dei crocefissi nelle classi (in un paese che di morale e cattolico non ha più nulla), mi colpisce il divieto di preghiera dei musulmani in certi luoghi italiani, mi colpisce la notizia che un legista vuole vietare la lettura nelle scuole del diario di anna frank perchè osceno, ecc.

    questo vuol dire che sono poco sensibile e forse anche un pò razzista? non so, vedete voi …..

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