
Era da tanti anni che non leggevo un libro di Banana Yoshimoto, veramente da secoli. Il Giappone è Paese che mi attira parecchio, ma negli ultimi tempi mi sono limitata a qualche libro di Haruki Murakami, a quelli di Amelie Nothomb ambientati in Giappone, a qualche film.
Invece qualche tempo fa, in una delle mie spedizioni al Libraccio, mi è caduto l’occhio sulla parte di scaffale riservata alla scrittrice giapponese _parecchio rifornita come numero di titoli, fra l’altro_ e sono tornata a casa con *Presagio triste* e *Il coperchio del mare*, entrambi editi da Feltrinelli, come tutti i suoi titoli.
Cavolo, mi mancava proprio.
Con quelle descrizioni di un mondo così lontano dal nostro, con quelle vicende che in molti casi rasentono il surreale e l’irreale, quella vena nostalgica e melanconica che pervade tutte le pagine, ma nel contempo con una nota di speranza _o rassegnazione_ che sembra quasi scontata, fatalistica.
Fra i due, ho preferito *Presagio triste*, la storia di Yayoi, ragazza diciannovenne, che vive col fratello Tetsuo in una famiglia felice e perfetta. Però non ha nessun ricordo del suo passato, in compenso sembra avere dei poteri paranormali. Ha anche una zia un po’ stramba nella cui casa si rifugia Yayoi, alla ricerca della verità sulla sua vita.

Bello anche *Il coperchio del mare*, ma tanto triste, la storia dell’amicizia fra una giovane donna e una ragazzina. Mari decide di aprire un chioschetto di granite sulla spiaggia di Izu, paesino di mare su un’isola nonostante le grandi difficoltà nell’aprire un’attività in una regione che si sta spopolando. Durante le vacanze estive viene raggiunta da Hajime, la figlia di un’amica della madre, che attraversa un momento difficile dovuto alla morte della nonna. Il romanzo _breve, come tutti quelli della Yoshimoto_ narra l’estate delle due protagoniste, i loro sogni, le loro malinconie, la loro dolce amicizia.
*giuliaduepuntozero
Rispondi